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Il caos politico e la saggezza di Giorgetti. La nota di Vespa

In una situazione di allarme rosso spuntano gocce di saggezza: la disponibilità di Andrea Orlando, vicepresidente del Pd, a discutere di riforme con la Lega (anche se l’intervista è stata rilasciata all’Huffington Post prima del voto sulla piattaforma Rousseau sulla presenza alle prossime elezioni regionali, voto che ha ulteriormente indebolito la leadership di Luigi Di Maio) e quella ribadita da Giancarlo Giorgetti al Corriere della Sera nella quale il “saggio” del Carroccio parla chiaramente di “crisi di sistema”.

Riassumiamo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non sa a chi dare i resti: crisi aziendali, liti sulla legge di bilancio, scontro sul fondo europeo salva Stati per il quale è ai materassi con Matteo Salvini, con accuse reciproche di bugie e alto tradimento. Di Maio è a fine corsa: la debolezza dopo il crollo dei consensi è ingigantita dal voto della base che lo costringe a partecipare alle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria, con tanti saluti agli Stati generali del Movimento che dovrebbero tenersi a marzo. Nicola Zingaretti ha problemi interni al Pd e di coalizione dove, tra le tante difficoltà, c’è la necessità di evitare la riforma Bonafede sulla prescrizione che non vuole nessuno tranne i giustizialisti grillini.

Sull’altro fronte, l’unica tranquilla finora è Giorgia Meloni che sul bordo del fiume continua a pescare voti. Silvio Berlusconi ha qualche difficoltà interna e anche Salvini ha più di un problema, nonostante sia l’unico leader ad aumentare i consensi sia al governo che all’opposizione. Le varie emergenze aziendali, dall’Ilva all’Alitalia, e la legge di bilancio fanno dimenticare altre criticità: il Russiagate, su cui comunque ci saranno sviluppi, e le inchieste aperte per le decisioni assunte da ministro dell’Interno sull’immigrazione. L’archiviazione decisa sul caso Alan Kurdi soddisfa giustamente Salvini che ne approfitta per ribadire che fermare gli sbarchi non autorizzati di immigrati non è reato e che in un futuro governo rifarebbe le stesse cose.

Purtroppo non tutte le inchieste sono uguali. In quel caso la Alan Kurdi si diresse verso Malta dopo il no italiano allo sbarco mentre i problemi per Salvini potrebbero essere altri: oltre alla recente nuova inchiesta aperta ad Agrigento sulla Open Arms, ora all’attenzione della procura di Palermo che deve inoltrare le proprie valutazioni al Tribunale dei ministri del capoluogo siciliano, si dimentica che tra meno di un mese sarà nota la decisione del Tribunale dei ministri di Catania sul caso della Nave Gregoretti della Guardia costiera: alla fine di luglio 116 migranti sbarcarono al porto di Augusta (Siracusa) dopo alcuni giorni a bordo della nave e il 21 settembre la procura di Catania ha avanzato al Tribunale dei ministri proposta di archiviazione.

Il Tribunale ha 90 giorni di tempo per decidere ed è un caso simile a quello della Nave Diciotti: se deciderà di archiviare, finirà lì; se invece chiedesse nuovamente un’autorizzazione a procedere per il reato di sequestro di persona, probabilmente la Giunta delle immunità del Senato la concederebbe, visti gli attuali rapporti con il M5S.

A quel punto, Salvini andrebbe a processo come martire della lotta all’immigrazione, i suoi consensi aumenterebbero vertiginosamente e, in caso di possibile condanna anche in primo grado, subirebbe la tagliola della legge Severino. Uno scenario da “fine di mondo”.

Torniamo dunque al Giorgetti in versione Grillo parlante perché sa che, stando così le cose, riuscire a governare per la Lega sarebbe impossibile. Già una volta è stato smentito da Salvini, ma lui non demorde e propone un tavolo per le riforme per discutere seriamente e in modo bipartisan del futuro dell’Italia, aggiungendo zucchero come la recente non contrarietà del leader leghista a Mario Draghi al Quirinale o tenendo aperta la porta al Ppe nel Parlamento europeo. Subito dopo le elezioni del 2018 un esponente di primo piano del Carroccio sosteneva che, vista la situazione di stallo, l’obiettivo di Giorgetti era un governo di scopo con due obiettivi: la Legge di bilancio e una nuova legge elettorale per tornare al voto nel 2019. Le cose andarono diversamente e oggi ne vediamo le conseguenze. Non è che stavolta si può evitare di dare martellate al Grillo parlante?


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