La lunga mano della Cina ha raggiunto l’Australia. In queste ore i servizi segreti australiani stanno indagando su possibili interferenze politiche dei servizi d’intelligence di Pechino.
Un cittadino con doppio passaporto cinese e australiano, Nick Zhao, è stato avvicinato da agenti cinesi che gli avrebbero offerto un milione di dollari australiani (circa 680mila dollari Usa). Gli interlocutori gli avrebbero offerto di finanziare la campagna elettorale per candidarsi alle elezioni dello scorso maggio con il Liberal Party.
Zhao, riferiscono gli 007, avrebbe rifiutato e denunciato l’intera vicenda ai Servizi segreti (Australian Security Intelligence Organisation). Lo scorso marzo è stato ritrovato morto in una camera d’albergo a Melbourne.
Le autorità australiane stanno indagando dopo che lo stesso programma tv americano “60 Minutes” aveva acceso i riflettori sul giallo. In una puntata il popolare talk show ha intervistato un’ex spia cinese che ha chiesto asilo a Canberra, Wang “William” Liqiang, che ha affermato di avere informazioni sugli 007 di Pechino presenti in Australia e sulle attività cinesi di ingerenza nella politica australiana.
Per l’Australia l’ascesa cinese in Asia rappresenta da sempre una minaccia. Negli ultimi tempi il governo australiano ha impedito alle aziende hi-tech di Pechino, come Huawei e ZTE, di partecipare all’installazione della rete 5G. Le autorità di Canberra hanno inoltre impedito a Huawei di installare un cavo sottomarino per la rete internet tra la Nuova Guinea e Guadalcanal. Il timore manifestato negli ultimi mesi dal governo è che l’espansione politico-militare di Pechino si infiltri nelle isole a Sud del Sud-est asiatico, con l’obiettivo ultimo di acquistare i porti e costruire basi militari per la Marina militare cinese.