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La Francia va all’attacco sulla Difesa (anche europea). Pronto il maxi budget

Per il prossimo anno la Francia potrà contare su 37,5 miliardi di euro per la propria Difesa, 1,7 in più rispetto al 2019. È quanto si legge nella proposta di budget che il ministro Florence Parly ha presentato in consiglio dei ministri la scorsa settimana, consapevole del supporto che il presidente Emmanuel Macron ha da sempre espresso per il suo programma di generale ammodernamento dello strumento militare francese. Rispetto ai circa 21 miliardi italiani, a stupire (ma non è una novità) non è tanto il livello di risorse dispiegate, quanto l’approccio programmatico e la spinta all’innovazione in ogni campo militare.

LE RISORSE

Il livello di spesa per la Difesa nel 2020 rispetta quanto previsto dalla Legge sulla programma militare 2019-2025, presentata l’anno scorso dal ministro Parly con l’obiettivo di garantire certezza programmatica all’intero settore, alle Forze armate e all’industria che è costantemente coinvolta nelle ambizioni strategiche. Nel complesso, si prevedono 198 miliardi di euro fino al 2023, nell’ambito di quasi 300 miliardi per l’intero periodo sessennale. Significa una disponibilità media annua di 39,6 miliardi, rispetto ai 34,2 che la Difesa ha gestito nel 2018 (già superiori di quasi 2 miliardi all’anno precedente). Il target è raggiungere il 2% del Pil entro il 2025, un obiettivo (definito in ambito Nato) che sembra ormai a portata di mano, considerando che per l’anno prossimo si attesterà all’1,86%.

DAL CYBER ALLA DETERRENZA NUCLEARE

Le priorità di bilancio descritte dalla Difesa transalpina riguardano prima di tutto i nuovi domini operativi. Per lo spazio si prevedono 448 milioni, “in particolare per il rinnovo delle capacità operative”. L’intelligence militare beneficierà di un’iniezione complessiva di 336 milioni, mentre per le attività di cyber-difesa ci saranno 1,6 miliardi. Questi ultimi saranno utili anche ai nuovi 93 “combattenti informatici” che si uniranno nel corso dell’anno alla Difesa francese. Non manca poi la tradizionale copertura per il potenziale di deterrenza nucleare, che sale a 4,7 miliardi “per rinnovare le componenti oceaniche e aeree”. Le ambizioni di potenza appaiono poi ben corredate dalla copertura finanziaria assicurata per le missioni dentro e, soprattutto, fuori i confini nazionali. Nel 2017, la Francia vi dedicava 450 milioni. Per il prossimo anno se ne prevedono oltre il doppio, pari a 1,1 miliardi che tuttavia rispondo anche all’aumento dei costi del personale.

UNA DIFESA EUROPEA ALLA FRANCESE

Nell’infografica fornita dal ministro francese, si parla anche di Difesa comune del Vecchio continente. Il primo riferimento non è però alla Pesco, né al Fondo europeo (Edf) promosso da Bruxelles, bensì a quella European Intervention Initiative (Ei2) lanciata ormai due anni fa da Macron. L’iniziativa, che ha visto la recente adesione dell’Italia pur con le note perplessità (e annessi tentativi di pressione), è estranea al contesto Ue e Nato, e non a caso è vista con sospetto anche da oltreoceano. Con tredici Paesi aderenti, il dicastero guidato dalla Parly parla di una “forza potenziale di 26mila militari per azioni esterne”, un’espressione simile a quel “esercito europeo” che Macron continua a sponsorizzare e che lo scorso anno lo fece discutere con Donald Trump, anche perché invocato per “difendere l’Europa da Paesi come Stati Uniti e Russia”.

GLI INTERESSI A BRUXELLES

Nel testo complessivo sono comunque molti i riferimenti al progetto dell’Unione europea. Se infatti, da un lato, è evidente che Parigi cerchi una struttura snella, extra-Ue, anche per tenere legato il Regno Unito nell’incertezza della Brexit, dall’altro è chiaro che non intende lasciarsi sfuggire le ghiotte opportunità di Bruxelles. Nel prossimo quadro finanziario 2021-2027, la Commissione prevede di destinare 13 miliardi all’Edf, i quali verranno erogato per lo più con la formula del co-finanziamento. Per questo, agli Stati sarà richiesto di investire, partecipando ai programmi. Parigi lo ha capito e ha alzato l’asticella. Tra l’altro, sarà proprio il commissario francese Sylvie Goulad a gestire tali risorse, visto che la nuova Direzione generale della Commissione dipende dalla casella del Mercato Unico a lei assegnata nel team di Ursula von der Leyen. In più, la nuova presidente della Commissione ha inoltre un rapporto diretto con il ministro Parly, essendo stata per sei anni alla guida della Difesa tedesca e avendo condiviso con lei molte proposte per il progetto europeo.

L’INNOVAZIONE

La strategia francese pare dunque ben strutturata, accompagnata da un piano di investimenti cospicuo e generalizzato. Un’attenzione particolare è posta al tema dell’innovazione, per cui è attiva da circa un anno l’Agence innovation defense, alle dirette dipendenze della Direzione generale per gli armamenti (Dga) che già, all’interno del dicastero della Difesa, aveva responsabilità sulla ricerca militare, considerata tra l’altro tra i primi attori europei in questo campo. Come raccontavamo su queste colonne, può già contare su un budget di 720 milioni, destinato a crescere nei prossimi anni. Serve per la modernizzazione militare, tra neuroscienze, intelligenza artificiale e uomini volanti, compreso quello che sorvolò a luglio gli Champs Elysees sotto lo sguardo soddisfatto di Emmanuel Macron. Nel complesso, per il prossimo anno Florence Parly ha proposta 5,5 miliardi per i programmi di ricerca e sviluppo.

L’ATTENZIONE PER LO SPAZIO

Grande risalto continua a essere dedicato allo spazio. Lo scorso luglio, la ministra ha svelato la Strategia spaziale di Difesa, promettendo 700 milioni di euro in più rispetto ai 3,6 miliardi già previsti per i programmi legati alla militarizzazione extra-atmosferica. Una decina di giorni prima, era stato Macron ad annunciare, alla vigilia della festa nazionale del 14 luglio, la nascita (poi avvenuta a settembre) del Commandement militaire de l’espace, un comando operativo, inserito all’interno dell’Aeronautica, specificatamente dedicato allo Spazio militare. La Strategia della Parly fa riferimento a una “difesa attiva”, per cui si prevede anche lo sviluppo di strumenti d’offesa in un ambiente, quello extra-atmosferico, a crescente competitività internazionale. Al cuore del nuovo approccio strategico c’è il programma “Maîtrise de l’Espace”. Il suo nome descrive il livello d’ambizione di Parigi, con il primo termine a indicare il “dominio incontrastato”, e il secondo a specificare l’ambiente dove lo si vuole ottenere.


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