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Tappeto russo per gli oligarchi sotto sanzioni Usa. L’ombra di Putin sull’Italia

Gli Stati Uniti li hanno inseriti nella lista dei “cattivi”, l’Italia li accoglie con tutti gli onori. Tra gli ospiti di rango che la dodicesima edizione del Forum eurasiatico di Verona, kermesse divenuta negli anni un punto di riferimento per la comunità di imprenditori e industriali che fanno la spola fra Roma e Mosca e che fa capo al potente presidente di Banca Intesa Russia Antonio Fallico, ci saranno due oligarchi russi tutt’oggi sotto sanzioni del Dipartimento del Tesoro Usa.

I nomi sono noti al grande pubblico, anche perché non si parla di due “pesci piccoli”. Igor Sechin (nella foto), amministratore delegato di Rosneft, colosso del petrolio controllato dal governo, è uno degli uomini più potenti a Mosca. C’è chi lo ritiene secondo solo al presidente Vladimir Putin. Di certo il re dell’oro nero russo, con il suo patrimonio di più di 5 miliardi di dollari, è uno dei più fidati collaboratori del presidente, che conosce fin da quando entrambi erano nello staff del sindaco di Mosca Anatolij Sobchak.

Il nome di Sechin ricorre di continuo nella lista di oligarchi sanzionati dal Dipartimento del Tesoro Usa. C’era finito già sotto l’amministrazione Obama nel 2014, quando il governo americano sanzionò un nutrito gruppo di alti ufficiali di governo e industriali ad esso legati a seguito dell’invasione della Crimea. Nello stesso anno la Corte di Giustizia dell’Ue (Cgue) ha confermato un pacchetto di sanzioni varato del Consiglio Europeo contro aziende di Stato russe colpevoli di aver sostenuto l’operazione in Crimea, compresa Rosneft.

Con l’amministrazione Trump la linea non è cambiata, anzi. Nel luglio del 2017 il governo federale impose al gigante petrolifero americano Exxon Mobil una multa da 2 milioni di dollari per aver fatto affari con Sechin e Rosneft nel 2014 violando le sanzioni. All’epoca il segretario di Stato Usa era Rex Tillerson, ex amministratore delegato di Exxon Mobil. Sechin balza di nuovo agli onori delle cronache all’inizio del 2018, quando il segretario al Tesoro Steven Mnuchin lo inserisce in una nuova black list.

Il secondo ospite di Verona non è da meno. Trattasi di Leonid Mikhelson, proprietario e presidente del Management Board di Novatek, azienda russa leader nella produzione di gas, seconda solo a Gazprom. Anche lui figura nella lista nera pubblicata dal Dipartimento del Tesoro nel gennaio 2018, mentre il nome Novatek già compariva in quella del 2014.

Non esiste una legge americana che vieti ai Paesi alleati di ospitare individui posti sotto sanzioni dal Dipartimento del Tesoro. La presenza di Sechin e Mikhelson a Verona è però senz’altro rilevante sotto il profilo diplomatico. E non passerà inosservata, in un momento estremamente delicato delle relazioni fra Roma e Washington, come la visita alla Casa Bianca del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dimostrato.

Anche perché, come ogni anno, la manifestazione godrà di una presenza istituzionale non banale. Sfileranno nomi di peso del governo come il titolare del Mise Stefano Patuanelli, ma anche la sindaca di Torino Chiara Appendino e il presidente della regione Puglia Michele Emiliano. In prima fila l’immancabile Romano Prodi, ex premier che gode di altissima considerazione a Mosca, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il ceo di Pirelli Marco Tronchetti Provera e il numero uno di Snam Marco Alverà. Aprirà il forum in veste di moderatore Marcello Foa, presidente Rai con una vecchia passione per le vicende al di là degli Urali.

La passerella russa è altrettanto notevole. Assieme ai due signori dell’energia sanzionati dagli Stati Uniti il Forum ospiterà nomi di peso assoluto come Vladimir Chubar, presidente della Banca del Credito di Mosca, Sergey Karaganov, decano della facoltà di economia mondiale e affari internazionali all’Università Hse di Mosca, influente ex consigliere diplomatico di Putin, Elena Burmistrova, direttrice di Gazprom Export. Infine Aleksander Shokhin, oggi presidente dell’Unione degli industriali e imprenditori della Russia, già vicepremier con Primakov, poi ministro del Lavoro e dell’Economia. Fedelissimo di Putin e membro del Consiglio supremo del suo partito Russia Unita, è stato insignito una settimana fa dall’ambasciatore italiano a Mosca Pasquale Terracciano (anche lui presente a Verona) del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia.

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