La Russia non si fermerà, “non ha mai smesso di fare tutto il possibile per raggiungere il suo obbiettivo principale: far tornare l’Ucraina nella zona d’influenza del Cremlino”, dice a Formiche.net l’ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin. “È questo il motivo principale dell’occupazione e successiva annessione della Crimea, e dell’inizio della guerra nel Donbass”. Il diplomatico parla della crisi che avvolge il suo Paese, alla vigilia di un’importante conferenza organizzata a Roma insieme alla Federazione italiana per i diritti umani. Un incontro in cui si mostreranno prove dell’aggressione russa, dicono dall’Ambasciata. Che non si ferma: “Oggigiorno non ho nessun motivo per pensare che Mosca abbia intenzione di limitarsi soltanto alla guerra in Donbass e alla conquista della Crimea nel processo di raggiungere quel suo obiettivo”, aggiunge Perelygin. L’ambasciatore spiega che basterebbe ricordare la politica aggressiva per “la protezione della lingua russa”, o ancora “il ricatto con i contratti di fornitura del gas” e “le provocazioni attorno all’isola ucraina di Tuzla nello stretto di Kerč, dall’inizio degli anni 2000”.
“La Russia cambia solamente lo strumentario che serve per raggiungere il suo obiettivo imperiale, mentre la direzione rimane sempre la stessa per molti secoli”, dice la feluca ucraina: “Per far capire la strategia della Russia bisogna analizzare i motivi della sua occupazione in territori sovrani della Moldova, Georgia e Ucraina. Proprio con le sue azioni arroganti in Transnistria, Abhazia, Crimea e Donbass, Mosca sta provando a far ritornare le nazioni indipendenti sotto il suo impero”.
Da oggi per esempio, due quadranti del Mar Nero sono chiusi alle navigazioni per una decisione unilaterale adottata dalla Flotta Russa locale, che ha il suo quartier generale a Sebastopoli, in Crimea, ossia nella penisola ucraina che nel 2014 Mosca ha illegittimamente annesso. È uno dei tanti episodi quotidiani che ci ricordano come la guerra tra Ucraina e Russia sia in realtà ancora in corso.
Mentre le modeste manovre diplomatiche attorno al dossier sono soffi positivi, non c’è all’orizzonte una conclusione definitiva. Una crisi che dura da cinque anni, e che ha prodotto migliaia di vittime, feriti e dislocamenti interni.
“Ultimamente numerosi politici ed esperti italiani, parlano delle prospettive della possibile risoluzione pacifica del conflitto in Donbass con un ottimismo che direi esagerato”, dice Perelygin. “Probabilmente credono che ci sia una volontà della Russia nel risolvere il conflitto. Ed io faccio una supposizione: il recente scambio di prigionieri tra l’Ucraina e la Russia sia stata la base che induce alcuni esponenti politici e giornalisti italiani a giungere a conclusioni affrettate sulla bontà del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin“. Chiosa dura: “Un bugiardo è sempre prodigo di giuramenti, ricordiamolo”.