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La strategia del governo per lo Spazio (e la crescita). Il punto di Fraccaro

Il governo punta sullo Spazio per far crescere il Paese. Parola di Riccardo Fraccaro, il sottosegretario con delega allo Spazio che oggi ha presieduto la prima riunione del Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali (Comint) dell’era giallorossa. Ha partecipato anche il premier Giuseppe Conte, insieme ai ministri di Difesa e Innovazione Lorenzo Guerini e Paola Pisano, e ai vice ministri, sottosegretari e rappresentanti di tutti i dicasteri coinvolti. Presenti anche il segretario del Comint Carlo Massagli e il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia.

IL VALORE DEL SETTORE

“Il settore dello spazio è di fondamentale importanza per l’Italia, che da anni esercita un ruolo di leadership a livello scientifico e tecnologico grazie al lavoro sinergico di istituzioni, enti di ricerca e industria”, ha detto Fraccaro a margine della riunione a palazzo Chigi. Per questo, ha aggiunto, “il governo intende promuovere una strategia di politica spaziale mirata, con l’obiettivo di orientare tutte le attività del comparto alla crescita del Paese”.

VERSO LA MINISTERIALE ESA

La prima sfida in vista andrà in scena tra meno di tre settimane. È “l’appuntamento dell’anno”, il consiglio ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in cui si deciderà il futuro dello Spazio del Vecchio continente, i programmi su cui investire (con un budget complessivo di almeno 12,5 miliardi per i prossimi tre anni) e il ruolo di ciascun Paese. “Sarà un’ulteriore occasione per valorizzare il comparto dello spazio che rappresenta un esempio di eccellenza per l’Italia”, ha detto Fraccaro, che in precedenti occasioni aveva spiegato l’esigenza di puntare su alcuni settori specifici, dall’osservazione della Terra (con il sistema Copernicus) ai lanciatori (con le evoluzioni del vettore Vega), passando per esplorazione e robotica. I lavori preparatori si fanno via via più intensi. La scorsa settimana Fraccaro ha incontrato il numero uno dell’Esa Jan Worner, fatto visita all’Asi con il presidente Saccoccia e all’Esrin di Frascati.

IL LIVELLO D’AMBIZIONE

Il livello d’ambizione è difatti elevato. “Grazie ai programmi spaziali nazionali, alle cooperazioni bilaterali e alla partecipazione ai progetti internazionali – ha notato oggi Fraccaro – l’Italia può disporre di servizi e prodotti che vengono impiegati dalle istituzioni per sostenere le politiche mirate allo sviluppo del sistema-Paese e al miglioramento della qualità della vita”. Per questo “è fondamentale sostenere la ricerca nel settore, promuovere l’utilizzo di servizi e applicazioni spaziali e rafforzare il nostro ruolo a livello internazionale”. Discende da ciò l’intenzione di dare “sempre di più priorità ai settori di eccellenza del nostro Paese, come l’osservazione della Terra e i sistemi di accesso allo spazio, e intendiamo partecipare con un ruolo di primo piano ai più importanti progetti internazionali, a partire dalla nuova missione lunare e dal progetto di esplorazione di Marte”.

I DOCUMENTI DI RIFERIMENTO

Proprio per questo, dopo gli Indirizzi di governo dello scorso marzo e la successiva Strategia di sicurezza, è arrivato oggi anche il nuovo documento strategico, più specifico rispetto agli altri due. Si tratta del Documento strategico di politica spaziale nazionale (dal complesso acronimo Dspsn), il quale definisce le linee prioritarie per la partecipazione alla ministeriale Esa. Inoltre, si legge in una nota di palazzo Chigi, è stata approvata la delibera che definisce le linee politiche per la cooperazione con la Cina relativamente alla Stazione spaziale cinese e la partecipazione italiana al programma lunare della Nasa: Artemis.

TRA CINA…

Lo scorso marzo, nell’ambito del discusso memorandum firmato da Giuseppe Conte e Xi Jinping, l’Asi siglava un protocollo d’intesa con l’omologa cinese (Cnsa) per il lancio di un secondo satellite per esplorare la possibilità di prevedere i terremoti dallo spazio (Cses-02). Già nel 2018, dal Comint era invece arrivato il via libera a valutare la partecipazione italiana alla nuova stazione spaziale cinese, la Tiangong-3, il cui lancio è previsto nel 2022. Sarebbe stata proprio la Cina a identificare la costruzione di un modulo abitativo da parte dell’industria italiana, la quale può vantare su questo l’esperienza acquisita sulla Stazione spaziale internazionale. La prospettiva è stata poi ribadita negli Indirizzi di governo, nei quali si legge che “è in trattazione da tempo una collaborazione nell’ambito della futura Stazione spaziale modulare cinese”.

… E STATI UNITI

Il tema resta delicato. Già in quel momento, l’allora commissario straordinario dell’Asi Piero Benvenuti notava che la collaborazione con i cinesi “è importante ma delicata, perché non vogliamo rovinare i rapporti con la Nasa”. Da Washington, aggiungeva, è già arrivata “la preoccupazione relativa a trasferimenti tecnologici a loro non graditi; e questo è il livello di attenzione che dovremmo mantenere”. Tanto più che le prospettive di salire a bordo del programma Artemis riguardano soprattutto le competenze italiane nel campo dei moduli abitativi, gli stessi che piacciono ai cinesi. A tal proposito, il primo passo ufficiale è arrivato un paio di settimane fa con la firma della dichiarazione di intenti tra Asi e Nasa, il primo passo per tornare con l’alleato d’oltreoceano sul nostro satellite naturale. L’intenzione diventa dunque concreta, con gli Stati Uniti che hanno già chiarito che la nuova corsa alla Luna si inserisce in una competizione che vede Cina (e Russia) quali competitor anche oltre l’atmosfera. L’Italia dovrà fare attenzione.

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