L’approccio strategico alla sostenibilità è una prassi di introduzione relativamente recente. La stessa Enel, pur anticipando l’attuale tendenza del settore energetico mondiale a integrare gli obiettivi di sostenibilità nei piani industriali, ha intrapreso questo percorso solo a partire dal 2015. La parola sostenibilità è sinonimo di generazione di valore e si traduce in flussi di cassa meno volatili, maggiormente prevedibili e in costante crescita, nonché in una riduzione del costo del debito e in una minore rischiosità. Una formula che ha cominciato a funzionare solo in anni recenti, grazie allo sviluppo tecnologico e a una consapevolezza più profonda e diffusa di quanto siano rilevanti le tematiche ambientali, sociali e di governance nell’analisi di investimento.
Attenzione, quindi, a non cadere nell’inganno che il mondo finanziario abbia improvvisamente scoperto una vena da ente benefico. L’obiettivo primario della finanza è e resta quello la ricerca del profitto e, nel contesto corporate, il supporto alla strategia e al business aziendale. Pertanto, la sostenibilità è entrata nel perimetro di interesse della finanza dal momento in cui ha cominciato a tradursi in valore economico-finanziario emancipandosi da un approccio puramente sussidiato.
Ora, la questione diventa come riuscire a massimizzare la valorizzazione dei fattori ambientali, sociali e di governance. La crescita impetuosa del mercato dei green bond ha infatti senz’altro contribuito, anche in via prettamente segnaletica, a porre la questione della sostenibilità al centro del dibattito finanziario, rafforzando l’esigenza di rassicurare gli investitori, nella dovuta trasparenza, circa le scelte di impiego dei capitali. Esistono, tuttavia, ancora diversi ostacoli da superare.
Innanzitutto, non si rintraccia ancora una solida convenienza economica nell’emettere green bond rispetto a bond plain vanilla. Inoltre, è necessario trovare un compromesso accettabile per una reportistica integrata in grado di garantire sufficiente trasparenza a costi contenuti. Infine, occorre individuare soluzioni dedicate sulla base del livello di sostenibilità della strategia aziendale, distinguendo tra aziende che intendono sviluppare specifici progetti green, per le quali sono funzionali il ring fencing dello use of proceeds attraverso, ad esempio, green project bond, e quelle, come Enel, che invece puntano a una strategia interamente sostenibile (sono sostenibili più del 90% degli investimenti che genereranno più del 90% di Ebitda del Gruppo Enel per il periodo 2019-2021) e che pertanto richiedono un approccio di tipo general purpose e di strumenti più diversificabili.
In tal senso, la sfida di Enel è di coinvolgere la comunità finanziaria internazionale nel ponderare i fattori Esg in termini di allocazione del capitale, e stimolare, allo stesso tempo, le agenzie di rating ad adottare un approccio al credit rating di tipo più olistico, capace di integrare maggiormente i fattori di sostenibilità in modo da premiare i comportamenti virtuosi nel medio-lungo periodo attraverso un minore costo del capitale.
In questo scenario, Enel, anche attraverso un approccio alla finanza sempre più orientato alla sostenibilità, intende supportare adeguatamente, con strumenti e competenze specifiche, un preciso modello di creazione del valore basato su una visione a lungo termine che mira a sfruttare le opportunità della transizione energetica in tre aree principali: la decarbonizzazione della generazione, lo sviluppo delle infrastrutture e di nuove soluzioni di elettrificazione e urbanizzazione, e la digitalizzazione.
Un approccio strategico alla sostenibilità del business e una gestione strutturata della finanza sostenibile che stanno già producendo risultati importanti in termini di generazione di liquidità, in costante crescita e con bassa volatilità, e in chiave di maggiore prevedibilità e resilienza a condizioni di mercato variabili, come confermato dai risultati di utile netto in costante crescita (+40%), dal miglioramento del ritorno per gli azionisti (+75%) e dall’aumento della capitalizzazione di mercato (+94%). A ciò vanno aggiunti due ulteriori e importanti contributi: quello alla mitigazione del profilo di rischio di investimento, con un “ß” del titolo azionario Enel (che ne misura la volatilità) ridotto di oltre il 45% negli ultimi 6 mesi, e quello alla riduzione del costo complessivo del debito attraverso la ponderazione dei fattori di sostenibilità nelle metriche del credito.