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#AmericanDemo – Usa 2020, perché la Warren è la giusta sfidante di Trump

Alla fine è arrivato il sorpasso di Elizabeth Warren su Joe Biden. La media dei sondaggi fatta da RealClearPolitics le dà un risicatissimo vantaggio +0.2, ma è un comunque un segnale politico importante. Innanzitutto significa che la vera sfidante dell’ex vicepresidente americano sarà lei.

Bernie Sanders sta attraversando infatti un periodo molto difficile. Recentemente ha avuto seri problemi personali (di salute e un grave lutto in famiglia), ma soprattutto sembra non avere più quella forza e quel linguaggio in grado di mobilitare migliaia di persone come nel 2016. I sondaggi lo danno in calo costante da maggio e oggi avrebbe il sostegno del 15% degli elettori delle primarie democratiche. Anche Joe Biden è dato in calo, dal 41% di maggio oggi avrebbe il 26,4%. Elizabeth Warren invece da aprile ha visto crescere il suo consenso gradualmente e costantemente, tanto che oggi avrebbe il 26,6% su base nazionale e vincerebbe nei primi due Stati (Iowa e New Hampshire) in cui si svolge la competizione democratica.

Sarà dunque Elizabeth Warren a sfidare Trump alle elezioni del 2020? Difficile da pronosticare al momento, sia per il sistema di scelta del candidato presidenziale in un sistema misto di primarie e caucus, sia per le tipologie dell’elettorato democratico. Fatto sta che Elizabeth Warren da fine agosto sta vivendo il suo momentum, sta acquistando sempre più credibilità e consistenza. Già a fine luglio in una ricerca del Pew Research Center era considerata dall’80% dell’elettorato democratico la miglior seconda scelta, mentre Biden era fermo al 53% e Sanders addirittura al 47%: questo significa che mentre gli elettori di Biden e di Sanders difficilmente voterebbere per l’altro candidato, la Warren potrebbe invece rappresentare un punto di sintesi unitaria. Inoltre c’è un fattore non secondario: la forza della senatrice del Massachussets è l’unica con un programma elettorale dettagliatissimo su scuola, sanità, tasse, difesa dei consumatori e crisi climatica. Il suo slogan è infatti Warren has a plan for that. Questo elemento esce fuori dalla stessa ricerca del Pew Research center citata prima: dei tre fattori per la scelta del candidato (eleggibilità, carattere personale, politica) le idee politiche della Warren sono considerate l’elemento più forte.

Cosa manca ancora alla Warren per assicurarsi la vittoria alle primarie democratiche?

1. conquistare l’elettorato democratico più moderato: la senatrice è molto apprezzata dagli elettori liberal meno da quelli più centristi (anche se il suo gradimento è raddoppiato negli ultimi due mesi).

2. conquistare gli elettori che non hanno un diploma di college sia perché rappresentano la vera costituency di Biden e di Sanders, sia perché la pluralità degli votanti democratici sono elettori bianchi senza un diploma di college.

3. crescere il consenso nell’elettorato non bianco: da sempre la Warren ha poco sostegno dalle minoranze etniche, e soprattutto dalla componente afro-americana (seppur anche qui il suo consenso sia raddoppiato negli ultimi due mesi).

4 conquistare gli elettori degli altri candidati presidenziali che non arriveranno alla fase finale: la pluralità delle posizione democratiche ha moltiplicato il numero delle candidature e necessariamente nei prossimi mesi il quadro dei candidati si ridurrà notevolmente. La Warren sembra aver qualche chance in più nel raccogliere istanze legate a queste candidature, come ad esempio dimostrerebbe il travaso di consenso dalla Harris a lei in questo ultimo periodo.

La corsa è ancora lunga, ma già nelle prossime settimane vedremo se Elizabeth Warren sarà in grado di trasformarsi nella candidata da battere e nella sfidante di Trump.

Fonti:
www.realclearpolitics.com
fivethirtyeight.com
www.vanityfair.com

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