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La furia turca non risparmia gli americani. Grosso guaio per Trump…

Il primo danno collaterale dell’operazione di Recep Tayyp Erdogan in Siria è spaventoso. A quanto pare, le forze armate turche impegnate nell’offensiva “Fonte di pace” contro i curdi nel nord della Siria avrebbero bombardato, forse per sbaglio forse no, uomini delle forze speciali americane presenti nell’area.

Lo riporta per primo Newsweek citando fonti dell’intelligence curdo-irachena e un alto funzionario del Pentagono: un operatore delle Sof statunitensi sarebbe rimasto ucciso, ma le notizie sono ancora frammentarie; altre fonti dicono che nessuno dei militari sarebbe stato colpito.

Le forze Usa, una compagnia formata da 50 a 100 uomini, stavano operando sulla collina di Mashtenour nei pressi della città di Kobane e sarebbero state raggiunte da colpi di artiglieria sparati dalle postazioni turche. Secondo altre ricostruzioni l’attacco è stato così violento che le truppe americane hanno risposto al fuoco — ossia: non era casuale.

Un‘azione sprovveduta e impulsiva — o dolosa? — se si considera che Ankara ha avuto le coordinate di spostamento degli americani e i militari USA hanno alzato le insegne a Stelle e Strisce per rendere più facile l’identificazione. I turchi sapevano che gli americani erano in quella zona vicino a Kobane, e già circolano alcune voci secondo cui l’attacco sia stato voluto.

È un grosso guaio per Donald Trump, che pochi giorni fa ha annunciato il ritiro americano dall’area di confine turco-siriano lasciando di fatto spazio all’avanzata turca, un piano pensato dal presidente Erdogan per farsi spazio in quel territorio. Trump ha subito grosse critiche per la decisione, arrivate da Congresso e apparati. Oggi il Pentagono ha intimato l’alt alla Turchia, minacciando “gravi conseguenze” se non avesse arretrato le operazioni. Ora arriva l’attacco contro le forze speciali Usa.

Se l’attacco fosse deliberato significherebbe che un alleato Nato ha deciso di colpirne un altro: una situazione senza precedenti dalla delicatezza estrema.

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