La lealtà è bidirezionale. Lo dice a Formiche.net Luigi Marattin, economista e vice capogruppo di Italia Viva alla Camera, a proposito della possibile diarchia Conte-Renzi affiorata dalla crisi di governo in poi. Ma l’occasione di questa conversazione è utile per fare anche il punto sui temi macro economici e su come i giallo-rossi stanno gestendo la legge di bilancio.
Anche gli industriali chiedono uno sforzo al governo. Crede ci sia il rischio che aumentino le tasse?
Il rischio che ci siano aumenti di gettito delle principali imposte dirette e indirette (irpef, iva, ires) – e quindi della pressione fiscale – è stato escluso dal governo e dalla maggioranza. E ne siamo contenti. Al nostro interno ci sono ancora idee diverse sulla dimensione e sulla tempistica di una riduzione delle tasse sul lavoro: chi vorrebbe dare qualche segnale (di dimensione estremamente contenuta) subito e chi, come noi di Italia Viva, preferirebbe concentrare tutte le risorse su uno shock all’Irpef nel 2021, che possa essere sentito davvero nella buste paga, dedicando invece il 2020 ad un massiccio piano per gli asili nido e i servizi alle famiglie. Ma si tratta di discussioni normali all’interno di una maggioranza che abbia a cuore le soluzioni dei problemi del paese. Certo, se queste discussioni si facessero senza accusare pubblicamente chi la pensa diversamente di “cercare visibilità” o “voler litigare”, sarebbe meglio.
Conte e Gualtieri quanto stanno investendo in una politica economica realmente riformista?
La politica economica di questo governo, come è ovvio visto che ha giurato un mese fa, sta iniziando ora con questa sessione di bilancio. Ci sarà tempo per costruirla e per valutarla. Noi di Italia Viva daremo il nostro contributo enfatizzando aspetti come il controllo della spesa pubblica in acquisti di beni e servizi, la riduzione delle tasse per chi produce e lavora, la sostenibilità delle finanze pubbliche, un grande piano di servizi alle famiglie e di investimenti nell’economia verde e riforme strutturali per rendere la nostra economia più forte e più competitiva. E soprattutto, combattendo l’idea che le risorse (scarse per definizione, ma ancora più scarse in un paese col debito/Pil al 135%) debbano ogni anno essere disperse tra 10 o 20 priorità.., noi siamo per concentrarle su grandi obiettivi, uno o due all’anno, in modo che siano davvero efficaci. E ragionare quindi in ottica pluriennale.
Si dice che Conte tema più Renzi di Salvini. Che ne pensa?
Il presidente Conte non ha da temere nessuno. Noi siamo qui per portare idee e risolvere i problemi in concreto, e siamo disposti a farlo con la massima collaborazione e lealtà. Ricordando che la lealtà è bidirezionale: la si deve dare e la si deve ricevere. Ma a queste condizioni, sono personalmente convinto riusciremo a lavorare bene e senza altre inutili polemiche.
Conte mostra i muscoli ai Benetton, ma con quali rischi?
Su Benetton la vicenda si è complicata perché si sono volute mischiare due vicende distinte: Alitalia e le concessioni autostradali. La nostra opinione su Alitalia è nota: il governo Lega-M5S ha perso una grande occasione (analogamente a quanto fatto da altri governi negli ultimi 20 anni) nel mandare a monte il percorso di cessione ad un’altra compagnia che era stato impostato nella scorsa legislatura preservando il più possibile la forza-lavoro e i sacrifici che già ha fatto. Ha preferito imbarcarsi in un’operazione molto confusa che coinvolge addirittura Ferrovie, in una originale – e molto problematica a mio avviso – sinergia treno-aereo con massicce dosi di nazionalizzazione e pertanto ulteriore di spreco di denaro pubblico. E anche su Autostrade siamo chiari: va rivisto il meccanismo di regolamentazione delle concessioni di tutta la rete autostradale, che oggi è troppo frammentato e poco efficace nel garantire la qualità del servizio e gli investimenti necessari. Se poi emergeranno – ma nei tribunali, non nei blog – responsabilità del concessionario nella immane tragedia del ponte Morandi, allora andranno sicuramente intraprese azioni più radicali. Ma le due partite sono separate, non ha senso considerarle all’interno di un’unica trattativa.
Come ItaliaViva può raccogliere il consenso della dottrina centrista e liberale che sembrerebbe esclusa da un Pd a trazione rossa?
Italia Viva nasce perché molti di noi non vogliono rassegnarsi al fatto che l’Italia rimanga con due sole offerte politiche: quella di chi vuole negare i benefici di una società aperta e tornare al piccolo mondo antico (i sovranisti/populisti) e quella di chi vuole proteggere passivamente gli individui dalla società aperta (la socialdemocrazia tradizionale rinnovata da innesti movimentisti, a la Ocasio-Cortez). Noi siamo quelli che dicono che il mondo globalizzato offre ancora molte più opportunità che rischi, ma esse non si distribuiscono magicamente, automaticamente e uniformemente a tutti. Il ruolo della politica è quello di non lasciare mai nessuno solo nell’opera di cambiamento che è necessaria per adattare l’Italia al mondo nuovo, accompagnando e garantendo a tutti la possibilità di fruire delle giuste opportunità. Vuole chiamarlo “centro”? Lo chiami come vuole. Sta parlando con uno che non si vergogna affatto a dire che lo shock della globalizzazione (e tutti i cambiamenti epocali avvenuti nel mondo in questi ultimi 30 anni) hanno mutato profondamente anche le vecchie categorie politiche (“destra” , “sinistra” , “centro”) per formarne di nuove. Più adatte al mondo di oggi, e non a quello di ieri. Del resto guardi la Lega di Salvini: ad atteggiamenti tipici della destra più becera -come sull’immigrazione – unisce alcuni tratti tipici della sinistra novecentesca (spesa pubblica, deficit, espansione monetaria, pre-pensionamenti, gestione esclusivamente pubblica dei servizi pubblici locali). Per questo insisto nel dire che il mondo è completamente cambiato, mentre la classe politica era impegnata a rimpiangerne uno che non c’è più.
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