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Perché a Bruxelles conviene essere generosa sulla manovra. Parla Fortis

Missione compiuta. O quasi. La manovra italiana passa indenne le Forche Caudine dell’Europa e incassa una prima certezza: Bruxelles avrà poco da ridire sulla legge di Bilancio approvata due settimane fa e appena approdata in Parlamento. La notizia è arrivata proprio mentre a Palazzo Chigi era in corso l’atteso vertice di maggioranza post choc elettorale in Umbria (conclusosi con un sostanziale accordo nella maggioranza, una conferma delle tasse su zucchero e plastica e 140 milioni in più per Industria 4.0), alla presenza del titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri.  La Commissione europea non ha intenzione di bocciare la manovra italiana, così come fatto ad esempio lo scorso anno, in piena era gialloverde e con lo spread a 300 punti base.

Ad accendere il disco verde, il vice presidente dell’esecutivo comunitario, Valdis Dombrovskis, per il quale Bruxelles non sta “al momento prendendo in considerazione il rigetto della legge di Bilancio. Se la Commissione avesse voluto chiedere una bozza rivista, avremmo rispettato le scadenze e l’avremmo chiesta”. Attenzione però, nessuna bocciatura, è vero, ma nemmeno una promozione a pieni voti. L’Italia, è bene ricordarlo, ha previsto per il 2020 un aumento del rapporto deficit Pil dello 0,1%, contro un taglio dello 0,6% chiesto dall’Europa. E Dombrovskis è stato chiaro: “abbiamo delle preoccupazioni sul bilancio, e per questo abbiamo inviato una lettera. L’analisi complessiva della manovra sarà basata anche sulle previsioni economiche” che saranno pubblicate il 7 novembre.

Nonostante tutto, quello di oggi è un risultato. Formiche.net ha raggiunto Marco Fortis, economista e vicepresidente di Fondazione Edison nonché docente alla Cattolica di Milano. “Credo proprio che l’Europa si sia dimostrata molto saggia nel non applicare alla lettera le regole del fiscal compact. Se lo avesse fatto ci saremmo suicidati tutti quanti. Ma non è stato così. Bruxelles ci ha concesso buona flessibilità sull’Iva e anche su quel poco che è rimasto nella manovra per la crescita, dimostrando di mantenere una linea ferma ma allo stesso tempo morbida”, spiega Fortis.

“Diciamoci la verità. Se ci avessero obbligato a far scattare le clausole di salvaguardia, costringendoci a non accedere a quella flessibilità grazie alla quale abbiamo trovato 23 miliardi, ci avrebbero condannato alla recessione. Il Paese non avrebbe sopportato una nuova gelata sui consumi. Ci avrebbe spinto verso l’abisso con conseguenze nefaste anche per la stessa Ue. Fondamentalmente è come se Bruxelles ci avesse detto questo: ‘guardate, il fiscal compact c’è ed esiste ma per il momento possiamo considerarlo sospeso’. E per noi è una buona notizia”. Fortis non si sottrae a una domanda scomoda. E cioè, dal momento in cui, secondo le previsioni del Def, nel 2020 il nostro Pil non andrà oltre lo 0,6% e il debito pubblico non scenderà, è lecito o meno aspettarci comprensione e generosità anche il prossimo anno?

“Ho pochi dubbi su questo. Credo che la magnanimità dell’Europa stia diventando strutturale, i falchi sono in ritirata. La si è vista quest’anno e la si vedrà anche il prossimo. Questo per un motivo molto semplice: la gente ha finito i soldi, i consumatori sono allo stremo. Se non si spinge il Pil e si accantona il rigore, salterà tutto, salterà l’Europa. Un discorso che vale sia per l’Italia sia per la Germania, la Francia e la Spagna. A Bruxelles conviene essere generosa. O si sfascerà tutto prima o poi”.

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