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Le nozze Fca-Psa salveranno il Lingotto. Parla Giuricin

L’operazione è di quelle grosse, destinate a incidere sugli assetti di un’intera industria, quella dell’auto. Fca e Psa, casa controllante dei marchi Peugeot e Citroen, sono a un passo dalla fusione. Lo dicono i mercati (titolo Fca +9,5% oggi in Borsa), gli analisti e ovviamente i diretti interessati: l’ex Fiat, ormai player globale da tutti i punti di vista ma orfana del suo pilota più importante, quel Sergio Marchionne che trasformò la casa torinese in un costruttore di caratura internazionale. E Psa, simbolo delle quattro ruote francesi insieme a Renault. E così, dopo il fallito matrimonio con Renault, salvo incidenti clamorosi, domani Fca annuncerà la fusione (oggi sono stati convocati i board straordinari).

Questo, in linea di massima, lo schema. Il ceo di Peugeot, Carlos Tavares, diventerebbe l’amministratore delegato di una società paritaria (50 Fca e 50 Peugeot) in grado di piazzarsi tra il terzo e il quarto posto nella classifica globale dei costruttori con 9 milioni di veicoli immatricolati, davanti a General Motors (8,4 milioni) ma dietro a Volkswagen (10,6 milioni). Alla presidenza del colosso andrebbe John Elkann, attuale numero uno di Fca. Schema peraltro molto simile a quello della fallita alleanza con Renault: Elkann presidente e un francese al comando operativo. Il fatturato complessivo del gruppo supererebbe i 180 miliardi di euro, ma attenzione perché  la capitalizzazione favorirebbe i francesi: 22 miliardi di euro ieri contro i 18 di Fca. In tutto 40 miliardi di euro, circa 45 miliardi di dollari. Sullo sfondo ci sono i governi di Roma e Parigi, pronti a vigilare sul mantenimento dei livelli di occupazione e di investimenti. E comunque Francia e Italia hanno l’occasione di far dimenticare, almeno per il momento, le frizioni nate dal caso Fincatieri-Stx (l’Ue ha anche aperto un’indagine Antitrust, anche su richiesta francese), dimostrando che si può scendere a patti e creare campioni ma senza giochetti. Formiche.net ha chiesto il parere di Andrea Giuricin, economista presso l’Università di Milano Bicocca.

Giuricin, per Fca la ricerca di un socio industriale di peso era qualcosa di obbligato?

Direi di sì. Anche Marchionne lo ha sempre detto, il mercato mondiale da 90 milioni di auto all’anno sta andando verso forme di concentrazione, anche perché dei 90 milioni di auto immatricolate, 30 sono prodotte in Cina. Serviva dunque un’economia di scala per creare un grande costruttore. La difficoltà però era nel trovare il partner più giusto, che fosse disposto a questa operazione.

Ed Fca sembra averlo trovato…

Così pare. In lizza negli anni scorsi c’erano Gm, sulla quale aveva puntato Marchionne. Poi è arrivata Chrysler ed è andata in sposa a Fca.

Chi si avvantaggerà di più dalla fusione, Fiat o Psa?

Tutte e due. Questa è quella che si chiama operazione win-win, dove non ci sono perdenti. Nel mercato globale dell’auto, da sole queste due società non ce l’avrebbero fatta. La stessa Fca aveva una quota mondiale del 5% e anche la stessa Psa era una casa piccola. In questo modo ci sarà un player più forte in grado di rispondere meglio alle sfide di mercato. Poi certo, bisognerà vedere i piani di sviluppo, la scelta dei manager e molto altro.

Ecco appunto i manager. Si parla di un ceo francese e di un presidente italiano…può funzionare?

Tavares (Carlos, ceo di Psa, ndr) è uno che conosce il mestiere, è bravo e sa fare il suo lavoro. Parliamo di quella schiera di manager cresciuti negli ultimi anni e diventati molto bravi nel tempo. Poi poco importa in realtà, quello che davvero conta è che si dia vita a un grande gruppo finalmente capace di competere a livello globale e che, meglio ricordarlo, rimarrà un player europeo. Non è che Fca è stata venduta ai cinesi, ma si sta fondendo con un costruttore dello stesso continente.

Però Psa ha di che avvantaggiarsi. Con Fca entrerà nel mercato Usa…

Sicuro, sicurissimo. Bisognerà però vedere la qualità dei prodotti. Anche Fca ha provato per anni ad entrare nel mercato cinese, senza però riuscirci.

Giuricin, c’è chi vede delle ombre sulla fusione Fca-Psa. Come quella di Fincantieri-Stx, vicenda finita all’Antitrust Ue anche su input francese… Dobbiamo aspettarsi nuove ingerenze?

Guardiamo la cosa da questo punto di vista. Se davvero le trattative tra Fca e Psa sono andate così velocemente al punto da arrivare a breve a un annuncio, vuol dire che gli azionisti hanno parlato già con i governi. Altrimenti non si sarebbe registrata una tale velocità. Sono andati spediti e questo sembra suggerire un placet politico. Anche se con la politica, mai dire mai.

La fusione Psa-Fca porta anche la firma di Marchionne?

In realtà Marchionne ha sempre detto che la Fiat sarebbe morta senza Chrysler e Chrysler senza Fiat. In questo mercato avere 2, 3 o 4 milioni di auto vuol dire non sopravvivere e questo Marchionne l’ha sempre detto. C’è una mentalità Marchionne dietro questa fusione, certo, la filosofia del grande costruttore nato dalla fusione di due piccoli. Lui stesso ci aveva provato con Gm.

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