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La partita dell’Emilia Romagna si gioca su infrastrutture e sanità. La visione di Bignami (FdI) e Zappaterra (Pd)

È indubbio che l’appuntamento elettorale delle regionali in Emilia Romagna sarà nevralgico non solo per la regione ma per il Paese. Nella storica roccaforte del (fu) gran partito, si giocano interessi che lambiscono anche gli equilibri dei Palazzi romani. La data del 26 gennaio è sempre più vicina e la campagna elettorale procede a tambur battente.

Tra i candidati che palmo a palmo stanno battendo “la provincia” profonda, ci sono senza dubbio il deputato di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami e il consigliere regionale del Pd, Marcella Zappaterra. Partendo da un discorso di massima sulle prospettive di vittoria e sull’importanza della stessa per il partito di riferimento emergono i cardini di due prospettive agli antipodi.

A detta di Bignami questa tornata elettorale è da considerarsi come “doppia”: “Da un lato – argomenta il deputato di FdI – c’è in ballo il governo regionale, dall’altro quello nazionale. Sul versante regionale non condivido questa idea di efficienza che si vuole affermare dell’Emilia Romagna, anzi, ci sono tante criticità che mi portano a dire che in Emilia Romagna se si sta ancora bene non è grazie al Pd, ma nonostante il Pd. Su quello nazionale è evidente che se perdono anche l’Emilia Romagna significherebbe che il popolo italiano proprio non ne vuole sapere di questo governo rossogiallo”. Dunque l’unica prospettiva possibile, qualora dovesse configurarsi questo scenario, sarebbero “nuove elezioni”.

A detta di Zappaterra le elezioni peseranno molto soprattutto perché in ballo c’è “un modello di convivenza che ha creato benessere; c’è una cultura dell’inclusione che ha reso questo benessere più diffuso; c’è un’idea di democrazia, che ha favorito la partecipazione delle forze sociali ed economiche allo sviluppo del territorio; c’è una visione di società che considera essenziale ricercare la coesione sociale e territoriale”. Sulla situazione governativa l’analisi della dem è piuttosto tranciante: “Se Bonaccini vince non credo cambierà alcunché nel rapporto con i nostri alleati, mentre di sicuro entrerà in crisi l’idea di invincibilità che Salvini finora ha trasmesso”. Da questo punto di vista, prosegue la piddina, le priorità vanno individuate in un “welfare ancora più moderno capace di rispondere alle esigenze diffuse che sono ancora più forti nelle periferie e nei piccoli centri. Dalla casa, ai trasporti, al nido, al sostegno ai disabili anche attraverso i progetti sulla montagna e sulle aree interne sono priorità assolute”.

L’attenzione di Bignami, coerentemente con le battaglie di sempre, si sposta sul nodo infrastrutturale dalla bretella Sassuolo Campogalliano, il Passante di Bologna, la Cispadana, il Porto di Ravenna. Infrastrutture di cui, conferma l’esponente di Fratelli d’Italia, “la regione avrebbe necessità anche per sviluppare l’economia locale, ma che non vengono realizzate con ciò che ne consegue”. Ma il nodo vero, nella terra delle tagliatelle e della salama da sugo, rimane la sanità. Non foss’altro perché nel comparto, considerando tutto l’indotto assorbe il 70% del bilancio regionale, circa 11 miliardi di euro. “Abbiamo Asl come quella della Romagna che pesano 2,1 miliardi di euro, o quella di Bologna, 1,8 miliardi”, dice Bignami, “cifre impressionanti”. Peraltro, malgrado questo la gente “non avendo più servizi nelle periferie si sposta in città, dove comunque sono sempre meno i posti letto: da, 16.000 a poco più di 13.000 in 10 anni a livello regionale. Provocando l’intasamento dei tempi per gli interventi chirurgici, i pronto soccorso, gli esami”.

Il consigliere regionale Pd la vede in tutt’altro modo – ça va sans dire – e spiega che “il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna si conferma tra i più performanti in ogni monitoraggio, compresi quelli fatti durante il governo sostenuto dalla Lega. È motivo di soddisfazione innanzitutto per le migliaia di professionisti e operatori che ci lavorano”.

E l’alleanza coi 5 Stelle? “Vedremo quali saranno le conclusioni del confronto”, dice Zappaterra. “Se facessero l’accordo qui – stiletta Bignami – dove è nato il M5S e dove si è tenuto il primo VaffaDay, sarebbe surreale. Ma mi aspetto di tutto ormai”. Già, c’è da aspettarsi davvero di tutto.

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