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Il centrodestra può esultare per la vittoria in Umbria ma… Il commento di Reina

L’Umbria ombelico del mondo, secondo Mentana, come se le sorti politiche nazionali dovessero dipendere dalla vittoria della destra in una minuscola regione del centro Italia. E ripetutamente a sottolineare che il prevalere dei vincitori è un fatto enorme, perché dopo decenni la sinistra è stata battuta. Si dimentica che il comunismo non esiste più dai tempi di Gorbaciov, dal 1989, ma tant’è. Esigenze di spettacolo consigliano di utilizzare rappresentazioni iperboliche, caricate di un pathos anacronistico e ridicolo. Non si notano molte differenze di impostazione tra i plastici di Bruno Vespa a Porta a porta e le noiose “maratone” di Mentana. È accaduta la stessa cosa, più o meno, con altri operatori dell’informazione, i quali hanno mostrato quasi meraviglia per la vittoria del centrodestra (tanta destra estrema e un minimo di centro). Da segnalare, tra le altre cose, che la coalizione vincente si è già affermata alle politiche e alle europee ultime, per di più presente con diversi sindaci in vari comuni della Regione. La logica purtroppo è poco nota, come è poco conosciuto il buon senso.

I similpartiti si sono avventurati in alleanze improvvisate, sgangherate e inconcludenti con il solo obiettivo di vincere nelle elezioni regionali di ieri, senza avere una proposta concreta di governo. Salvini, sulla cresta della… notorietà, essendo già presente sul territorio, ha avuto un notevole vantaggio, l’ha sfruttato fino in fondo e ha vinto. La campagna elettorale tra i vari candidati si è consumata su accidenti, visto che ha avuto come riferimento esclusivo il malaffare nella sanità umbra che portò alle dimissioni della giunta della presidente Marini. Nessuno dei contendenti però ha presentato un minimo programma alternativo, per evitare che in futuro accadano di nuovo gli stessi scandali. È sempre possibile in sanità, ovunque. La Lombardia della coalizione di Berlusconi e Bossi, la stessa di Salvini, l’ha dimostrato ampiamente. Il centrodestra, quindi, può esultare per la netta vittoria, ma non per i programmi di buongoverno non proposti e condivisi dagli elettori. Capitò la stessa cosa al M5S nelle elezioni politiche del 28 febbraio del 2013 quando raccolse il lusinghiero risultato del 27%, gridando solo slogan, lo stesso copione recitato da Salvini, Meloni e Berlusconi in quest’ultima campagna elettorale.

Nessuno si stupisca perciò se nel giro di qualche anno toccherà loro la stessa sorte dei pentastellati.  La mobilità elettorale, dopo la fine della cosiddetta prima Repubblica, è diventata una costante nei comportamenti degli elettori, niente più è stabile, anche perché manca una forza politica che fa della stabilità e della governabilità la propria ragion d’essere. Si insiste nel confronto coi fantasmi del passato, per esaltare una ordinaria vittoria in una piccola regione del centro Italia, sostenendo che dopo 50 anni il centrodestra batte la sinistra. Ma quale sinistra? La sinistra umbra, come quella toscana ed emiliana, era rappresentata dal Partito comunista italiano, che è morto all’indomani della caduta del Muro. Eliminato il “fattore k”, la disputa avviene tra gruppi di potere organizzati, ignoti e noti, per cui dire sinistra o destra è la stessa cosa: si rinnova una vecchia e immorale pratica chiamata tra ‘800 e ‘900 trasformismo. L’Italia non può fare salti nel buio, sia a tutti chiaro che il Polo della Casa della Libertà guidato da Berlusconi non è il destra-centrino di Salvini e Meloni di oggi.

 


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