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Cile, Piñera gioca la carta delle riforme per placare la piazza. Basterà?

Il presidente cileno Sebastián Piñera è andato in televisione martedì sera a chiedere scusa ai propri cittadini per non essere stato in grado di interpretare in anticipo il malcontento che ha creato i presupposti per le manifestazioni di questi ultimi giorni. L’annuncio dell’aumento del prezzo dei biglietti per i mezzi pubblici aveva fatto da miccia per proteste che sono partite da Santiago e si sono poi allargate a tutto il Cile, segnando episodi di particolare violenza dopo che il governo aveva dichiarato lo stato d’emergenza e mandato in strada l’esercito. Ci sono stati 18 morti, oltre cinquecento feriti di cui almeno duecento hanno riportato ferite da arma da fuoco. La polizia è stata ripresa in immagini di repressioni brutali, dove ha dimostrato l’uso eccessivo della forza.

Difendo la scelta di militarizzare la reazione delle autorità e ringraziando “il prezioso lavoro delle forze armate e dell’ordine”, Piñera ha riconosciuto che il problema del paese è la disuguaglianza. “I diversi governi non sono stati, o non siamo stati, capaci di riconoscere questa situazione in tutta la sua gravità. Una situazione di disuguaglianze e abusi che ha significato un’espressione genuina e autentica di milioni e milioni di cileni. Riconosco questa mancanza di comprensione e chiedo scusa ai miei concittadini”, ha detto. Il tono, rispetto a quando definiva i cittadini “un potente nemico contro cui siamo in guerra”, è notevolmente cambiato. Ora il presidente dice che “davanti alle legittime necessità e domande sociali della cittadinanza, abbiamo ascoltato con molta attenzione e molta umiltà, perché ci è stato mandato un messaggio molto potente”.

Durante il suo discorso, il capo dello stato cileno ha anche annunciato alcune riforme che prenderanno immediatamente il corso esecutivo, tra queste: l’aumento del salario minimo, con lo stato che si occuperà di integrazioni per chi sta sotto la soglia dei 430 euro; l’aumento del 20 per cento delle pensioni minime; la creazione di un sistema con cui rendere meno oscillante il costo di forniture primarie come quella elettrica; un meccanismo di ridistribuzione delle entrate tra municipalità, per fare in modo che quelle con più gettito intervengano in aiuto di quelle più deboli.

Ciò che non è chiaro al momento è dove il governo prenderà le risorse per queste riforme. Come suggeriva su queste colonne la professoressa Antonella Mori dell’Università Bocconi, il Cile dovrebbe iniziare ad aumentare le tassazioni per migliorare le entrate statali e da lì scegliere un percorso per sviluppare un welfare state dove destinare la spesa pubblica. Il contrario, avviare le spese senza aumentare il gettito fiscale, sarebbe stato pericoloso secondo Mori.

Al di là della questione primaria di carattere economico, il problema secondo alcuni analisti è anche legato proprio alla consistenza di queste riforme. Rappresentano infatti un modo per intervenire positivamente sul portafoglio dei cittadini, ma potrebbero essere soltanto un palliativo davanti a un quadro molto ampio che interessa la società cilena – come dimostrato dalle proteste.

Tant’è che, seppure in forma ridotta, ieri i manifestanti sono di nuovo scesi in strada a Santiago, dove decine di migliaia di persone hanno partecipato a una marcia di protesta dalle dimensioni storiche, racconta La Tercera (uno dei principali quotidiani cileni). Mai vista tanta gente manifestare contro il governo da quando nel paese è tornata la democrazia post-Pinochet, dicono gli osservatori.

Intanto l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, l’ex presidentessa cilena Michelle Bachelet, ha esortato il governo Piñera e i rappresentanti della società civile ad avviare un dialogo per evitare la “polarizzazione” e ha chiesto un’indagine indipendente sulle violenze. Su quanto sta accadendo in Cile si sono rapidamente pronunciati diversi attori internazionali: oggi l’Unione europea ha chiesto alla forze in campo di avviare il dialogo; ieri, durante l’udienza generale del mercoledì’, Papa Francesco aveva fatto un appello con una richiesta simile: “Basta violenze in Cile”. Sempre ieri, la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) ha condannato l’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza cilene e le azioni violente commesse dai manifestanti nelle proteste.

(Foto: Capture via YouTube)

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