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L’arma della moneta. Così Rosneft molla il dollaro e sceglie l’euro

A partire da settembre saranno quantificati in Euro tutti i contratti di Rosneft, il principale esportatore russo di petrolio e tra le più grandi compagnie del settore al mondo (traffico da 120 milioni di tonnellate esportare ogni anno: 2,4 milioni di barili al giorno). Si tratta di un altro passo di Mosca, importante e pratico, nell’ottica della dedollarizzazione, ossia togliere la moneta americana dall’utilizzo russo.

Scegliere la moneta europea come riferimento è una necessità per la Russia, una via per sfuggire — sia chiaro: in parte — dalla morsa delle sanzioni statunitensi e poi per combattere il potere monetario globale statunitense. Si tratta di quelle misure collegate all’annessione illegittima della Crimea, al sostentamento infimo della guerra nell’est dell’Ucraina e all’interferenza storica nelle presidenziali del 2016 (argomenti tornati caldi in questi giorni).

La fuga dal Dollaro è già in atto, la scelta di Rosneft si allinea su questa scia. La Banca centrale russa ha ridotto (dicono stime recenti) circa il 22 per cento delle sue riserve in biglietti verdi. Sostituti dalla moneta cinese e giapponese, dall’Euro e dall’oro. Da rintracciare le linee geopolitiche dietro certe scelte: l’affiatamento con Pechino, il rilancio dei rapporti con il Giappone e il riavvicinamento con l’Europa favorito da big come Francia e Germania.

A questo proposito, è interessante notare come l’esigenza pratica russa — smarcarsi dal dollaro americano usando la più forte moneta possibile sul mercato, l’Euro — sbatta contro una narrazione anti-europeista spinta sotto traccia da piani d’interferenza all’interno delle dinamiche politiche e democratiche di alcuni Paesi Ue o più apertamente dando sostegno diretto a partiti che vorrebbero portare i loro Paesi fuori dalla moneta unica europea, tipo la Lega, il Rassemblement National, l’AfD eccetera. Perché anche la strategia con l’Ue è ambigua: disarticolare un concorrente, ma anche sfruttarlo.

Rosneft cambierà valuta per tutti i prodotti venduti, dal greggio ai derivati e ai petrolchimici. La Reuters ha ottenuto un’informazione da un dealer che lavora abitualmente con la società russa, il quale dice che la decisione è già operativa. A chi fa affari con la compagnia, che si ricorda è controllata dallo Stato, è arrivata nei giorni scorsi la notifica di far riferimento al tasso di cambio euro/dollaro del giorno precedente al contratto; una necessità visto che il petrolio è trattato globalmente in dollari, ma l’Euro è la novità. E non è escluso che una decisione del genere sia presa prossimamente dal gigante del gas russo, Gazprom, perché sul tema anti-Dollaro il Cremlino è deciso a non tornare indietro.

 

 


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