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Così la crisi delle piccole banche spaventa Pechino

Non è il caso di scomodare Lehman Brothers, il più grande e disastroso crack bancario dell’era moderna (8639 miliardi di debiti, di cui 155 solo in obbligazioni). Ma per l’effetto sistemico che potrebbe avere, come fu per Lehman, allora il discorso regge. La Cina sta scoprendo in queste settimane le crisi bancarie. Sono lontane, almeno per ora, scenari di grosse banche a corto di patrimonio, ma il sistema delle piccole banche locali sembra stia scricchiolando. Per l’economia del Dragone si tratta di un pilastro dal momento che, al netto delle grandi metropoli e piazze finanziarie come Shanghai e Pechino, il grosso della Cina è fatto di province, con una classe media bisognosa di prestiti. E sono proprio quei piccoli istituti ad essere finiti in crisi di liquidità.

L’economia della Cina sta rallentando e questo non ha fatto che aumentare lo stock di crediti in sofferenza degli istituti. Ma mentre i grandi istituti sono riusciti a fronteggiare l’emergenza, addirittura abbassando il volume delle sofferenze, per le piccole banche commerciali di provincia non è stato lo stesso. E i risparmiatori sembrano essersene accorti. Come scrive oggi il Financial Times, la scorsa settimana a Yichuan, una città nella provincia centrale dell’Henan, decine di depositanti hanno ritirato i loro risparmi. Finora Pechino ha salvato tre banche regionali in difficoltà. Baoshang Bank, Bank of Jinzhou e Hengfeng Bank, all’inizio di quest’anno. Secondo la China Banking and Insurance Regulatory Commission, le banche regionali, comprese le banche commerciali cittadine e le banche rurali, rappresentano oggi il 31,2% delle attività totali del settore bancario.

Non può stupire dunque se proprio oggi l’autorità bancaria cinese ha annunciato provvedimenti ad hoc per i piccoli istituti. Pochi giorni fa Formiche.net ha dato conto delle difficoltà delle banche virtuali cinesi di penetrare nel mercato di Hong Kong non certo immune dagli effetti della protesta anti-cinese. Pechino ha deciso di dare vita a una serie di ricapitalizzazioni mirate con cui rafforzare i patrimoni delle banche finite in crisi e scongiurare effetti sistemici sull’economia del Dragone. Non solo. Pechino potrà anche intervenire direttamente sulla governance degli istituti in difficoltà. Il numero due dell’autorità bancaria, Zhou Liang, ha parlato di “interventi chirurgici” ma comunque su larga scala.

I timori di Pechino li ha spiegati lo stesso Liang. “Le banche più piccole sono piccole istituzioni finanziarie per dimensione, ma comportano un grande rischio di ricaduta”, ha affermato Zhou. “Il settore più piccolo sta affrontando rischi a causa di una difficile situazione macroeconomica sia in patria sia all’estero, a cui sta seguendo una cattiva gestione presso gli istituti più piccoli”.

 

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