Dopo il gancio di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, si è aperto un dibattito “alto” sulla provenienza della forza sovranista, non solo in Italia. Le cause, gli effetti e gli intrecci con la crisi dei partiti della seconda repubblica sono al centro di una serie di valutazioni che toccano anche la forza elettorale di Salvini-Meloni. E l’ex capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto sul tema ha provato a fare un’analisi ad ampio spettro.
Perché la destra è così forte in Europa?
Per dei dati strutturali e sovrastrutturali, come ho scritto oggi sul Riformista. Partiamo dal fatto che si sono avvicendati una serie di fatti economici e sociali specifici come la globalizzazione, la finanziarizzazione fortissima delle economie più rilevanti, accompagnata da una deregolamentazione e dall’adozione di una politica economica restrittiva in Europa a fronte di una recessione e della crisi greca. Elementi che hanno sconvolto il quadro precedente che costituiva il presupposto e il retroterra, per un verso della socialdemocrazia, e per l’altro dei partiti popolari centristi.
Partiamo dalla globalizzazione: cosa non è stato fatto?
Non è stata quella prevista dai liberisti e dai neo marxisti: altro che ennesimo trionfo dell’occidente. Esplosi alcuni dei Paesi Brics, come Cina e India, lì si è attenuata la povertà ma poi in Europa è accaduto l’opposto e negli Usa un qualcosa di più contraddittorio con una buona parte delle industrie manifatturiere entrate in crisi, così come in Inghilterra.
Islamismo e terrorismo cosa hanno rappresentato?
Due elementi che rappresentano fattori oggettivi che hanno influenzato la geografia politica. Ma c’è il dato soggettivo: ricordo il volume di un autore marxista, Georgij V. Plechanov, intitolato “La funzione della personalità nella storia”. Paradossalmente oggi le maggiori leadership sono tutte a destra. Non c’è un leader di sinistra che svetti: questo conta non poco. E non dimentichiamo il potere della rete.
Ovvero?
A partire da Putin, ma passando poi anche per i “nuovi” soggetti italiani, prima M5S e dopo Lega, è stato compreso quanto fosse enorme l’uso politico di internet. Putin lo ha adottato per intervenire nella campagna elettorale americana, nella Brexit e sul referendum spagnolo sostenendo tutte le forze di destra in Europa per mettere in crisi l’Ue. In seguito Lega e M5S hanno utilizzato in modo ossessivo i social network, rispettivamente con la Bestia e con la piattaforma Rousseau. Non c’è paragone tra il modo con cui gli antisistema usano la rete e il modo dilettantesco con cui lo usano le forze centriste e di sinistra.
Che ruolo ha giocato il cambio di leader nel centrodestra di ieri, divenuto oggi destracentro?
Berlusconi è sostanzialmente finito, come forza egemone, tra il 2011 e il 2013: la sua stessa azienda da alcuni anni per mettersi al riparo sostiene molto più Salvini che Berlusconi. Penso a talk show in cui di berlusconismo ormai c’è poco. Una summa questa per poter spiegare il fenomeno destra.
E l’immigrazione?
Quella buona nessuno la vede, si inserisce nelle pieghe del sistema produttivo. Quella meno buona, di chi sta fuori dal sistema, si tramuta in fenomeni di microcriminalità, colpendo come un pugno in faccia non chi abita nei quartieri bene ma chi vive in periferia, sommando la propria disperazione alla rabbia per una convivenza complessa. Lo si può leggere facilmente in una città come Roma, dove la periferia un tempo rossa oggi è nera o verde. Solo il centro vota per il Pd.
Al contempo quali e quante le falle della sinistra, proprio mentre il Pd sembra guardare più al Pds che al Lingotto?
Vale il motto “chi è causa del proprio male pianga se stesso”. Il Pds a suo tempo ha creduto di praticare una scorciatoia ma senza fare ciò che gli chiedevano i miglioristi con una scelta a favore della socialdemocrazia in alleanza al Psi. Odiando i socialisti e Craxi, senza approdare organicamente al riformismo, hanno virato sulla scorciatoia dell’uso politico della giustizia. Così facendo hanno ottenuto certamente dei risultati, liquidando Craxi, eliminando i partiti laici e ridimensionando la Dc, ma alla fine si sono ritrovati prima contro Berlusconi, senza mai batterlo, e adesso contro M5S e Lega. Oggi il paradosso storico che si conclude è che i vari Gentiloni, Zingaretti e Franceschini non si trovano dinanzi all’alleanza con quei rompiscatole dei socialisti, ma stanno col piattino in mano a inseguire Conte e Di Maio, con scossoni di vario genere.
Quali?
Penso alla scissione di Renzi e alle oscillazioni di Zingaretti che non credo abbia il taglio del leader politico. Ricordiamo che aveva addirittura dato il via libera a Salvini per le elezioni anticipate, al solo fine di liberarsi della maggioranza renziana in Parlamento. Oggi da un lato subisce l’egemonia del M5S e dall’altro tenta di scartare, ma guardando al Pds di ieri.
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