Le recenti disposizioni del Codice degli appalti pubblici (Decreto Legislativo 56 del 2017) hanno reso obbligatori gli acquisti verdi da parte della Pubblica amministrazione (Green Public Procurement), qualunque sia l’importo, per ogni categoria di fornitura e affidamento di servizi e lavori per i quali siano stati adottati dei Criteri Ambientali Minimi (CAM): ad oggi, quelli individuati con decreto del ministro dell’Ambiente, riguardano 17 tipologie di forniture e servizi. In quanto grande “consumatore” di beni e servizi, il settore pubblico è un soggetto importante per una politica nazionale più incisiva per la riduzione degli impatti ambientali e per la promozione di innovativi modelli di produzione e di consumo. Tutto ciò è tanto più rilevante, in considerazione dei nuovi orientamenti dell’Unione europea che con l’approvazione del “Pacchetto sull’Economia Circolare” ha indicato la strada da percorrere per un cambiamento significativo dei sistemi produttivi.
La due giorni del Forum Compraverde Buygreen, che si è conclusa oggi a Roma, ha fornito il quadro dell’applicazione degli acquisti verdi in Italia, attraverso l’indagine svolta dall’Osservatorio degli Appalti Verdi, costituito da Legambiente e la Fondazione Ecosistemi: ancora lontano l’obiettivo del pieno rispetto degli obblighi previsto dal Codice degli appalti; Bergamo prima città italiana con il 100% di applicazione dei criteri minimi ambientali; solo 5 enti parco su 52 superano il 70% di applicazione; molto bene per la carta, male per l’edilizia.
Aprendo la manifestazione, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ribadito la necessità di “accelerare le politiche i progetti e le iniziative, sia pubbliche che private, dedicate agli acquisti verdi e sostenibili. È una delle più importanti occasioni in Italia per fare rete e pensare a soluzioni innovative”. Rispendendo poi alle molte critiche del mondo industriale sull’inserimento nella prossima legge di bilancio di una tassa sugli imballaggi di plastica, il ministro si è detto disponibile a “lavorare insieme attraverso l’apertura di un tavolo di confronto”. Il balzello di 1 euro per ogni chilo di plastica, che dovrebbe garantire un gettito per il fisco stimato intorno ai 2 miliardi di euro, “è un aumento mascherato dell’Iva – ha spiegato Marco Ravazzolo, responsabile ambiente delle politiche industriali di Confindustria – Le industrie produttrici di imballaggi di plastica e le industrie utilizzatrici pagano già il Contributo Ambientale Conai: 450 milioni di euro l’anno dei quali 350 versati ai Comuni per garantire il servizio di raccolta differenziata. Sarebbe una doppia imposta per le imprese”.
Tornando agli acquisti verdi e all’indagine svolta dall’Osservatorio, i risultati evidenziano come la principale difficoltà applicativa risieda nella carenza di formazione del personale, con percentuali che arrivano al 55%. Il CAM più adottato è quello relativo alla gestione dei rifiuti (oltre il 35%) seguito da quello per la carta (33%); più bassa l’attuazione nei prodotti elettrici ed elettronici. Gli arredi si attestano a poco più del 10%, mentre molto deficitaria la situazione relativa all’edilizia: oltre il 60% delle Amministrazioni dichiarano di non applicare i requisiti minimi ambientali.
Per quanto riguarda i comuni capoluogo, si è già detto di Bergamo. Le altre città che hanno percentuali di applicazione tra l’80 e il 99% sono Ancona, Ferrara, Modena, Treviso, Udine e Vicenza, che rappresentano, però, soltanto il 7%. I criteri minimi più utilizzati sono quelli relativi all’uso della carta (73%), le stampanti e i toner (58%) e nei servizi di pulizia (52%). Più basse quelle relative agli arredi (40%), sulla ristorazione collettiva (37%) e sull’illuminazione pubblica (34%).
“I dati presentati – ha sottolineato Enrico Fontana di Legambiente – ci consegnano un quadro in miglioramento, soprattutto per i Comuni capoluogo, ma sul quale c’è ancora molto da lavorare. Si evidenzia il piano di intervento su cui insistere: la formazione e il monitoraggio”.
Di un’opportunità non ancora del tutto realizzata per far crescere il mercato dei “ri-prodotti” e della scarsa diffusione di conoscenza e formazione sul tema dei Criteri Minimi Ambientali ha parlato Valter Facciotto, Direttore Generale del CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi: “Dal nostro punto di vista il Green Public Procurement rappresenta un’opportunità per sviluppare la domanda di prodotti realizzati con materiali riciclati, il che consentirebbe anche un maggiore sbocco per le filiere di valorizzazione dei rifiuti di imballaggio. Lo stesso nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare assegna un ruolo strategico al GPP nella promozione della transizione da un modello lineare ad uno maggiormente circolare, attraverso l’orientamento del mercato, la promozione dell’innovazione tecnologica e la diffusione di una cultura della sostenibilità”.