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Huawei, difesa, commercio. Cosa vuol fare Breton alla Commissione Ue

Ora è ufficiale. Sarà Thierry Breton il candidato dell’Eliseo per l’ambito ruolo di Commissario Ue al Mercato Interno con deleghe su Digitale, Difesa e Spazio. A confermare il nome già circolato nei giorni scorsi sulla stampa l’Eliseo con un comunicato. Dopo la cocente bocciatura di Sylvie Goulard Emmanuel Macron ha scelto un profilo d’altissimo livello che dovrà passare il vaglio della commissione Affari giudiziari. Un passaggio non scontato. L’esperienza da ex ministro dell’Economia con Jacques Chirac e l’impeccabile carriera manageriale di Breton, da Thomson Multimedia a France Telecom fino al colosso europeo Atos, di cui è tutt’oggi amministratore delegato, potrebbero infatti far emergere conflitti di interessi agli occhi degli eurodeputati, vista l’affinità delle materie trattate con le deleghe del portafoglio. Ringraziando per la fiducia, in una nota Breton ha fatto sapere che “sono già stati disposti i necessari passaggi per la successione” alla guida di Atos (dal primo novembre sarà sostituito dal direttore generale Elie Girard). Macron per il momento ostenta sicurezza. Il presidente francese e la presidente incaricata della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, “si sono accordati sul profilo”, fanno sapere dall’Eliseo.

L’ASSE FRANCO-TEDESCO

Nel comunicato che annuncia la candidatura, l’Eliseo ci tiene a precisare non solo che Breton è “un europeista convinto”, ma anche che “ha condotto numerosi progetti franco-tedeschi”. Non è un caso. È infatti noto che nella bocciatura della Goulard abbiano giocato un ruolo decisivo i conservatori tedeschi del Ppe guidati dal bavarese Manfred Weber, indispettiti dalla cassatura di Macron del sistema dello Spitzenkandidat. Trovare un secondo candidato che fosse ben visto a Berlino era dunque una premessa obbligata per l’Eliseo. Breton soddisfa senz’altro le aspettative. Non solo perché è da anni a capo di un colosso europeo dei servizi It che ha due quartieri generali, uno in Francia, a Bezons, l’altro in Germania, a Monaco.

VIVA I CAMPIONI EUROPEI

Il manager è un convinto sostenitore dell’asse franco-tedesco nel mondo industriale e da sempre auspica la costruzione di campioni europei dell’industria digitale per competere con Cina e Stati Uniti. Per Atos ha messo la firma sull’acquisizione record della tedesca Siemens It Solutions and Services, rendendo Siemens la prima azionista del gruppo francese. In una recente intervista a Forbes, Breton ha toccato il tema dei finanziamenti europei per il Digitale spiegando la necessità per le autorità franco-tedesche di “mobilizzare le istituzioni europee per far crescere le piccole imprese verso dimensioni medio-grandi”. Non sono banali anche i rapporti che Breton vanta con il mondo politico tedesco. Due su tutti: è una stretta conoscenza della cancelliera Angela Merkel ed ha lavorato con la von der Leyen all’istituzione di un Fondo europeo per la Difesa quando la tedesca era ministro della Difesa.

DIFESA

Il pallino del francese per il confronto con le superpotenze extracomunitarie ne ha fatto negli anni un vero alfiere di una Difesa comune europea. È sua la prima proposta di un Fondo per la sicurezza e la Difesa europea risalente al 2016, poi effettivamente istituito nel 2017. Gli investimenti nella Difesa sono da sempre indicati come una priorità per Breton, e questo potrebbe renderlo un candidato ben visto dagli Stati Uniti, che da anni chiedono agli alleati europei di spendere di più nel settore (aumentando conseguentemente il loro contributo alle spese Nato).

TECH E DIGITALE

Digitale, tecnologia, cyber sono il core-business dell’ex delfino di Chirac. Anche in questo campo l’asse Parigi-Berlino è considerata una bussola imprescindibile per Breton, che non ha mai smesso di rivendicare con orgoglio la partnership Atos-Siemens ribattezzata “la nuova Airbus” e sottolinea di continuo la natura europea del gruppo francese (nonostante vi lavorino 100mila dipendenti in tutto il mondo).

Il manager è convinto che l’Europa debba ridurre il gap di investimenti nei settori hi-tech rispetto alle altre superpotenze mondiali. “Nell’industria della tecnologia, c’è chi crede che l’Europa sia destinata a ricoprire un ruolo da satellite nella competizione globale guidata da Cina e Stati Uniti – scriveva Breton lo scorso luglio in un post su Linkedin – credo questa idea sia profondamente sbagliata. L’Europa ha molte aree di eccellenza, tanti campi in cui può diventare un leader globale”. È il caso della costruzione dei “supercomputer”. Una specialità di Atos, che a giugno ha costruito per la Commissione dell’energia atomica francese (Cea) il più potente supercomputer di ricerca in Europa. La difesa degli investimenti nella ricerca convive in Breton con l’attenzione per lo sviluppo sostenibile. Quest’anno la sua Atos è finita al primo posto nel Dow Jones Sustainability Index europeo. Un elemento che può facilitare il favore dei Verdi della Commissione Affari Giudiziari.

CYBER

Anche il mondo cibernetico è un vero pallino per il candidato commissario di Macron. Nel 1984, forse ispirato dalla ricorrenza orwelliana, scrisse addirittura un romanzo, “Softwar”, sulla futura guerra cyber fra Stati Uniti e Russia. Trentacinque anni dopo Breton è ancora un cultore della materia. In un articolo risalente allo scorso maggio Breton ha esposto i sette punti fondamentali della rivoluzione cibernetica. Una sola la ricetta per farsi trovare pronti: “l’unità è la forza, le aziende dovrebbero rompere con la tradizione e collaborare insieme per far fronte alle comuni minacce”.

HUAWEI

L’ad di un’azienda delle dimensioni globali di Atos non può certo sbilanciarsi troppo in pubblico su una questione spinosa come la protezione dei dati personali contro Stati stranieri accusati di spionaggio. Per questo sono rari i riferimenti del manager al confronto in corso fra l’amministrazione Trump e il governo cinese su Huawei, una delle aziende leader nella fornitura della rete 5G. Un passaggio di una intervista di luglio scorso a Eukalypton lascia però intendere quale sia la filosofia del (possibile) futuro commissario Ue. “Gli Stati Uniti più di ogni altro hanno realizzato che hanno bisogno di equipaggiarsi con risorse, infrastrutture e poteri sovrani – spiega il repubblicano – cercheranno sicuramente di controllare le essenziali risorse tecnologiche. Niente dovrebbe fermarci dal fare lo stesso”.

COMMERCIO

Quanto al commercio, altra influente delega presente nel portafoglio per cui è in lizza, Breton non è esattamente un liberista doc. Nell’intervista a Eukalipton di quest’estate il francese ha duramente criticato, sia pur indirettamente, la Commissione Juncker, affermando che fino ad oggi la politica sulla concorrenza “ha provocato disastri industriali”. Il manager ha definito la guerra commerciale di Trump alla Cina come un tentativo di “ribilanciare le relazioni commerciali fra i due Paesi” per concludere: “si tratta di qualcosa che non sempre vediamo qui in Europa”.

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