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Giorgio Squinzi, un chimico vincente. Il ricordo di Pirani

È vero: Giorgio Squinzi è stato un grande imprenditore. Mi sono emozionato quando oggi ho ascoltato le parole di Carlo Bonomi che ha commemorato l’ex presidente di Confindustria prima di iniziare il suo discorso al Teatro della Scala di Milano.

Ha detto il presidente di Assolombarda: “Squinzi ha reso grande la sua impresa nel mondo, oltre a essere stato un grande sportivo e un grande mecenate. Ha onorato l’Italia, ha difeso con un cuore da leone l’impresa e gli imprenditori italiani. Non lo dimenticheremo mai”. Mi permetto di aggiungere: è stato un interlocutore leale col sindacato confederale e nel rapporto, in particolare, con la categoria che rappresento. Volle esserci alla manifestazione nazionale della Uiltec che si svolse l’11 ottobre 2013 al Teatro Brancaccio di Roma per dibattere sul tema, sempre attuale, “Meno tasse sul lavoro e più occupazione per una nuova politica industriale”.

Era una delle mie prime uscite pubbliche come segretario generale del sindacato dei lavoratori dei tessili, dell’energia e dei chimici, dopo esser stato per quasi tre lustri nella sede confederale della Uil ad occuparmi di industria e contrattazione. Lui col suo stile sobrio, ma determinato, fece capire subito di che pasta era fatto. Era reduce da una competizione finita sul filo di lana per la conquista del vertice industriale di via dell’Astronomia a Roma. Per la leadership di Confindustria, lui imprenditore chimico di Sassuolo ed amministratore della Mapei fondata dal padre Rodolfo, aveva corso in competizione con Alberto Bombassei, industriale metalmeccanico del bergamasco, patron della Brembo, superandolo nel rush finale per una manciata di voti.

La disfida era avvenuta nel primo giorno di primavera del 2012 ed il risultato del voto tra i componenti della giunta confindustriale lo aveva visto prevalere per 92 preferenze contro le 82 del rivale. Insomma, un chimico vincente che aveva fin da subito proclamato il suo intento: “Questa presidenza di Confindustria per me è una missione”. Aveva conquistato il podio più alto degli imprenditori italiani paragonando la vittoria a quelle di un velocista della squadra ciclistica, lo spagnolo Oscar Freire, che portava il nome della sua azienda: “Veniva sempre fuori negli ultimi cinquanta metri e batteva tutti”. Il Milan, la squadra di cui era tifoso, fino ad allora era un club che vinceva facile. Forse anche per questo si comprò la società di football della sua piccola città, portandola dalla serie C2 alla massima serie. Un’altra prova di come raggiungeva l’obiettivo ogni qualvolta si prefiggeva una meta. Un chimico vincente a 360 gradi!

Prima di diventare il leader di Confindustria era stato presidente di Federchimica e vicepresidente di Assolombarda. Aveva un cruccio. Aveva un desiderio vedere il Paese tornare a crescere ridando centralità al settore manifatturiero e garantendo un rilancio attraverso il dialogo coi sindacati confederali per la riforma del modello contrattuale. Durante il suo mandato non è riuscito a cogliere questo risultato e, conoscendolo, credo che se ne sia rammaricato molto.

I primi segni della malattia lo avevano colto negli ultimi tempi della sua presidenza confindustriale, ma anche in questo frangente ha combattuto con quel cuore di leone, che oggi ha ricordato Carlo Bonomi davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e all’Assemblea di Assolombarda. Tutti in piedi! Anche chi scrive queste righe col dolore del distacco terreno. Un chimico che ci mancherà.



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