Dalla diserzione alla piazza del destracentro di domani (dove “nasce il predellino di Salvini“), al discorso del premier ad Avellino di pochi giorni fa (“denso di cultura politica”). È condensato in questi due luoghi ideali il pensiero di chi oggi guarda al popolarismo, sia in Europa che in Italia, per tratteggiarne contorni e scenari, uno dei quali vede, secondo il deputato di FI Gianfranco Rotondi, una sorta di passaggio di testimone ideale da Berlusconi a Conte.
Perché non sarà in piazza domani con il centrodestra e Casapound?
Premetto che il motivo non è Casapound, di cui mi parlava un mitico Capo della Polizia, Antonio Manganelli, descrivendomi alcune caratteristiche culturali e non dichiarandosi allarmato. Io ero al Governo, gli chiesi informazioni e ciò mi disse. Poiché la parola di Manganelli per me è legge, non sono fra quelli che attaccano Casapound, che avrà pure degli eccessi, ma non costituisce un problema di ordine pubblico.
E dopo la premessa?
Dico che Casapound è la cosa meno grottesca di quella manifestazione. Ricordo che ho seguito il mio grande amico Rocco Buttiglione nel costituire il Ppe in Italia nel 1995. Ci siamo fidati di Berlusconi ed io sono rimasto con Berlusconi anche quando tutti gli altri democristiani lo hanno abbandonato. Sono l’unico diccì che ininterrottamente è con lui da 25 anni: nozze d’argento.
Ma adesso?
Devo leggere il pallottoliere. Quando Martinazzoli rifiutò l’accordo con Berlusconi, quest’ultimo lo invitò a guardare il pallottoliere per dire che da solo non avrebbe vinto. Adesso dico al mio grande amico Silvio che dovremmo guardare assieme quel pallottoliere. Lui sostiene che il centrodestra unito vince, ma io mi chiedo: centrodestra de che? Il pallottoliere dice che noi contiamo 5 voti su 100, e siamo il centro. In questo 5% c’è tutto: ciò che resta della Dc, di Forza Italia, i pensionati. Poi 33 Salvini, 7/8 Meloni: ovvero c’è un 41% di destra. Ma non è la destra di Gianfranco Fini.
Perché?
Quella di Fini era una destra quasi gollista. Quella di Almirante era nazionale, ancora legata a certe nostalgie, ma fortemente umanitaria e parlamentare. Questa invece è una destra che usa i migranti per dividere il Paese. Ieri usava la questione settentrionale per colpire il meridione, oggi fa scendere la porta del sud a Tunisi per creare una nuova divisione verso l’Europa e quei Paesi disagiati che producono immigrazione. Questa destra non è un contenitore tranquillizzante per l’Italia. Quindi stare in piazza con loro no, perché non sarò nemmeno alle elezioni con loro.
Il centrodestra non c’è più?
Non c’è più e in piazza sarà sancito, visto che nasce qualcosa che dovrebbe chiamarsi orgoglio italiano: il nuovo marchio. Domani è il predellino di Salvini, nasce una nuova identità politica che non è il centrodestra. Toccherà vedere come si organizzeranno coloro che si dicono di centrodestra: ed io ci sto già lavorando.
Secondo Augusto Minzolini lei sarebbe alla guida di un gruppo di ‘responsabili per salvare Conte da Renzi’. Cosa risponde?
Non sono un gruppettaro, sono un eletto in FI e per correttezza verso i miei elettori abruzzesi rimango depositato dove loro mi hanno eletto. Detto questo penso che FI dovrebbe rompere con le destre e dialogare con chi ha in Europa posizioni affini: liberali come Italia Viva e popolari come potrebbe essere il premier Conte. Il motivo? Perché penso che il discorso di Avellino potrebbe essere una pietra miliare.
Di un suo possibile partito?
Ha detto che il cattolicesimo politico è un giacimento, è un riserva a cui la politica nuova può attingere. Chi ci dice che ciò non prepari l’approdo del M5s verso il Ppe? Un premier perché fa un discorso culturalmente così denso? Forse anche al Ppe potrebbe fare molto comodo avere il premier italiano tra le sue fila.
Quindi esce Berlusconi dal Ppe ed entra Conte?
Berlusconi non deve uscire: è questa la mia battaglia politica. Viene tirato per la giacchetta dai deputati del nord che vogliono essere rieletti ed è una grande ingenuità. Pensano, abbracciando Salvini, di aver trovato il letto caldo e invece scopriranno che quel letto caldo è un forno crematorio.
Dunque il cantiere del centro in Italia è sempre aperto?
Al centro non ho mai creduto, non esisteva nemmeno ai tempi della Dc. Il politologo che i diccì amavano di meno, Giorgio Galli, diceva che la Dc era il polo conservatore della politica italiana. La Dc era la destra più bella del mondo.
Quanto durerà questo governo?
Dipende dal governo. Pubblicamente ad Avellino ho consigliato a Conte di parlare molto con Renzi e con Berlusconi, innanzitutto perché sono due suoi predecessori. E poi perché il governo non può percorrere un conflitto di interesse con chi l’ha fatto nascere: Renzi è il papà di questo esecutivo. È l’ultimo con cui bisogna discutere, anche per questo ho smentito Minzolini. Non faccio un gruppo per litigare contemporaneamente con Berlusconi e Renzi. Del Cavaliere sono amico da sempre, di Renzi lo sono diventato e di Conte vorrei diventarlo. Penso che queste tre personalità dovrebbero parlarsi molto perché in gioco c’è il futuro dell’Italia. E lo custodiamo meglio dialogando fra diversi che leggono un libro di cultura politica, piuttosto che correndo per le piazze dietro agli agitatori di slogans.
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