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Tutte le ansie della Cdu per i nuovi dazi di Trump all’Europa

La Germania è il Paese europeo più danneggiato dal nuovi dazi di Donald Trump al vecchio continente. Lo scrive in un paper ad hoc il Consiglio economico della Cdu, perimetrando le possibii perdite in circa due miliardi di euro e chiamando in causa Bruxelles al fine di riequilibrare la partita. Ma non è solo una questione di prodotti o di frontiere.

DAZI

Punto di partenza Airbus. Gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato multe salatissime al produttore di aeromobili. Per queste importazioni infatti il prossimo 18 ottobre verrà applicato un supplemento del 10% per molti altri prodotti come formaggio, vino, burro, olio d’oliva mentre al caffè sarà applicata una penalità del 25%. Su queste basi il Consiglio economico del partito merkeliano chiede un riorientamento delle relazioni transatlantiche. E osserva: “L’Ue dovrebbe essere pronta a negoziare le proprie concessioni, mostrando sia la volontà di cooperare sia un chiaro atteggiamento nei confronti di un commercio equo e libero. Non dobbiamo lasciarci spingere nella spirale del protezionismo, perché poi ci saranno possibili guadagni a breve termine ma anche perdite a lungo termine”.

E’la ragione per cui propone che Berlino e Bruxelles in coppia provvedano a far rispettare il loro ordine economico liberale alla stessa distanza dalle maggiori potenze (ovvero Usa e Cina): ” Per trovare soluzioni all’attuale tensione tra Stati Uniti e Cina, è urgentemente necessaria una definizione attiva della politica commerciale internazionale”.

SCENARI

L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) aveva precedentemente pubblicato la sentenza a favore delle tariffe punitive statunitensi per i sussidi europei ad Airbus: in questo modo gli Usa possono zavorrare di sette miliardi annui i beni europei in ingresso. “È una grande vittoria per gli Stati Uniti”, ha detto pochi giorni fa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Ma la questione, anche da sponda tedesca, è intrecciata ad altri dossier sull’asse Washington-Berlino, che sono ancora in ballo e di cui nessuno sa se e in che modo potranno avere una qualche influenza. Sta di fatto che la Germania parte da una situazione di svantaggio dovuta alla mancata crescita del pil tedesco: negativo nel secondo trimestre, a causa della debolezza del settore manifatturiero sensibile agli scambi. E se anche la crescita del terzo trimestre si rivelasse negativa, l’economia sarà ufficialmente in recessione.

GAS & POLITICA

A 75 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, le relazioni Usa-Germania sono in una fase critica. In occasione della conferenza sul clima all’Onu della scorsa settimana, la Cancelliera Angela Merkel non ha avuto in agenda un incontro con il Presidente americano, nonostante il Wunderbar Together, il progetto del Ministero degli Esteri tedesco promosso per ricordare agli americani il legame tra i due Paesi (con una serie di eventi tematici e meeting).

Gli Usa inoltre vedono come fumo negli occhi il gasdotto Nord Stream 2. Una commissione del Senato degli Stati Uniti nel luglio scorso ha approvato un disegno di legge bper imporre sanzioni alle società e alle persone coinvolte nella costruzione del gasdotto dalla Russia alla Germania, con players come Gazprom, Shell, la tedesca Uniper e Wintershall, l’austriaca OMV e la francese Engie. L’amministrazione Trump ha dichiarato che il progetto rafforzerà la presa economica di Mosca sull’Europa, anche perché raddoppierà la capacità annuale dell’attuale gasdotto Nord Stream a 110 miliardi di metri cubi e rappresenterà oltre la metà delle esportazioni di gas in Russia dalla Russia verso l’Europa. Così Mosca potrà aggirare l’Ucraina con l’aiuto di Berlino.

twitter@FDepalo


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