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Altro che partito, ai cattolici serve un sinodo. Il commento di Cristiano

Il vescovo statunitense McElroy ha dichiarato in questi giorni che la chiesa americana è alla deriva e un sinodo sulla situazione dei cattolici statunitensi sarebbe urgente. Le sue parole si adattano bene, a mio avviso, anche alla situazione italiana. Dove però sui giornali si parla di più dell’opportunità di un partito cattolico piuttosto che di un sinodo sulla situazione del cattolicesimo italiano.

Ma davvero qualcuno in Italia avverte l’esigenza di un partito cattolico? I tempi del non expedit sono lontani, i Patti Lateranensi sono stati grazie al cielo riscritti, il pericolo dell’ateismo comunista è un lontano ricordo, non è un bene che sia un lontano ricordo anche il partito dei cattolici? Tutto sommato nello stesso manifesto di Zamagni e altri non si parla di partito solo di cattolici.

Resta invece che la situazione della nostra vita civile non brilli. Si potrebbero fare infiniti esempi: serve? Non serve, credo. Serve però dire che se la nostra vita civile non brilla e questo riguarda anche la Chiesa italiana, che è parte di questo momento difficile, nel senso che vi è coinvolta. Non sarebbe un sinodo della Chiesa in Italia la sede migliore per discutere di questo, per vedere cosa serva e cosa manchi? Non sarebbe questa la strada migliore per ottenere quel rinnovato impegno dei cattolici anche nella vita italiana auspicato in queste ore dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti? Eppure la sua intervista ad Avvenire di sinodo non parla. Eppure servirebbe se davvero ci fossero i segni di un qualche smarrimento.

Non penso a cosa significhi la difficoltà vocazionale, che significa che la Chiesa vive nel tempo più che nelle regole. C’è questo, ma c’è molto altro. Per esempio un discernimento sinodale sul fatto che in alcuni ambienti cattolici italiani sta entrando davvero il virus dell’etnonazionalismo non sarebbe importante? È importante parlare con qualche politico famoso o aprire anche su questo una riflessione ecclesiale, sinodale? Ragionare insieme, come Chiesa di popolo, dei giovani con i giovani cattolici, dei disoccupati con i disoccupati cattolici, degli imprenditori con gli imprenditori cattolici, delle donne con le donne cattoliche, le donne casalinghe e cattoliche, le donne divorziate e cattoliche, le vittime del maschilismo cattolico e cattoliche, dei meridionali con i meridionali cattolici, degli studenti con gli studenti cattolici, le studentesse cattoliche e altro ancora; no?

E i preti cattolici avranno piacere di dire la loro, o sono soltanto i vescovi che devono parlare di Chiesa? Capire cosa sia la “speranza cristiana” per un Paese come il nostro, immerso nei tumulti mediterranei che non capiamo e non conosciamo, parlare delle nostre periferie o delle nostre aree metropolitane con chi le vive cristianamente, non servirebbe alla Chiesa italiana? Forse non servirebbe ad alcuni vescovi, quelli che non hanno voluto neanche eleggere direttamente il loro presidente come li ha scongiurati di fare il Papa. Al riguardo: quasi nessuna conferenza episcopale ha un segretario vescovo, ma quella italiana sì. Aiuterà questa immodificabile consuetudine a capire meglio la situazione del clero, della vita parrocchiale? Mettendo questo e tanto altro insieme: è un partito dei cattolici quello che aiuterà la Chiesa italiana a riscoprire cosa sia la “speranza cristiana” per un Paese, o un sinodo?

Se la nostra vita civile appare un po’ deficitaria e per qualche verso in difficoltà in buona parte dipende dalla difficoltà di far crescere la capacità di vivere insieme: settentrionali e meridionali, italiani e stranieri, ricchi e poveri, credenti e non credenti, maschi e femmine, malati e robusti, anziani e giovani, genitori e figli, nonni e nipoti. Questo vivere insieme migliorerà con un partito cattolico o con un partito che dimostri nella sua formazione la voglia e la possibilità di vivere insieme? Un sinodo della Chiesa in Italia potrebbe aiutare anche in questa prospettiva, se -ad esempio- raccogliendo finalmente l’indicazione di Papa Francesco, ragionasse su cosa la Chiesa in Italia potrebbe fare per essere di più Chiesa in uscita, e in certe zone “ospedale da campo”.

La “speranza cristiana”, si legge in fin dei conti non in un documento di questo Papa così poco seguito dall’episcopato italiano ma nel catechismo, “si sviluppa fin dagli inizi della predicazione di Gesù nell’annuncio delle beatitudini. Le beatitudini elevano la nostra speranza verso il cielo come verso la nuova terra promessa.” Rinfrescare la memoria sulle beatitudini è sempre opportuno: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.”
Se la Chiesa cattolica in Italia vuole ridare un po’ di speranza cristiana all’Italia, più che un partito dovrebbe fare un sinodo.

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