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Come cambia l’antisemitismo in Europa

La recente attualità porta in cima alle agende politiche il tema della crescita dell’antisemitismo.

L’antisemitismo è tornato in Europa, nonostante la vivida memoria della Shoah. Come ha detto Jonathan Sacks, rabbino capo delle Congregazioni ebraiche unite del Commonwealth, “Never again has become ever again”. I giorni oscuri degli anni Trenta del Novecento sono lontani dal tornare, ma molti fenomeni preoccupanti concernenti l’odio verso gli ebrei e Israele vengono documentati sulla stampa internazionale.
Il sentimento antisemita è cresciuto specialmente in Europa negli ultimi cinque anni, secondo  un censimento dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali. Sono state intervistate oltre 16.300 persone nei 12 paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito) che ospitano il 96 per cento degli ebrei in Europa.

Nel 2016, sono stati segnalati dall’OSCE 1661 attacchi rivolti ai cittadini di fede ebraica. L’Anti Defamation League descrive una situazione in cui un individuo su 4, nella sola Europa Occidentale, cova sentimenti antisemiti.

Gli ebrei sono stati perseguitati, nel piú dei casi, perché rappresentavano l’ “Altro” per antonomasia. Per piú di mille anni, hanno costituito la minoranza non cristiana piú numerosa in Europa. Nel Medioevo, l’odio aveva un fondamento religioso. La secolarizzazione delle società ha spostato il focus sulla scienza — lo “studio scientifico della razza”. Storie di complotti per controllare i governi, come i Protocolli dei Savi di Sion pubblicati dalla polizia segreta zarista, produssero il primo pretesto per uccisioni di massa, i pogrom.Oggi, sono odiati per la loro nazione. Un collegamento tra le comunità ebraiche e Israele nella coscienza dell’opinione pubblica mondiale associa i membri in tutto il mondo con le operazioni militari di Israele. Durante le operazioni a Gaza, il Centro Kantor per lo studio dell’ebraismo contemporaneo europeo, istituito presso l’Università di Tel Aviv, ha pubblicato su Internet alcune raccolte d’immagini che illustrano dimostrazioni contro la guerra. All’interno delle citate raccolte, ci sono dei cartelli dei dimostratori che combinano una svastica con la stella di David, motti antisemiti, vignette e fotografie d’una natura non-semitica di persone che protestano contro la guerra e l’occupazione. La presenza d’elementi razzisti, antiebraici, durante le proteste, compresi deprecabili slogan come “Tornate nelle camere a gas!” o “Sei milioni sono troppo pochi”, ha reso indefinibili i confini tra l’antisemitismo e la critica alla politica di colonizzazione del governo israeliano o alla condotta verso i palestinesi.
Secondo un’indagine dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, il 48 per cento degli ebrei europei intervistati ha sentito o letto l’accusa secondo cui “gli Israeliani si comportano con i Palestinesi come i nazisti con gli ebrei”.
Sono stati rilevati episodi d’attacchi mirati a ledere l’incolumità degli ebrei, o l’integrità dei luoghi ebraici — sinagoghe, centri comunitari, scuole, cimiteri, monumenti — e proprietà private. Un’analisi rilasciata dallo European Jewish Congress riporta 554 incidenti di natura antisemita a livello globale nel solo 2013. Nel 2012, ne sono stati documentati 686. Il numero piú alto d’incidenti a livello nazionale, 116, è stato rintracciato in Francia, dove risiede la piú grande comunità ebraica europea, circa 600.000 persone.

La conseguenza di questo stato di cose è un generale esodo degli ebrei europei verso Israele, tant’è che un ebreo su quattro ha scelto di lasciare il vecchio continente.

Ai vecchi stilemi antisemiti se ne aggiungono oggi di nuovi, travestiti da critiche a Israele ma in realtà motivati da odio verso gli ebrei in quanto tali. L’israelofobia appare la più diffusa forma d’antisemitismo nei giorni nostri.

Stando l’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, le categorie di autori dei più gravi episodi di molestie antisemite subite dagli intervistati menzionate più di frequente vedono un numero maggiore di persone di orientamento islamico e di sinistra, rispetto a quelle di destra.

Il problema è particolarmente acuto in Gran Bretagna, dove un sondaggio ha mostrato che il 40 per cento degli ebrei sta pensando di emigrare in caso di vittoria di Jeremy Corbyn, il leader laburista accusato di antisemitismo, alle prossime elezioni politiche.

La ministra degli esteri svedese Margaret Wallstrom ha accusato pubblicamente Israele di compiere “esecuzioni extragiudiziarie”.

Ogni 25 aprile, le manifestazioni abbondano di simboli antisemiti e contro lo Stato di Israele.

Pesa inoltre molto l’antisemitismo di matrice islamica, la cui origine affonda nell’odio religioso ma viene alimentato dalla retorica palestinese e dall’ideologia islamista, sfociando anche in violenze e forme di terrorismo.

Il Dipartimento di Stato americano identifica l’antisemitismo con le 3 “D”: Delegittimazione di Israele, Demonizzazione, e Doppio standard.

Come ha scritto Fiamma Nirenstein, già parlamentare, in un lungo post sul proprio profilo Facebook, “l’antisemitismo è’ una forma di odio genocida che oggi, provenendo più largamente da sinistra che da gruppi di estrema destra, ha il suo appuntamento fra i nazifascisti e gli estremisti di sinistra e islamici sulla delegittimazione dello stato di Israele, l’ebreo collettivo.”

L’antisemitismo coinvolge oggi più la sinistra che la destra, è un dato che va recepito anche nei lavori della commissione proposta dalla senatrice Segre.

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