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Esopianeti e cosmologia. Il nobel per la Fisica secondo Nichi D’Amico (Inaf)

L’Accademia reale svedese delle scienze ha assegnato il premio Nobel per la fisica James Peebles, Michel Mayor e Didier Queloz. In particolare, il primo, canadese, è stato premiato per le “scoperte teoriche in fisica cosmologica”; mentre gli altri due, entrambi svizzeri, per la “scoperta di un esopianeta in orbita attorno a una stella di tipo solare”. James Peebles, che avrà metà del premio, ha studiato l’origine dell’universo attraverso la radiazione cosmica di fondo (l’impronta del Big Bang) ed è riuscito a calcolare quanta materia è stata creata dall’evento di 14 miliardi di anni fa.

Mayor e Queloz invece, a cui andrà l’altra metà del Nobel, hanno scoperto il primo esopianeta (pianeta esterno al Sistema Solare), 51 Pegasi b, nel 1995. Ad oggi se ne conoscono oltre 4.000. “Siamo di fronte a tre pionieri dell’astrofisica moderna. Stiamo infatti parlando della persona che ha studiato l’evoluzione dell’universo e che ha fatto tutte le previsioni che, successivamente, hanno stimolato le osservazioni del fondo cosmico e di chi ha scoperto il primo esopianeta”. Dichiara ad Airpress, Nicolò D’Amico, presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf).

“La tematica degli esopianeti è attualissima. Ne abbiamo scoperti migliaia e ne abbiamo allo studio alcuni più in particolare, perché più promettenti di altri, in quanto si trovano in quella cosiddetta zona abitabile in cui può formarsi la vita. Questa per noi è notizia straordinaria, tutte tematiche in cui siamo assolutamente coinvolti, sia sul fronte della cosmologia, sia sulla ricerca di esopianeti. L’Italia è parte degli esperimenti più avanzati, abbiamo strumenti nostri e infrastrutture che stanno producendo risultati di notevole interesse”.

Per il presidente dell’Inaf siamo di fronte all’inizio del futuro dell’astrofisica. “Non è escluso – ha detto – che molto presto troveremo tracce di vita. Quindi non solo la possibilità che esista vita su un altro Pianeta, ma anche tracce di componenti nell’atmosfera che rendono possibile la vita stessa. Si tratta di un premio bellissimo, assegnato ad una disciplina che ci sta dando tutta una serie di informazioni su come si è formato l’universo, su come si evolve e sui luoghi in cui la vita può esistere”. “Tra una decina d’anni potremo avere dati davvero importanti sulla composizione chimica dell’atmosfera di alcuni esopianeti e scoprire che in alcuni di essi ci sia vita”, conclude D’Amico.

L’assegnazione del Nobel di oggi rappresenta per il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, “un modo per ricordarci che la ricerca sull’universo non è importante solo dal punto di vista scientifico, ma può avere anche un impatto sul miglioramento dell’economia e dello sviluppo industriale”. “Grazie alle ricerche degli scienziati appena premiati, sottolinea Roberto Battiston, presidente della Fondazione Amaldi, “scoprire esopianeti è una attività “quotidiana, mentre 20 anni
fa era considerata straordinaria, è sempre così nella scienza”, aggiunge. “Il primo ricercatore che scopre qualcosa di nuovo deve superare barriere altissime per essere preso in considerazione. Poi sulla via aperta arrivano altri e si accelera”.


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