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Esperimento fallito. Franchi (Corsera) spiega tutte le colpe di Pd e M5S

Ci sono affinità tra il Conte bis e il governo Prodi del 2006 che poi favorì la vittoria del centrodestra nel 2008? La cosiddetta foto di Narni è stato un clamoroso autogol o un semplice errore di inesperienza? Secondo l’editorialista del Corriere della Sera Paolo Franchi, autore per Marsilio de “Il tramonto dell’avvenire. Breve ma veridica storia della sinistra italiana” in Umbria a perdere è stata l’operazione politica in cui il Pd ha scommesso tutto, senza quella necessaria “apertura di un processo politico”.

Prodi e Conte: cosa in comune tra i due governi di alleanze “arcobaleno”?

Sicuramente l’analogia con il Conte bis c’è, la tempistica è diversa. Il governo Prodi ci mise due anni perché la tensione interna diventasse insopportabile. Lì ci fu un fatto politico che accelerò la crisi: non furono né Bertinotti né Mastella ad incidere, ma la nascita del Pd e il discorso di Veltroni al Lingotto che chiuse ad un’alleanza di quel tipo, per virare sul bipolarismo.

L’esperimento Pd-M5S è fallito?

Qui viceversa la cosa è maturata con una velocità infinitamente maggiore. I partiti dell’Unione di Prodi fondata su quel documento di 250 pagine si presentarono uniti alle elezioni, dentro un patto di coalizione per “Prodi Presidente”. Un passaggio che, pur nel suo barocchismo, venne legittimato dal voto popolare. Qui per la seconda volta di fila no, ci sono due forze che se ne sono dette di tutti i colori e che poi hanno fatto una scelta comune. Fin dall’inizio il grande bersaglio politico del M5S è stato il Pd. Al tempo stesso non c’era stato, nei mesi precedenti, da parte di entrambi nulla che assomigliasse all’apertura di un processo politico, che porta fronti contrapposti a ritrovarsi.

Ieri contro Berlusconi e oggi contro Salvini?

Ragionando in termini politici, oggi la disomogeneità di questo governo è maggiore di quella che ci poteva essere tra Mastella e Bertinotti nel 2006. L’Unione era unita contro Berlusconi. Ma i due capi politici di oggi, Di Maio e Zingaretti, non vedevano con favore il governo. Lo stesso segretario del Pd parlò da subito di voto lo scorso agosto.

A naso sembra che a Zingaretti anche questa volta non dispiaccia (come a Salvini) prepararsi al voto. O no?

È stato Renzi che ha rovesciato il banco. Resta il fatto che Zingaretti non era favorevole al governo. In Umbria il Pd non ha perso moltissimo, visto che ha ottenuto il 22%, ma ha perso l’operazione politica nella quale questo Pd si era comunque infilato.

Che cosa ci dice il voto nella regione rossa?

Che nessun partito fa più l’indispensabile analisi sul voto che si faceva un tempo, sezione per sezione. Tutte le città più significative come Perugia, Orvieto, Gubbio, Todi e Terni erano già state perse dal centrosinistra prima delle regionali di domenica scorsa. L’Umbria rossa era caduta già da tempo.

La foto di Narni è stata un autogol?

Una volta c’era il buon senso ad anticipare le strategie, o a supplire una mancata intuizione. In Umbria ci potevano essere dubbi sull’entità della vittoria della destra, ma non sul risultato finale. In una situazione del genere, come si può pensare che il luogo in cui si è certi di perdere possa diventare cornice per la nuova intesa organica tra i due partiti? La si fa partire da una sconfitta certa? Un tempo si sarebbe fatto di tutto per localizzare il voto.

E’stato più un azzardo o un errore tattico?

La foto di Narni, su cui ovviamente Renzi ha maramaldeggiato, non è stato solo un errore ma la considero una cosa imbarazzante. Sarebbe potuta passare semmai nella mente di Di Maio, che non ha mai creduto all’alleanza con il Pd e che oggi ha dieci motivi in più per dire di aver avuto ragione. Ma da parte di Zingaretti questa mossa non l’ho proprio capita.

C’è un dato umbro che si legge anche nella direzione di marcia imboccata dal Pd?

Mi ricordo le prime elezioni amministrative celebrate dopo le Europee in cui Renzi prese il 42%. L’allora premier disse che, in fondo, quelle sconfitte nei Comuni erano solo banchi di prova locali che non avrebbero influito. E invece… Credo sia utile guardare anche ai flussi elettorali. Giorni fa ero in Campania per presentare il mio libro con Antonio Bassolino e passeggiando la sera con lui ci siamo imbattuti in alcuni banchetti della Lega. Da uno di essi lo hanno salutato con affetto, chiamandolo compagno Antonio. Significa che anche la Lega è riuscita ad intercettare un certo voto di operai, ferrovieri e manovali che non hanno più scelto la sinistra.

Conte cita Modugno, ma prima dice che senza spirito riformista meglio andare a casa. Le regionali in Emilia Romagna sono l’ultima spiaggia?

Se sei un partito, allora devi indicare una prospettiva organica e strutturata, per rafforzare l’alleanza. Se sei invece un conglomerato di gruppi elettorali allora vai incontro al relativo destino. Il Pd pare paralizzato dalle mosse di Renzi: è la spia di una grande sfiducia.

twitter@FDepalo

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