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Europa, sviluppo e nuovo umanesimo. Italia Viva secondo Maria Elena Boschi

Quando inizia a parlare lei la sala del Cinema Adriano diventa silenziosa, i partecipanti alla presentazione romana del nuovo partito renziano, Italia Viva, alzano lo smartphone, la illuminano con i flash e iniziano a filmare. Maria Elena Boschi, che tutti chiamano affettuosamente Maria Elena, è la star della tappa romana del tour che porta Italia Viva, la novità politica del 2019, in giro per l’Italia. L’organizzatore della kermesse è Luciano Nobili che ha chiamato ad alternarsi sul palco anche Ettore Rosato e Roberto Giachetti.

“Italia Viva mette le persone al primo posto a iniziare dalla scuola fino alla tutela del lavoro. Ma soprattutto, e a questo ci teniamo tantissimo, la nostra è una forza che punta a tenere insieme merito e pari opportunità, perché dobbiamo continuare a parlare di merito nel nostro Paese da coniugare con la possibilità per tutti di avere le stesse opportunità”, dice Boschi, presidente dei deputati di ItaliaViva, ai microfoni di Formiche.net. “Chi ha uno svantaggio iniziale deve avere la possibilità di ottenere un’uguaglianza sostanziale”. Per Italia Viva le pari opportunità sono un campo di battaglia sia fuori che dentro al partito. “La nostra è una forza democratica, che punta tanto sulle competenze e sulle intelligenze delle donne – continua Boschi – non a caso i ruoli di responsabilità nel partito sono divisi equamente al 50%”.

La collocazione del partito è smaccatamente europeista, sebbene l’Europa che si immagina per il futuro non sia quella esistente. “Italia Viva è una forza politica europeista anche se abbiamo sempre combattuto per avere un’Europa diversa e continueremo a farlo ma sicuramente la nostra casa è l’Europa. Noi ci sentiamo cittadini italiani e europei”, aggiunge ai nostri microfoni l’ex ministro per le Riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento. “E siamo una forza politica che cerca di guardare al futuro non come una minaccia ma come un’opportunità. Lo sviluppo economico deve essere orientato alla crescita ma non per questo deve dimenticare di essere sostenibile per il nostro Paese, per il nostro ambiente e che cerchi di mettere persone e comunità al centro della propria agenda”.

Europa, sviluppo sostenibile, pari opportunità, comunità. Il nuovo “umanesimo” di marca renziana lancia la sfida al sistema politico italiano e da posizioni che, secondo le classificazioni novecentesche, si potrebbe definire “di centro” prova a diventare il volto politico di tutti quei cittadini che non si sentono rappresentati dal modus operandi, prima ancora che dalle idee, di sovranismi e populismi. Ma anche a chi vede nel segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti l’uomo del vecchio mondo.

“È il partito di tutti, non vogliamo etichette, non vogliamo paletti, siamo aperti a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che condividono i nostri valori”. La porta è aperta, dunque, a elettori e a eletti. La “chiamata alle armi” di Italia Viva avrà il suo culmine la prossima settimana con la Leopolda numero 10, che si annuncia essere la più partecipata di sempre secondo gli organizzatori. La prima Leopolda in cui non verrà rappresenta l’anima più liberal e meno nostalgica del Partito Democratico, ma quella in cui chi si riconosce più nell’operato e nei modi di Tony Blair che in quelli di Romano Prodi avrà finalmente una casa autonoma e libera da una storia gloriosa ma impegnativa.

Una casa in cui la “fusione a freddo” tra l’anima cattolica e quella di sinistra ha trovato una strada nuova per esprimersi e presentarsi come una novità allegra (termine che ricorre nei discorsi degli speaker della kermesse) sul bancone del sistema partitico italiano. “La carta dei nostri valori la presenteremo alla Leopolda il prossimo fine settimana, sicuramente lì ci sarà occasione di parlare dei nostri valori e dell’organizzazione del partito”, conclude Boschi. “Per chi condivide la nostra carta dei valori la porta è aperta se c’è entusiasmo, buona volontà, idee. Vogliamo portatori sani di idee nuove, non vogliamo fare battaglie per i posti ma per le proposte”.

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