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Vi spiego come M5S è cambiato in 10 anni. Parla Aldo Giannuli

È il 4 ottobre del 2009 quando Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio danno vita al Movimento 5 Stelle, il non-partito passato dai Vaffa Day agli scranni del governo in poco più di 10 anni, che ha intercettato il malcontento verso la classe politica che in quegli anni riempiva le piazze e i teatri. Aldo Giannuli, politologo un tempo vicino al Movimento 5 Stelle e ora suo attento osservatore molto disincantato, ha parlato con Formiche.net di come questa forza sia cambiata nel corso del tempo, sottolineando aspetti positivi e negativi. M5S, spiega il politologo, ha perso la sua occasione di rinnovare il sistema politico, ma ha anche il grande merito di aver cambiato il Paese, infrangendo il finto bipolarismo centrosinistra-centrodestra che monopolizzava la rappresentanza politica.

Professore, dieci anni fa nasceva il Movimento 5 Stelle. Cosa e quanto è cambiato in questi anni?

Prima di tutto direi che è necessario fare un bilancio di come il Movimento ha cambiato questo Paese, nel bene e nel male.

Partiamo dal bene…

Certamente il Movimento 5 Stelle ha il merito di aver infranto il finto bipolarismo centrosinistra-centrodestra, che si riduceva al fatto che due cricche diverse facevano la stessa politica salvo piccole variazioni sul tema. Ecco, i 5 Stelle sono riusciti a spezzare il monopolio di rappresentanza che avevano questi due blocchi e questo è certamente un merito non da poco. In secondo luogo ha avuto una grande occasione di essere chi poteva riformare le modalità di accesso alla politica della gente, ma qui non ha saputo sfruttare l’occasione che gli si offriva.

Passiamo, quindi, alla parte negativa.

Ecco, sì, M5S ha buttato un po’ dalla finestra l’occasione che gli si era parata davanti, un po’ come Salvini ha buttato via l’occasione di andare trionfalmente verso le elezioni, se solo avesse avuto la pazienza di aspettare e non aprire la crisi di governo alla quale abbiamo assistito. Per inciso: nei libri di Storia ricordiamo il discorso di Stradella di Agostino Depretis, il discorso di Dronero di Giolitti, il discorso della Sala della Pallacorda. Ecco, noi dovremo ricordare il discorso del Papeete del ministro dell’Interno che, circondato da troniste che ballavano sull’inno nazionale, in mutande da bagno tra un mojito e l’altro faceva cadere il governo. Già questo mi pare un segnale di cosa è cambiato, e non in meglio, ed è successo per due ragioni.

Quali?

C’è una ragione costitutiva che era già nel modo di pensare di Gianroberto Casaleggio. Un certo semplicismo, che ha aperto poi la porta all’evoluzione populista, per cui c’è sempre una soluzione semplice a ogni problema, il problema principale è l’onestà della classe politica, e via dicendo. Questo era già un errore molto serio al’origine del pensiero del Movimento, perché la classe politica deve certamente essere onesta, ma non solo. Non si può negare la complessità della politica, e quindi il suo specialismo, piaccia o no. Mi permetta un esempio.

Prego.

Se devo fare un trattato sullo sfruttamento dell’acqua, devo avere una serie di conoscenze di diritto, di geologia, di economia, per poterlo fare in modo adeguato, altrimenti non posso. Il Movimento 5 Stelle ha insistito fino alla nausea sul tema di una pretesa onestà, cavalcando la “lotta alla Casta” che, intendiamoci, esiste e non è positiva, ma ha ridotto tutto al tema ridicolo del numero dei parlamentari. Se la “Casta” fossero solo i parlamentari – di cui certamente fanno parte – sarebbe giusto, ma così non è. La Casta sono le 500mila persone che vivono di politica in questo Paese: sommiamo consulenti, consiglieri di amministrazione, assessori, portaborse, funzionari e arriviamo a 500mila persone strapagate e non per chissà quale lavoro socialmente utile, ma perché sono i galoppini di questo sistema politico. Ecco, questo è un esempio plastico di come il semplicismo del Movimento 5 Stelle si è poi risolto nella caricatura delle battaglie che avrebbe dovuto fare.

Quando è avvenuto questo mutamento?

Distinguerei due fasi: i primi tempi, in cui c’è una aspirazione a cambiare i metodi di selezione della classe politica, e un secondo tempo, aggravato dalla morte prematura di Gianroberto Casaleggio, e dalla sciagurata gestione del Movimento da parte di Di Maio che ha fatto del Movimento 5 Stelle una presenza imbarazzante nel nostro sistema politico.

Il Movimento ha perso la sua spinta iniziale?

Esatto, da almeno quattro anni, da quando Gianroberto, ancora vivo ma non lucido abbastanza, era emarginato per le sue condizioni di salute.

Il passaggio dall’opposizione a forza di governo che impatto ha avuto?

Intanto è necessaria una precisazione: io non parlerei di passaggio da forza di opposizione a forza di governo, ma piuttosto di passaggio da forza di opposizione a forza che sta nel governo.

M5S non è mai stata forza di governo?

No, non lo sono mai stati, perché non sono capaci di capire che cosa significa essere forza di governo. Qui è il vero problema e qui il fallimento è diventato palese. Le premesse di questo fallimento c’erano già nel 2016, si intravedevano nel disastro che hanno combinato con le giunte locali, in particolare quella di Roma. Se ci pensa Roma non fa più notizia, perché siamo così abituati all’idea che sia allo sfascio che ormai niente stupisce più.

E poi il Movimento 5 Stelle è arrivato al governo…

Esatto, e qui la mia precisazione di prima. Ecco, al governo il fallimento è stato palese, perché ogni forza politica promette di fare meglio di quelli che li hanno preceduti, invece i 5 Stelle non ne hanno azzeccata una, combinando una serie di disastri uno dopo l’altro dovuti principalmente all’incultura. Non hanno nessuna cultura politica. Gianroberto ha tentato di darla, ci provava con onestà e autocritica, se gli si prospettava un problema capiva e cercava di spingere nella direzione di una soluzione. Gli altri, allora come ora, sono così ignoranti da ignorare la propria ignoranza.

Eppure qualche provvedimento anche storico il Movimento 5 Stelle è riuscito a portarlo a casa, come il Reddito di Cittadinanza…

È vero, ma è un provvedimento sbagliato. Io personalmente sono sempre stato contrario, ho sempre pensato che il problema fosse dare il lavoro, non un reddito a pioggia, che per di più hanno fatto male e lo dimostra il fatto che contro i 5 milioni che loro pensavano ne avrebbero beneficiato, le domande sono state circa un milione. L’hanno fatto così coi piedi, questo provvedimento, che il reddito medio non è stato di 700 euro, come avevano promesso, ma per le caratteristiche di requisiti richiesti di fatto il reddito medio è stato di 450 euro. Non solo una misura sbagliata, ma anche realizzata male.

Nel suo sito personale, il 4 aprile del 2018 lei scriveva un post intitolato “Il M5S ed il sottoscritto: scusate, scendo a questa fermata”, allontanandosi a tutti gli effetti daM5S e concludeva dicendo “il M5S è ancora oggi una importante risorsa per il Paese e sarebbe altamente auspicabile che correggesse questa discutibile rotta”. Lo pensa ancora?

Oggi si sta consumando il margine di tempo che il Movimento 5 Stelle avrebbe avuto per riformarsi e riprendere lo slancio.


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