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Debito pubblico, perché il “benign neglect” è una minaccia per il governo. Il commento di Pennisi

Benign Neglect è un’espressione che creò nel 1974, l’allora Segretario al Tesoro americano William (Bill per gli amici) Simon durante una cena tra amici in un ristorantino giapponese in quel di Connecticut Ave. NW di Washington. Si parlava del deprezzamento del dollaro sui mercati internazionali negli anni successivi alla fine del sistema monetario, quello definito a Bretton Woods. Simon disse che la posizione del governo era il Benign Neglect ossia “lo trascuriamo, ma benignamente”, ovvero “ce ne infischiamo, con benevolenza” o meglio ancora “ce ne freghiamo con il sorriso sulle labbra”.

Il Benign Neglect appare essere l’atteggiamento del governo Conte rispetto al debito pubblico. Nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, si ipotizza che grazie ad una leggera ripresa nel 2020 e nei due anni successivi ed al ribasso dello spread (a ragione agli “scambi di amorosi affetti”, per usare il linguaggio dannunziano, tra Italia ed Unione europea), un leggerissimo aumento del rapporto debito pubblico: Pil (già quasi al 135%) e una leggera riduzione nei due anni successivi. Sarebbe stato prudente fare almeno una semplice “analisi di reattività”, ossia del cambiamento dell’indicatore al variare di queste due ipotesi di base (crescita dell’economia pur se leggera, riduzione dello spread) o meglio, come è prassi delle agenzie di rating, adottare il cosiddetto “metodo di Montecarlo” ed effettuare un’analisi dei rischi di previsione con il calcolo delle probabilità. Il Benign Neglect (o più eloquentemente il ce ne freghiamo!) non ha mai portato bene a nessuno.

A mio avviso, lo scenario che si profila è differente da quello tratteggiato con serenità nell’aggiornamento del Documento di economia e finanza per determinanti sia internazionali sia interne. Sotto il profilo internazionale, si sta avvicinando una nuova recessione che potrebbe essere particolarmente grave in Europa. Sotto il profilo interno, le misure monetarie (Quantitave Easing) e di bilancio (80 miliardi l’anno, secondo le stime dell’Osservatorio sui conti pubblici pubblicate oggi 7 ottobre 2019) non sembrano avere effetto. C’è che dubitare che abbiano efficacia le poche misure delineate nei documenti di governo. Quindi, c’è da attendersi il prolungamento della stagnazione o il probabile scivolamento in recessione. In tal caso, il rapporto debito-Pil crescerebbe in misura significativa più del previsto, alimentando un aumento dello spread.

Fonti del governo e della maggioranza suggeriscono che occorre cogliere l’attimo fuggente di questi mesi a bassi tassi d’interesse, ed allungare le scadenze. Non è chiaro se si parli di debito in essere o di nuove emissioni. Nel primo caso, si tratterebbe di un default. Nel secondo, i mercati (il 30% delle nostre emissioni va a stranieri) richiederebbero più alti tassi di interesse. Tranne che non intervenga alla grande la Cina, come sussurra qualche sottosegretario M5S. Ma Pechino non è nota per fare beneficienza. Ed ancor meno per “scambi di amorosi affetti” con italiani nei guai.

Quindi, il Benign Neglect può diventare una “trappola per topi”. Per il governo.

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