Skip to main content

Ecco come sarà il futuro del centrodestra. Parla Lucia Borgonzoni

Di solito il week end lo trascorre nella sua Emilia-Romagna, fra cittadini e stakeholder, imprenditori e impiegati, mentre si scaldano i motori della campagna elettorale per le elezioni regionali di gennaio. Ma questo non è un week end qualsiasi per Lucia Borgonzoni. Senatrice della Lega, candidata del centrodestra alla presidenza della regione blindatissima dal leader Matteo Salvini, l’ex sottosegretario alla Cultura oggi ha occhi e mente alla piazza di San Giovanni di Roma dove a migliaia sono accorsi da tutta Italia per un corale no al governo giallorosso. Non senza qualche polemica.

Piazza San Giovanni è piena di striscioni e bandiere della Lega. Che fine ha fatto la manifestazione senza simboli di partito?

Quando siamo scesi in piazza a Montecitorio ho visto tante bandiere di Fratelli d’Italia e nessuna della Lega. Non mi sembra un buon motivo per discutere. L’importante è che la piazza sia piena e che lanci un segnale chiaro.

Che il centrodestra è vivo?

Che esiste un’idea di Paese diversa da quella di chi ci governa ora e ha governato per sette anni prima di noi. Un popolo che non si piega a qualsiasi richiesta dell’Europa, che mette l’Italia al primo posto. Ci siamo sentiti dire che siamo degli inetti dai “competenti” che ora sono al governo. Li abbiamo sentiti esultare per l’accordo di Malta sui migranti, per poi realizzare che è stata l’ennesima truffa.

Con voi c’è anche Casapound. Non è un problema condividere la piazza con l’estrema destra?

Un’altra polemica inutile. La piazza non si può serrare, è inevitabilmente aperta a tutti. Sul palco la manifestazione è organizzata e gestita dalla Lega. Chi fa saluti romani o rievoca tempi passati mi mette solo tristezza. Sono gesti che non hanno senso di esistere, spesso fatti da persone che neanche si rendono conto del loro significato.

C’è chi parla di una Lega più moderata, meno incline alle battaglie no euro e no Europa. È vero?

Al di fuori delle diverse declinazioni partitiche credo che in Europa tutti dovremmo avere lo stesso obiettivo: portare a casa il meglio per l’Italia. Lo stesso discorso vale per le elezioni italiane. Il nostro invito ai cittadini non è quello di votare centrodestra ma di votare chi rappresenta al meglio l’interesse della nazione. A giudicare da tutti gli ultimi appuntamenti elettorali mi sembra che abbiano le idee chiare.

Un governo c’è, e ha appena messo in cantiere la manovra. Le piace?

Sono completamente fuori strada. Questa manovra non taglia le tasse, le alza. Ferma la flat tax, che noi avremmo voluto potenziare allargando la platea. Penalizza la classe media, quella di chi non riesce ad accedere ai sussidi e agli aiuti dei comuni, che deve chiudere le attività perché vessata dallo Stato.

I Cinque Stelle ci sono andati giù duri. Hanno ragione loro sulla guerra al contante?

Diciamo che ridurre il problema allo scontrino che non viene pagato dal piccolo commerciante è ridicolo. Il nero da combattere non è quello di una mela comprata al mercato. Così si fa solo un favore alle banche e si mettono in crisi le generazioni più anziane che, benché Bersani sia convinto del contrario, non girano tutti i giorni con un bancomat in mano.

Parliamo di Emilia. I sondaggi che circolano non sono proprio rosei per voi. O no?

Sorrido, perché al momento l’unico sondaggio uscito è nostro e ci dà testa a testa. Io sono convinta che la matematica non basti. I Cinque Stelle hanno combattuto per cinque anni chi ha governato la regione. Se davvero anche in Emilia dovessero affiancare il Pd assisteremmo all’ennesima giravolta grillina. E il giorno del voto le persone se ne ricorderebbero.

Pd e M5S insieme hanno i numeri dalla loro…

In politica non sempre due più due fa quattro. In Emilia il Pd e Bonaccini ostentano grande tranquillità ma non sono credibili. Anche perché se i dem fossero stati così sereni di vincere le elezioni ci avrebbero permesso di votare ai primi di novembre.

Bonaccini intanto ha incassato il sostegno di 200 sindaci.

Il tam tam di telefonate partite dalla regione è la dimostrazione che hanno paura. Devo dare a Bonaccini una brutta notizia. Molte delle persone contattate dai suoi hanno già scelto di stare con noi. Stiamo lavorando a una grande rete civica.

Allora anche voi siete per i patti civici…

Non si chiamerà così (ride, ndr). Nomi a parte, quel che conta è il nostro programma per cambiare l’Emilia. Una regione che sicuramente gode di buona salute se paragonata al resto del Paese ma che con la sinistra al governo ha perso il passo. Noi puntiamo sull’innovazione e soprattutto sui tagli alla burocrazia. Ci sono aziende che ancora non hanno ricevuto i fondi post-terremoto perché era troppo complicato chiederli.

Modello Lombardia?

Modello Lega. Si possono non condividere molte delle nostre battaglie e idee ma non si può dire che la Lega non sappia amministrare. In Lombardia un tempo ci voleva un anno per sapere se si aveva diritto all’asilo nido gratis, oggi con un pc o un telefonino bastano sette minuti. Si può fare anche in Emilia, e lo faremo.



×

Iscriviti alla newsletter