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F35, scendono i costi. L’accordo tra Lockheed Martin e Pentagono

Con un anno di anticipo, l’F-35 scende al di sotto della soglia di 80 milioni di dollari. Il jet di Lockheed Martin costerà meno di un velivolo di quarta generazione. Il dato emerge dall’accordo siglato dal colosso americano con il Joint Program Office del Pentagono, dal valore complessivo di 34 miliardi per 478 velivoli. Nel frattempo, il Belgio ufficializza i suoi piani con una nuova intesa industriale per i 34 F-35 previsti, al fine di garantirsi ritorni importanti. In Italia ha da poco fatto visita a Cameri una delegazione polacca, che potrebbe scegliere il sito novarese per assemblare i propri velivoli.

I NUMERI

Nel complesso, l’accordo riguarda i lotti produttivi 12, 13 e 14. Si tratta di 291 velivoli destinati alle Forze armate statunitensi, 127 per i partner internazionali del programma (tra cui l’Italia) e 60 per Paesi clienti che acquistano l’F-35 attraverso la formula del Foreign Military Sales, il regime di export militare a stelle e strisce. La notizia è comunque soprattutto la riduzione di costi, con il raggiungimento in netto anticipo dell’obiettivo di scendere al di sotto degli 80 milioni per un F-35 in versione convenzionale (A), prezzo inferiore a molti velivoli di quarta generazione. Considerando tutte e tre le versioni, la riduzione dei costi rispetto all’ultimo lotto (11) è del 12,7%. La riduzione sarà ancora più sensibile per l’F-34A a partire dal lotto 13.

IL COMMENTO

“La riduzione dei costi è un aspetto fondamentale per il successo del programma”, ha commentato il generale Eric Fick, direttore esecutivo del programma. “Sono lieto che il Joint Program Office dell’F-35 e Lockheed Martin abbiano raggiunto un accordo su questo importante contratto per i prossimi tre lotti”. L’accordo, ha aggiunto, “garantisce una riduzione di costo in media del 12,7% per tutte e tre le varianti e porta a un costo inferiore a 80 milioni di dollari per un F-35A dell’Aeronautica americana entro il lotto 13, in anticipo di un lotto rispetto al previsto”. Si tratta per questo di “una vera pietra miliare per il programma F-35”. Gli ha fatto eco Greg Ulmer, vice presidente di Lockheed Martin e general manager per il programma: “Grazie ad attente strategie di acquisizione, alla solida collaborazione tra governo e industria e alla costante attenzione a qualità e riduzione dei costi, il programma F-35 ha raggiunto con successo la riduzione dei costi”. In questo modo, ha rimarcato, “il costo di un F-35A inferiore a 80 milioni di dollari per il Lotto 13 ci consente di superare l’obiettivo fissato da tempo di riduzione dei costi un anno prima del previsto”.

I PIANI DEL BELGIO

Nel frattempo il programma internazionale procede spedito. È stato siglato la scorsa settimana l’accordo tra diverse aziende belga e Lockheed Martin per la produzione dei 34 velivoli che Bruxelles intende acquistare, nell’ambito di un accordo tra governi del valore di circa a 3,8 miliardi di dollari. Si tratta di un’iniziativa finalizzata a garantire ritorni industriali importanti per il Paese acquirente, nell’ambito delle cosiddette misure Esi, acronimo per “essential security interests”. Il progetto, che durerà due anni, coinvolge anche università e centri di ricerca, chiamata a contribuire nella definizione della partecipazione del comparto nazionale.

IL PUNTO DI GUERINI

L’Italia osserva le novità dopo l’assunzione di “responsabilità” del ministro Lorenzo Guerini, che a metà mese ha preso posizione per il rispetto degli impegni relativi ai 90 velivoli previsti. Oltre alle esigenze delle Forze armate, il ministro ha sottolineato i ritorni industriali derivanti dalla partecipazione al Joint Strike Fighter. Di questo avevano già parlato Mike Pompeo e Giuseppe Conte, e di questo hanno poi discusso Donald Trump e Sergio Mattarella, con il primo a sottolineare che “il programma va molto bene” come a voler offrire garanzie. Oggi il ministro Guerini ha presentato le linee programmatiche del suo dicastero alle Commissioni Difesa di Senato e Camera. Non ha parlato di F-35, ma ha lanciato messaggi forti sull’esigenza di certezza programmatica: “Il Paese deve poter disporre di uno strumento militare commisurato al rango e alle responsabilità che vuole assumersi”. Per questo, “finanziamenti certi e garantiti per l’intero arco di sviluppo dei programmi”, così da favorire “una crescita armoniosa del comparto”.

IL PROGRAMMA INTERNAZIONALE

Sono intenzioni in linea con i numeri del programma. Con oltre 450 velivoli operativi da 19 basi in tutto il mondo, l’F-35 può oggi contare su 910 piloti e 8.350 addetti alla manutenzione. La flotta di quinta generazione ha superato le 220mila ore di volo. Sono otto i Paesi (Italia compresa, prima in Europa a dichiarare la capacità operativa iniziare) a operare il velivolo da basi sul proprio territorio nazionale. Da qualche settimana, è approdata nella quinta generazione anche la Nato, grazie al primato tutto italiano con il dispiegamento di sei F-35 dell’Aeronautica italiana in Islanda.

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