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Perché l’Italia ha bisogno di servitori dello Stato come Conte. Parla Piepoli

“Bisogna ricordare che anche se c’è una tempesta, come oggi a Milano, sopra c’è sempre il sole”. Nicola Piepoli usa una metafora meteorologica per parlare di ciò che ha attraversato le forze politiche italiane in questi ultimi mesi. Malgrado gli scossoni e la pioggia incessante, insomma, il sereno arriva sempre, anche se sotto i rovesci può sembrare che così non sia. Ma c’è bisogno di maggiore formazione politica, è necessario studiare, afferma il fondatore dell’Ipsoa e dell’Istituto Piepoli, che sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte dice: “È un servitore dello Stato”.

Partiamo dai leader: i sondaggi dell’Istituto Piepoli della scorsa settimana danno Sergio Mattarella al 62% di gradimento e subito dopo Giuseppe Conte al 53%. Ci sono possibilità per un partito del premier?

Non esiste un partito di Conte, non esisterà mai. Conte è un civil servant, un servitore dello Stato, e un servitore dello Stato non farà mai un partito. Il suo gradimento deriva anche da questo. Le faccio un esempio.

Prego.

Un tempo, quando il mio amico Claudio Dematté era presidente della Rai, si parlava di civil servant. Ecco, lui è un servitore civile come Dematté, che non si è mai sognato di avere una carica pubblica, ma ha “soltanto” costruito nella sua vita la SDA Bocconi, a cui ho partecipato anche io come costruttore, ma alle dipendenze di Dematté, lui era la mente, dopodiché è stato presidente delle Ferrovie dello Stato e ha posto le premesse per quella che noi oggi conosciamo come l’Alta velocità. Non era ancora l’epoca giusta, ma lui già ci pensava. Io son stato parecchie volte da lui e vedevo come tracciava le linee sulla carta, quelle che poi sono diventate le linee dell’Alta velocità. Come lui, anni dopo, Mauro Moretti ha disegnato letteralmente il muso del 1000 (Frecciarossa, ndr). Abbiamo bisogno di civil servant, non di partiti.

Forse per questo è stato molto attaccato politicamente nelle ultime settimane, da Salvini a Di Maio, fino a Renzi?

Non so, anche Renzi è un buon leader.

Come vede il nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva?

Renzi è naturalmente biofilo, per cui uno che prende a scherzo la vita e il mondo, è uno che crea ricchezza. Noi non siamo abituati ai creatori di ricchezza, dobbiamo riabituarci, esistono, e non lo dico perché abbia mai votato per il partito di Renzi nella mia vita, anche perché politicamente ha fatto una colossale bestemmia, quella del referendum.

Perché?

Avesse studiato un po’ di più la storia si sarebbe accorto che i referendum si fanno contro i leader, non a favore. Se ne era accorto De Gaulle, ma non a proprie spese. Lui ha fatto un referendum per essere mandato a casa, avendo 79 anni e volendo chiudere con la vita politica. Ha fatto un referendum apposta. Qualsiasi referendum avesse indetto il presidente della Repubblica francese sarebbe stato sconfitto. Questo insegna la storia di De Gaulle, poteva imparare anche Renzi, invece non è stato un buon “écolier”, un buon scolaro. Ma è un buon politico.

Restando sui parallelismi Francia-Italia, Renzi ha più volte detto di avere intenzione di creare una forza politica come En Marche. Lo vede possibile?

Dal punto di vista Renzi è esattamente possibile, come è stato possibile dal punto di vista di Emmanuel Macron. Macron è partito dal nulla ed è diventato il presidente della Repubblica. En Marche è un partito inventato di sana pianta, ma Macron prima di dare vita alla sua creatura aveva studiato.

E non aveva una sconfitta al referendum alle spalle come ha ricordato prima…

Esatto. Insomma, i francesi studiano la loro storia e sanno benissimo cosa capita a un presidente della Repubblica se fa un referendum. I francesi insegnano sempre, perché hanno cultura politica.

Quanto manca ora in Italia una cultura politica?

Manca la scuola di alta politica in Italia. Ho perso il fiato per costruirla. La scuola di alta politica che c’è ora in Italia non è l’Ena (École nationale d’administration francese, nda) che ha sfornato ben 5 presidenti della Francia, oltre ad almeno 200 capi d’azienda francesi. Tutt’ora, malgrado Macron abbia parlato di riorganizzare o chiuderla, continua a produrre dirigenti e futuri presidenti. Nessuno la eliminerà mai sul serio.

Servirebbe anche in Italia, a suo giudizio?

Certo che ci vorrebbe. È sicuramente uno dei chiodi fissi che hanno tormentato la mia vita. Ho fondato l’Ipsoa e ho collaborato alla creazione della SDA Bocconi, quindi so cosa significa una grande scuola.

Eppure, facendo un passo indietro, gli elettori hanno votato delle forze anti-sistema e anti-establishment…

Non sono andati a scuola… Il pesce puzza dalla testa, dicono a Napoli. Gli italiani non possono fare nulla se il vertice è scemunito.

Come valuta questo governo giallorosso, Movimento 5 Stelle-Pd? Pensa che durerà?

Io mi auguro che duri, non perché è questo governo, ma perché è un governo. È meglio “un governo” del nulla. Bisogna ricordare che anche se c’è una tempesta, come oggi a Milano, sopra di questa c’è sempre il sole.


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