È di vitale importanza assicurare un futuro all’industria italiana e a quella manifatturiera in particolare. A questo proposito, anche i sindacati confederali stanno pensando ad una mobilitazione generale su diversi temi, tra cui quello della soluzione alle tante vertenze industriali tuttora aperte. In ambito industriale bisogna lavorare per determinare un irrobustimento dimensionale delle imprese nazionali che operano all’interno dei confini nazionali, perché ciò significa un’apertura di rilievo nei confronti dei mercati internazionali, un dinamico miglioramento nella specializzazione attraverso buone pratiche consolidate. E può soprattutto, aiutare il Paese che economicamente è sempre più divergente dal resto d’Europa: Se gli altri corrono, noi procediamo a piccoli passi. Sciogliere i nodi sulle scelta da fare in tema di politica industriale significa modernizzare le fondamenta tecnologiche attuali, migliorare la gestione organizzativa, ampliare le competenze per riuscire a reggere la competizione sui mercati internazionali. Anche delle buone relazioni industriali possono aiutare il sistema ad uscire dal vicolo cieco della crisi.
Oggi la produzione industriale è calata rispetto a quella di dieci anni fa di ben dieci punti percentuali. Il quadro specifico dell’attività manifatturiera è ancora peggiore, come certificano i dati del centro studi di Confindustria, in quanto rispetto al massimo ante-crisi dell’aprile 2008, in settembre si è registrato ancora un calo di oltre il venti per cento. Per accrescere la produttività bisogna insistere sull’innovazione e su moderne tecnologie, ma è necessario anche assicurare produzioni industriali di livello qualitativo e quantitativo da siti ubicati sul territorio nazionale. Si discute se l’Italia sia ancora il secondo paese manifatturiero d’Europa, o se sia scesa al terzo posto di questa classifica continentale. Solo una continuità produttiva di eccellenza nel settore manifatturiero può permetterle di recuperare le posizioni perdute.
L’industria è l’unica via praticabile. Occorre anche un’energica e convinta azione di governo per ridare slancio alla produzione in Italia. Non è un obiettivo facile, ma è essenziale dato che il Pil è attestato su livelli inferiori del 4,3% rispetto al 2007, cioè rispetto all’anno che ha preceduto la grande crisi. Non basta affermare che il tempo perduto si recupera con il piano di Industria 4.0, ribadendo che non è uno slogan, ma una scelta reale. La crescita bisogna determinarla con una politica coerente, univoca ed efficace. Questa politica così definita tuttora non c’è. Deve esser chiaro che la ricchezza si crea con scelte sostanziali a cui devono seguire azioni possibili.