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Così porterò a Las Vegas il meglio delle startup italiane. Parla Fantinati (M5S)

Puntualmente, come accade dal 1967 a questa parte, dal 7 al 10 gennaio prossimo, a Las Vegas, si terrà il Consumer electronics show (Ces), la fiera dell’elettronica di consumo allestita dalla Consumer Technology Association negli Stati Uniti d’America e che da 52 anni rappresenta il più importante evento mondiale del settore con migliaia di ospiti da tutte le parti del mondo. Desiderosi di acquisire e possibilmente importare, tutte le ultime tecnologie. Quest’anno, della delegazione italiana farà parte Mattia Fantinati, deputato del M5S e fino al settembre scorso sottosegretario della Pa.

Fantinati, che cosa si aspetta di trovare al Ces 2020?

Innanzitutto quello che mi aspetto di trovare sarà l’evoluzione futura della nostra società, mentre quello che mi aspetto di portare è un contributo di chi vive le istituzioni italiane. E questo perché l’evoluzione deve essere un qualcosa al servizio della popolazione e delle istituzioni e proprio in questo senso va declinata.

Parteciperà a qualche panel specifico?

Sì, a quello dedicato all’intelligenza artificiale per verificare i suoi aspetti che si possono legare alla vita reale. Credo sia importante con l’edizione prossima, comprendere lo scenario futuro dell’evoluzione tecnologica. E quanto quest’ultima possa essere in grado di impattare positivamente sulle istituzioni.

A proposito di tecnologia al servizio delle istituzioni, la nostra Pa è una macchina gigantesca e piena di problemi. Quanto siamo indietro rispetto agli altri sistemi?

Abbiamo un gap certamente rispetto a molti altri Paesi, ma credo sia recuperabile e colmabile. Ma per farlo bisogna cambiare la mentalità della Pubblica amministrazione. La prima cosa da fare è lavorare sulla formazione dei dipendenti della Pa. Vanno arruolati molti giovani esperti di materie informatiche e digitalizzazioni. In più occorre lavorare su quelle aree rurali dove la digitalizzazione non è partita. Formazione e lavoro sui territori sono le basi. E comunque l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri Paesi, su certi strumenti.

Per esempio?

Penso al progetto PagoPa, che è una nostra eccellenza. Addirittura questo progetto è stato ampiamente sostenuto da alcuni importanti esperti e professori americani, che l’anno eletto a modello per le amministrazioni del mondo. Naturalmente non basta, ma è comunque un punto di partenza.

La battaglia del governo per i pagamenti elettronici va dunque in questa direzione…

Sì, perché passando per esempio alla fatturazione elettronica abbiamo assistito a un progressivo allineamento delle imprese in questo senso. Credo che garantire una migliore tracciabilità dei pagamenti aiuti la lotta all’evasione, ma soprattutto si razionalizza parte della spesa in burocrazia. Faccio un esempio, nei mesi scorsi la polizia locale ci aveva chiesto di unire i database locali con quelli nazionali, in modo da capire se un delinquente fosse in qualche modo ricercato anche a livello nazionale.

Una Pa digitale ed efficiente però richiede investimenti, dunque soldi. Nell’ultima manovra c’è traccia di questo sforzo?

Qualcosa è stato fatto, lo sforzo c’è stato ma si può e deve fare di più. La manovra doveva soprattutto scongiurare l’aumento dell’Iva e questo è stato fatto. I fondi rimasti non sono molti. Però è uno sforzo che vale la pena fare perché se io spendo lì per lì per la Pa, poi nel tempo rientro della spesa grazie ai guadagni in efficienza e velocità. Dunque si tratta di un investimento a tutti gli effetti. Spendere nel digitale ha sempre un ritorno.

Torniamo al Ces. L’Italia potrà imparare qualcosa di utile per la sua Pa?

Stiamo parlando della fiera più importanti per le nuove tecnologie. E io personalmente porterò con me qualche startup innovativa. Io porterò il mio contributo ma soprattutto imparerò tanto. Perché se è vero che l’Italia ha molto da imparare dagli altri Paesi, allora è anche vero che ha qualcosa da insegnare, io di questo sono sicuro.

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