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Il programma di Guerini sulla difesa visto da maggioranza e opposizione

Dagli F-35 ai sindacati militari, quello di Lorenzo Guerini è un programma ambizioso che ha trovato apprezzamento da parte di maggioranza e opposizione. È quanto emerge dai commenti dei parlamentari alla linee programmatiche presentate oggi dal titolare della Difesa alle commissioni competenti di Senato e Camera.

GLI ALLEATI DI GOVERNO…

Le linee di Guerini rappresentano “un ambizioso programma di lavoro e un ottimo indirizzo politico” per Gianluca Rizzo, presidente della Commissione Difesa di Montecitorio in quota M5S. Un giudizio positivo è arrivato anche dal capogruppo del Movimento nella stessa commissione Giovanni Russo: “Il ministro è riuscito a delineare in maniera puntuale e compiuta tutti gli aspetti più sensibili delle Forze armate, delle varie problematiche del personale, alle risposte che l’azione di governo sta dando all’industria della Difesa e soprattutto ha posto l’accento sulla inderogabilità della emanazione di una normativa sulla rappresentanza sindacale”. Rizzo e Russo hanno inoltre posto l’accento sulla “preoccupazione” espressa da Guerini circa la situazione in Siria dopo l’offensiva turca.

..E LA PREOCCUPAZIONE PER LA SIRIA

“Condivido la preoccupazione del ministro sul rischio di una recrudescenza del pericolo terroristico in seguito all’attacco della Turchia nel nord est della Siria – ha detto Rizzo – la stessa Nato è chiamata a ridefinire la sua strategia visto il quadro che si sta determinando in Medio Oriente e nel Mediterraneo la cui instabilità, penso al problema dei flussi di profughi e rifugiati verso le nostre coste e non solo, rischia di avere ripercussioni sui Paesi dell’alleanza che si affacciano su questo mare”. Per questo è da considerare secondo Russo “un grande risultato in tema di politica estera e della difesa” l’annuncio del ritiro della batteria di missili Samp-T dalla Turchia, che Guerini ha spiegato essere già previsto da tempo entro la fine dell’anno. “È un atto ormai necessario vista la recrudescenza della violenza sul confine siriano”, ha notato ancora il deputato M5S.

NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ

Positivi anche i commenti dei colleghi di partito di Guerini. Il capogruppo dem in commissione Difesa al Senato Vito Vattuone, ha apprezzato il fatto che il ministro abbia “fissato punti importanti per la linea strategica del nostro Paese”. Difatti, ha aggiunto, “l’Italia si pone così al centro dello scenario globale con un inquadramento multilaterale, una chiara collocazione all’interno della Nato e una visione lunga che guarda a un sistema di difesa europeo, sempre più necessario”. Servirà dunque “un continuo ammodernamento degli armamenti e un aggiornamento del personale militare”, ha spiegato Vattuone. Nel suo intervento ha invece parlato di continuità il deputato del Pd Alberto Pagani: “Una delle cose più belle della democrazia è sapere che quando assumerai un incarico non governerai per sempre; nella Difesa questa dialettica si deve esercitare con una certa cautela; attiene alla dignità di un popolo portare avanti impegni assunti”.

TRA SOPHIA E F-35

Per la Lega è intervenuto il capogruppo nella Commissione alla Camera Roberto Paolo Ferrari, che ha chiesto al ministro “segnali incisivi in ambito internazionale”. Il riferimento è anche al programma F-35, su cui Ferrari ha chiesto di rispettare l’impegno previsto per 90 velivoli, soprattutto in virtù dei ritorni industriali per lo stabilimento di Cameri e tutta la filiera coinvolta. Un dossier che verrà sviscerato a breve, visto che la capigruppo di Montecitorio ha deciso oggi che la mozione sull’acquisto dei velivoli di quinta generazione (a prima firma proprio Ferrari), per impegnare il governo al suo rispetto, sarà discussa in aula dal 18 novembre. Il capogruppo leghista ha comunque chiesto dettagli su diversi dossier, da quelli relativi a Piaggio Aerospace, fino alla missione Sophia, per cui ha invitato a intervenire sulla “necessità di non considerare solo il nostro Paese approdo principale delle migrazioni”.

PAROLE “APPREZZABILI”

Da Forza italia sono arrivati apprezzamenti per l’intervento del ministro, con la promessa di un’attenta osservazione sul rispetto degli impegni. “Apprezzabili” le linee programmatiche secondo Maria Tripodi, capogruppo in commissione Difesa a Montecitorio. Apprezzabili “sia per l’obbiettiva analisi delle problematiche concernenti l’industria del comparto, tra l’altro più volte sollevate dal mio movimento in varie sedi, sia per la chiarezza riservata ai temi della nostra agenda politica internazionale”. Tripodi ha apprezzato soprattutto “il convinto sostegno del ministro” all’iter parlamentare sui sindacati militari, per cui la deputata auspica un rapido approdo in aula, “vista la lacuna normativa non più procrastinabile. Da forza di opposizione, con spirito costruttivo”.

OPPOSIZIONI VIGILANTI

In ogni caso, ha promesso Tripodi, “vigileremo affinché le linee programmatiche odierne vengano applicate nell’interesse del sistema Paese”. Una promessa ribadita anche dal collega forzista Matteo Perego: “Vigileremo attentamente sull’operato del ministro Guerini affinché l’Italia possa finalmente essere protagonista nello scenario internazionale sia da un punto di vista diplomatico che militare, ponendo particolare attenzione al comparto difesa”. Ciò riguarda anche gli F-35, su cui Guerini ha già preso una forte posizione a sostegno degli impegni per i 90 velivoli previsti. “Il programma – ha detto Perego – rappresenta un progetto fondamentale sia dal punto di vista economico, con un notevole impatto positivo e occupazionale sull’industria nazionale, che dal punto di vista militare per la capacità operativa del velivolo”.

INVERTIRE IL TREND CULTURALE

E proprio sugli aspetti industriali si è concentrato nel suo intervento Giorgio Silli, deputato di Cambiamo!, il gruppo che fa riferimento a Giovanni Toti. “I numeri forniti dal ministro Guerini sono importantissimi: 14 miliardi di fatturato e 160mila addetti”, ha detto Silli. “L’industria bellica ha un indotto enorme che non riguarda necessariamente la produzione di armi: per il settore lavorano industrie tessili, alimentari e farmaceutiche; abbiamo dei gioielli come Leonardo e Fincantieri che vanno valorizzati ancora di più”, ha rimarcato ricordando lo studio che dimostra come “le risorse investite dallo Stato in questo comparto hanno un ritorno pari al 270%”. Per questo, ha detto concludendo, “è necessario valorizzare l’industria della difesa emancipandola dall’idea negativa che la accompagna agli occhi dell’opinione pubblica: investire nel settore non significa essere guerrafondai”.

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