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Ankara gela Washington. Avanti con l’attivazione degli S-400 russi

La Turchia ci ripensa. Per l’ennesima volta. E così dopo aver preso tempo, appena la scorsa settimana, con il presidente Trump sull’attivazione del sistema missilistico russo, S-400, oggi ha fatto sapere di essere pronta a rendere effettivamente operative le batterie non appena finirà il training tecnico di chi dovrà gestirle. “Non appena questo processo sarà ultimato – ha dichiarato il ministro della Difesa, Hulusi Akar – procederemo con tutte le attività pianificate”.

Uno smacco per Washington, dove, appena la settimana scorsa, Trump ed Erdogan si erano mostrati sorridenti e affiatati alle telecamere, annunciando nuovi accordi commerciali e assicurando che fra i due Paesi era tornata una grande sintonia. Invece il problema più grosso rimane sul tavolo e fra poche settimane su una parte del territorio Nato sarà operativo un sistema di difesa di fabbricazione russa. Ankara continua a garantire che questo non confliggerà in alcun modo con i sistemi della Nato, ma a Bruxelles come a Washington nessuno si fida delle rassicurazioni della Mezzaluna.

Le reali intenzioni della Turchia si vedranno nei prossimi mesi, quando Ankara dovrà decidere da chi acquistare gli aerei da guerra per aumentare la sua flotta, dopo essere stata espulsa dal programma F-35 proprio a causa dei missili comprati da Mosca.

Trump spera ancora che l’ipotesi di vendere i velivoli da guerra alla Mezzaluna sia praticabile, ma la concorrenza è quanto mai agguerrita. Ci sono i cinesi, ma soprattutto c’è la Russia, con il presidente Vladimir Putin che ha messo la sua proposta sul tavolo: una nuova batteria di S-400, plus gli aerei da guerra Sukhoi Su-35, che sarebbero in parte costruiti sul territorio nazionale turco. Questo è il particolare che sta più a cuore a Erdogan, per il quale la creazione di una industria di difesa autoctona è uno dei primi obiettivi da perseguire nella sua agenda.

Tutto sta a vedere, insomma, quanto ancora la Turchia riuscirà a non irritare sia l’alleato americano sia quello russo. Per il momento il presidente turco è riuscito a giostrarsi molto bene, ottenendo anche quello che voleva nel nord della Siria, ossia il mantenimento di alcune postazioni turche oltre confine.

Ma le decisioni più delicate devono ancora arrivare e soprattutto l’amministrazione Trump ci ha abituato a cambi di orientamento molto rapidi. Proprio in queste ore, infatti, durante un meeting della Nato a Bruxelles, c’è stato un colloquio piuttosto teso fra il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu e la sua controparte americana, il segretario di Stato, Mike Pompeo, con Ankara che ha accusato Washington di non avere rispettato proprio gli accordi sulla Siria e di stare ancora difendendo i miliziani curdo siriani dello Ypg.

Le dichiarazioni di Akar sugli S-400 potrebbero essere in qualche modo collegate a questo aspetto. Un avvertimento, in attesa di prendere decisioni concrete.


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