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Quanto vale la Tunisia per il progresso democratico dell’Africa?

Quanto vale la Tunisia per il progresso democratico dell’Africa che guarda all’Europa? Secondo l’ex Guardasigilli Piero Fassino, attuale relatore del Partenariato con la Tunisia approvato all’umanità questa mattina dal Congresso dei Poteri Locali del Consiglio d’Europa, il Paese che ha dato i natali alla Rivoluzione dei Gelsomini è partner per la democrazia locale.

TUNISIA

Nello specifico riconoscendo alla Tunisia lo status di “Partner per la democrazia locale”, il Consiglio d’Europa punta ad armonizzare con quel Paese un filo di dialogo e di collaborazione organica. I temi più importanti di questo ravvivato scambio di intenti toccano la promozione della democrazia, dei diritti civili, delle pari opportunità, delle politiche sociali e di sviluppo economico. Secondo Fassino il Partenariato “così come l’analogo status già riconosciuto al Marocco, sarà uno strumento prezioso per perseguire obiettivi di stabilità e sicurezza, contribuendo alla ricerca di soluzioni ai conflitti e alle tensioni che percorrono il Mediterraneo”.

GOVERNO

Due settimane fa il Paese ha eletto come proprio Presidente il giurista anti-corruzione Kais Saied che con più del 75% dei voti ha sconfitto il tycoon Nabil Karoui, proprietario della televisione privata Nessma tv. Entrambi erano visti dall’elettorato come candidati anti sistema, per via della comune volontà di segnare una discontinuità rispetto al sistema di potere incarnato dal vecchio leader Ben Alì. Saied ufficialmente si è mostrato come un candidato civico e senza alcun partito politico tradizionale alle spalle, ma in maniera sotterranea ha registrato l’appoggio di Ennhada, il movimento islamico moderato che ha ottenuto la maggioranza alle ultime elezioni.

TUNISIA STRATEGICA

Perché la Tunisia è strategica? Non solo per i riverberi della Rivoluzione dei Gelsomini, ma anche evidentemente per il ruolo di cuscinetto democratico alle mire terroristiche dell’Isis. Non va dimenticato che un consistente numero di foreign fighters provenienti dalla Tunisia sono stati ingaggiati dallo Stato Islamico a testimoniare il filo che ha unito il Paese ai jihadisti. Inoltre due anni fa il franco-tunisino Mohammed ben Salem al-Ayouni, emiro della Provincia di Tripoli, venne individuato come potenziale successore di al-Baghdadi. Il motivo? Aveva passaporto europeo, dettaglio che lo poneva come connettore per gli jihadisti europei, e le buone relazioni con esponenti di Al Qaida.

PROSPETTIVE

Nel frattempo il governo di Tunisia è stato scosso dalla decisione del premier Youssef Chahed, che ha fatto dimettere il ministro della Difesa, Abdelkarim Zbidi, quello degli Esteri, Khamaies Jhinaoui e il sottosegretario alla Diplomazia economica, Hatem al Farjani. La decisione è stata presa dopo aver consultato il presidente Kais Saied. La più giovane democrazia nordafricana dunque già alle prese con un problema di tenuta politica, dal momento che le elezioni di quest’anno hanno di fatto bocciato la classe politica del Paese nata dopo la rivoluzione.

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