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Fusione tra Leonardo e Fincantieri? Così (anche) Bono dice di no

Una fusione con Leonardo? “Non porterebbe alcun valore aggiunto: noi di Fincantieri facciamo navi da crociera e unità militari; loro operano nel settore dell’aerospazio”. Così l’ad del gruppo di Trieste Giuseppe Bono è tornato con un’intervista a La Stampa a bocciare l’ipotesi di fusione con Leonardo, una possibilità su cui si è tornato discutere da qualche settimana dopo le parole di Matteo Renzi. Nel lancio della sua Italia Viva, l’ex premier ha più volte posto come esempio programmatico proprio l’unione tra i due colossi italiani, chiedendosi: “Che senso ha tenerle separate?”.

LA FUSIONE BOCCIATA

Alla domanda di Renzi hanno risposto in tanti, compresi di due ad delle aziende in questione. Già in un’intervista al Sole24Ore, ricordando l’accordo su Orizzonte Sistemi Navali, Alessandro Profumo aveva spiegato: “Resteremo due aziende separate che si muovono in collaborazione”. Più recentemente ricordava: “Penso sia estremamente importante essere grandi nei verticali” e che “mettere insieme molteplici settori di attività in alcuni casi può diventare un limite perché già oggi veniamo criticati per essere troppo diversificati”. Su questi punti si era detto d’accordo a inizio mese Giuseppe Bono, notando nell’elettronica “l’unico punto unificante”. Oggi sul quotidiano torinese il nuovo affondo: “Penso che ognuno debba andare per conto suo”, visto che una fusione “non porterebbe alcun valore aggiunto”. C’è però un “discorso diverso” sui progetti di collaborazione: “Mi auguro possano andare avanti e continuare a crescere”. Si parla però, sottolinea Bono, “di normale collaborazione”.

IL PUNTO DI NONES

Le ragioni per opporsi a una fusione sembrerebbero molteplici. Come ci spiegava Michele Nones, vice presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai), “sul piano delle dimensioni, l’eventuale apporto del lato militare di Fincantieri a Leonardo non modificherebbe il posizionamento di quest’ultima nello scenario internazionale”. Inoltre, “sul piano dei settori coinvolti, si rischierebbe di allargare ulteriormente il ventaglio delle attività svolte da Leonardo; se poi l’ipotizzata fusione riguardasse tutta Fincantieri, il nuovo gruppo si troverebbe a gestire un business completamente diverso com’è quello delle navi da crociera”. Lo stesso vale per il Gruppo di Trieste. “Da diversi anni – ha ricordato Nones – Fincantieri ha portato avanti una strategia di successo e di crescita nel settore delle navi da crociera e delle navi civili specialistiche, dalle navi per le esplorazioni petrolifere ai traghetti di maggiori dimensioni, fino alle navi oceanografiche”. Oggi, è ancora in attesa dell’ok dell’autorità anti-trust europea all’acquisizione del controllo dell’ex Stx France che è auspicabile giunga al più presto. Credo – aveva detto l’esperto – che sia un strategia da confermare”.

TRA STX…

Ne sembra convinto Bono, che al quotidiano torinese ammette di essere “stufo di attendere” il via libera europeo sull’acquisto dei cantieri francesi. “Noi capiamo e rispettiamo tutto; ma come cittadini europei e come industria europea pretendiamo che ci sia un’attenzione maggiore nei confronti del mondo produttivo”. L’attesa pare infatti piuttosto lunga. La Commissione europea ha aperto il dossier lo scorso gennaio su richiesta di Berlino e Parigi, richiesta che ha sorpreso l’Italia. Il Paese ha comunque reagito in maniera piuttosto compatta, con maggioranza e opposizioni, Parlamento e governo, a chiedere “rispetto per le aziende italiane”. D’altra parte, sulla vicenda dei Chantiers de l’Atlantique, i colpi di scena non sono mancati. A luglio 2017, la Francia ha deciso di nazionalizzare Stx, società che gestiva i cantieri di Saint Nazaire, in barba all’accordo che Fincantieri aveva concluso con la precedente proprietà sudcoreana (del 66%). L’intesa del settembre successivo ha poi previsto il riscatto del 50% da parte dell’azienda italiana, con l’aggiunta del prestito di un ulteriore 1% concesso dallo Stato francese. A questo manca l’ok dell’antitrust.

…E NAVAL GROUP

La partita francese procede invece “molto bene” sul lato militare con Naval Group. “Fortunatamente – spiega Bono – in questo caso abbiamo un’incombenza in meno, visto che non dobbiamo attendere un via libera da parte dell’Autorità europea della concorrenza; siamo piuttosto avanti”. È dello scorso giungo il lancio del progetto Poseidon. A bordo di Nave Martinengo, Giuseppe Bono ha siglato allora l’accordo con l’ad di Naval Group Hervé Guillou con cui sono stati definiti i termini operativi per la costituzione di una joint venture paritaria. È il primo passo dell’Airbus dei mari, che inizia dunque in campo militare con un’azienda che avrà l’obiettivo di coordinare le attività di export, di ricerca e sviluppo e di acquisizioni. Infine, da Bono è tornata la richiesta d’attenzione sul fronte dell’occupazione. Fincantieri, ha spiegato, non trova ancora “seimila addetti tra saldatori e carpentieri”.

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