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C’è la crisi economica turca dietro le bombe di Erdogan in Siria?

Ankara punta a risolvere i suoi problemi economici puntando su Damasco? La clava dei migranti, nuovamente agitata ieri da Recep Tayyip Erdogan, apre un altro fronte contro l’Ue per battere cassa, così come fatto nel 2016? Sono alcuni degli interrogativi che si affacciano nei giorni successivi all’accordo di Sochi, in cui è stata delineata a grandi linee una road map per fermare le bombe ma non i propositi turchi che, a quanto pare, sono dettati anche (o soprattutto) da deficienze finanziarie interne che impongono, secondo la visione erdoganiana, un ennesimo scatto in avanti.

CONTI

La crisi economica turca è attualmente il posto dove stanno crescendo problemi: il debito alto e i rischi di valutazione dei tassi di cambio e di liquidità. La lira turca viene da un trend in cui ha perso valore nei confronti del dollaro Usa, il mercato azionario ha continuato a diminuire e i costi dei prestiti pubblici sono diventati più elevati. Un quadro generale non incoraggiante, come emerge da un report redatto da Fitch, secondo cui le misure messe in campo dal governo sono ben al di sotto della stabilizzazione della valuta e dell’economia. All’orizzonte, dunque, la possibile recessione che potrebbe essere scongiurata solo in caso di un “sforzo maggiore” che bilanci “risposte politiche incomplete”.

QUI ANKARA

Le mire turche relative alla possibile ricostruzione in Siria non sono mai state celate, anche perché l’industria edile turca in passato è stata la locomotiva dell’economia locale. Ma dopo il 2003 le buone performance che l’avevano portata in cima alle classifiche di settore sono calate vistosamente. Per cui Erdogan vorrebbe rinvigorire il settore proprio sfruttando l’occasione siriana. Lo dimostrano le previsioni di azione nella cosiddetta “zona sicura” quantificate in circa 25 miliardi di dollari che, nella visione del governo di Ankara, potrebbero favorire la ripresa dell’economia. Anche le imprese potenzialmente interessate al business, in questi giorni hanno visto aumentare le proprie quote in base alle aspettative di un boom edilizio.

LO SCHEMA

Vanno però valutati, al contempo, alcuni elementi che potrebbero determinare risultati e trend. Il disavanzo delle partite correnti della Turchia, pari a 31 miliardi di dollari nell’agosto 2018, si è evoluto in un avanzo di 1 miliardo (fatto registrare due mesi fa): secondo alcuni analisti la motivazione è da ricercare non nei progressi economici, ma nella contrazione. Ovvero l’economia turca dovrebbe ridursi almeno dell’1% quest’anno. L’eccedenza delle partite correnti è dovuta a un forte calo della domanda di beni importati.

Inoltre da tempo chi in Turchia dispone di liquidità l’ha convertita in valuta forte temendo un crack. Ankara, insomma, continua a mostrare fiducia, come detto apertamente pochi giorni fa sulla stampa tedesca da Namik Ekinci, a capo della Turkey’s Steel Federation, sollevando dubbi sul fatto che le sanzioni americane sull’acciaio sarebbero state pienamente attuate. Ha ricordato che Washington aveva aumentato le tariffe sull’acciaio turco al 50% l’anno scorso prima di ritirare la misura.

GLI SCENARI

Il legame tra economia, finanza e migranti nello scacchiere siriano-turco si fa solido guardando al filo tra Ankara e Bruxelles. Ancora ieri Erdogan ha “risolto” con una battuta al fiele le preoccupazioni espresse dall’Unione europea, in ansia per una nuova ondata di rifugiati siriani provenienti dalla Turchia. E ha detto che “aprirà le porte quando arriverà il momento”.

Giusto ieri il Parlamento europeo aveva condannato l’intervento turco nel nord-est della Siria e aveva invitato Ankara a ritirare tutte le sue forze armate, dicendo che è inaccettabile che il presidente turco abbia trasformato i rifugiati in un’arma e li abbia usati per ricattare l’Ue. Ma l’arma ormai è saldamente in mano a Erdogan, reso più sensibile a premere quel grilletto sia dai sei miliardi di euro già ottenuti da Bruxelles per l’accordo siglato tre anni fa, sia perché ha deciso di puntare tutto sulla Siria per risolvere le grane finanziarie interne.

twitter@FDepalo

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