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Perché la laurea honoris causa a Gianni De Gennaro ha il segno del Tricolore

Un Tricolore sventolerà su ogni stabilimento di Leonardo. Il motivo? “Dimostrare concretamente che tutti coloro che lì lavorano sono, con orgoglio, al servizio del loro Paese e della sicurezza dell’Italia”. Parola di Gianni De Gennaro, presidente dell’azienda di piazza Monte Grappa che oggi a Napoli ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa dall’Università Suor Orsola Benincasa. Per l’occasione, il prefetto ha tenuto una lectio magistralis sulla comunicazione pubblica e d’impresa, una tabella di marcia per rilanciare il racconto di un settore strategico per il Paese, da improntare su “accountability” e sullo stretto legame con la sovranità nazionale.

RIPARTIRE DALL’ACCOUNTABILITY

Da Hapù (il commerciante egiziano che nel II millennio a.C. inaugurò la comunicazione d’impresa) a Carosello, passando per i precones romani e arrivando sino agli smartphone. La lectio è stata una ricostruzione avvincente della storia della comunicazione, approdata oggi  a un momento di grande cambiamento, tra social media e informazione diffusa. La sfida è rilevante, soprattutto per le istituzioni. Con la rivoluzione digitale “la comunicazione diventa a due vie e in tempo reale”. Significa che “non ci si può limitare a produrre notizie, ma occorre correggere e integrare con immediatezza l’offerta di informazioni e servizi, e interiorizzare il concetto di interrogabilità dell’ente”. Così, ha spiegato De Gennaro, “il concetto chiave della comunicazione istituzionale, nei suoi propositi di trasparenza totale, diventa l’accountability”, trasparenza che rappresenta un “principio cardine di natura morale, sociale e culturale, non solo giuridica”.

LA NUOVA ERA DELLA COMUNICAZIONE

A dare cifra del cambiamento in atto sono i numeri, ha rimarcato il presidente di Leonardo. Nel 2018 l’Italia ha registrato 11 milioni di nuovi utenti online, arrivati a quasi 55 milioni. Il 97% degli italiani ha un telefono cellulare e il 76% di essi uno smartphone, mentre arrivano a 35 milioni le persone attive sulle piattaforme social. È “la pervasività della comunicazione dei nostri tempi”, che ci rende “veloci nel farci opinioni e infedeli verso i prodotti poiché possiamo comprarne in tempo reale”. Qui la sfida è per le imprese, ha notato De Gennaro, per cui “costituisce allora elemento di salvaguardia il posizionamento chiaro del brand basato su unitarietà di valori tangibili e intangibili, coerente con l’identità profonda di un’azienda, solida base per una comunicazione fedele, congruente e continuativa nel tempo”. È così che “la narrazione diventa l’invincibile strategia”.

IL SETTORE DELL’AEROSPAZIO E DIFESA

Certo, ha notato De Gennaro, la sfida è ancora maggiore per il settore dell’aerospazio e difesa, “un unicum per quanto riguarda la comunicazione”. Il comparto “ha come clienti governi e istituzioni, e opera in un mercato oligopolistico caratterizzato da dinamiche internazionali e diplomatiche che influenzano fortemente il business”. Inoltre, ha rimarcato, è un settore che soffre ancora di “un pregiudizio negativo da parte dell’opinione pubblica”. Come recuperare un evidente gap di conoscenza? Prima di tutto partendo dal concetto di sicurezza nei tempi moderni. “Oggi la sicurezza è diventata un bene che si consuma quotidianamente, con costi elevatissimi e senza che nessuno sia più disposto a metterla a disposizione gratuitamente, neanche degli alleati”. Rispetto al confronto del passato, “siamo chiamati ad affrontare minacce ibride e asimmetriche, mentre tornano a presentarsi gli spettri di minacce convenzionali ad alta intensità”. Ciò “rende necessaria l’esistenza e l’attività delle aziende che producono sicurezza”.

COME SUPERARE IL GAP

Da qui partono le proposte del presidente di Leonardo per “una informazione corretta ed efficace”. Prima di tutto, “le aziende del settore devono fare la propria parte e sentire la responsabilità di rivendicare e presentare senza reticenze il proprio ruolo nel contesto nazionale”. La rilevanza del comparto parla da sé: “In Italia, aerospazio, difesa e sicurezza valgono 13,5 miliardi di euro, di cui 9 miliardi derivanti dall’export”. Gli occupati diretti sono oltre 45mila, ma salgono a 160mila se si considerano anche gli occupati indiretti e dell’indotto. Inoltre, “gli investimenti in questo settore rafforzano il ruolo geopolitico dell’Italia e abilitano il nostro Paese alla partecipazione a programmi di cooperazione internazionali”.

IL LEGAME CON LA SOVRANITÀ…

È lo stretto legame tra il settore e la sovranità. “Avere una propria industria dell’aerospazio e della difesa – ha spiegato De Gennaro – significa per l’Italia restare nel gruppo di testa, senza dover dipendere necessariamente dalla tecnologia e dai prodotti stranieri e dalla disponibilità di altri Paesi”. Ad oggi, “l’Italia possiede buona parte di quelle competenze tecnologiche distintive che le permettono di sedere nel salotto buono dei grandi e di poter rivendicare un ruolo di rilievo quando si tratta di cooperare su nuovi progetti, programmi e iniziative”. È un fatto, ha notato ancora De Gennaro, “che il settore dell’aerospazio e della difesa contribuisce a misurare il peso sul proscenio internazionale dei vari Paesi: conti se hai capacità militari, ma anche se hai una base industriale e tecnologica che consente la tua autonomia e indipendenza”. Per questo, “avere una industria nazionale dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza è un presupposto della sovranità”.

…E IL PREGIUDIZIO

Eppure, ciò non sempre è percepito dal grande pubblico. Ma è un difetto di comunicazione istituzionale o di impresa? “Difficile dirlo; il pregiudizio negativo potrebbe avere fino ad ora scoraggiato i decisori pubblici ad approfondire la conoscenza di un settore industriale che non paga dividendi in termini politico-elettorali”. Ci sono poi le responsabilità delle imprese, “dove il rischio di confrontarsi con queste forme di pregiudizio, unito alle specificità del settore, hanno ugualmente dimensionato verso il basso gli investimenti in comunicazione”. Ma è proprio un comparto come questo che “deve poter rispondere senza ombre alle domande degli stakeholder, degli enti preposti al controllo e dell’opinione pubblica”. Per farlo, ha ricordato De Gennaro, Leonardo ha lanciato la sua Fondazione, riprendendo la pubblicazione della storica Civiltà delle macchine di Finmeccanica: “Un primo passo, ma importante”. Difatti, “è un ruolo delicato quello dell’industria della sicurezza, ma che necessita di racconto e di comunicazione”.

IL TRICOLORE SUGLI STABILIMENTI

Così, ha detto De Gennaro, “istituzioni e impresa dovranno utilizzare insieme e senza tabù tutti i nuovi strumenti per raggiungere ogni tipo di pubblico e dire che l’Italia ha questa sua industria e che realizza i sistemi ad alta tecnologia destinati alla protezione del Paese”. È per questo che Leonardo metterà su ogni stabilimento un Tricolore, esattamente come quello che “fa da livrea agli aerei delle Frecce tricolori”, un vero mito dell’Italia nel mondo tanto che, ha ricordato De Gennaro, sono utilizzate per la pubblicità da una società di telecomunicazioni a capitale svizzero. “È il mercato – ha spiegato – ma la flotta delle Frecce Tricolori è composta oggi dagli aerei Aermacchi MB-339 e domani dagli M345 di Leonardo”. Sono ammirate da moltissimi, eppure non tutti sanno che rappresentano “l’esito che salda insieme il genio di Leonardo da Vinci, Galileo Galilei e Guglielmo Marconi, che sono anche il risultato di una collaborazione lunga e virtuosa tra industria e Aeronautica militare”.

 

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