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Ecco come la California chiude il mercato a Fca

La California gioca un brutto scherzo a Fca. Lo Stato più ricco degli Usa (2.700 miliardi di Pil, una volta e mezzo quello italiano) ha deciso di mettere al bando le case automobilistiche che si sono alleate al presidente Usa, Donald Trump. Smettendo di acquistare, per le sue flotte statali, i veicoli fabbricati da General Motors, Toyota, Fiat Chrysler e dagli altri gruppi che si sono schierati con la Casa Bianca nella battaglia per privare la California della propria autonomia sulla regolamentazione delle emissioni inquinanti delle vetture. E così il costruttore nato nel 1899 a Torino e fresco di accordo con Psa, potrebbe ben presto perdere uno dei mercati strategici negli States.

Tra il 2016 e il 2018, la California ha acquistato 58,6 milioni di dollari di modelli di General Motors, 55,8 milioni di Fiat Chrysler, 10,6 milioni di Toyota e 9 milioni di Nissan. Ma proprio il mese scorso, Gm, Toyota, Fca e altri membri della Global automakers trade association hanno appoggiato il tentativo dell’amministrazione Trump di impedire alla California di stabilire propri standard di emissioni, che sono molto più rigidi di quelli desiderati dalla Casa Bianca.

E così, a partire da gennaio, la California del governatore democratico Gavin Newsom acquisterà veicoli prodotti esclusivamente da produttori che riconoscono la sua autorità sulla questione emissioni. Il che vuol dire, porte aperte per Ford, Honda, Bmw e Volkswagen, che a luglio hanno siglato un accordo con lo Stato nel quale si impegnano a rispettarne gli standard dell’ex colonia spagnola.

Le regole sulle emissioni della California sono state adottate da altri 13 Stati i quali hanno contestato la decisione dell’amministrazione Trump di revocare l’autorità legale dello Stato della West Coast di stabilire norme sulle emissioni di gas di scarico dei veicoli e richiedere un numero crescente di mezzi a zero emissioni. La mossa della California segue una causa separata presentata a settembre dagli Stati pro-California contro la National Highway Traffic Safety Administration che cerca di annullare una determinazione parallela, vicina agli standard più rilassati del presidente Trump. Quest’ultimo, nell’agosto del 2018, ha proposto di congelare i requisiti di efficienza del carburante ai livelli del 2020 fino al 2026, invertendo gli aumenti annui previsti del 5%. I requisiti finali dell’amministrazione Trump sono previsti nei prossimi mesi e sono destinati a incrementare modestamente il consumo di carburante rispetto alla proposta iniziale, con diverse case automobilistiche che prevedono aumenti annuali nell’ordine di circa l’1,5%.

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