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Rousseau, Ilva, Alitalia. Pellegrini (M5S) spiega perché non si torna alle urne

“Ho votato no, e sono contento”. Marco Pellegrini, senatore del Movimento Cinque Stelle, risponde al telefono con tono serafico. Il suo partito è ancora scosso dal ceffone della piattaforma Rousseau, che ha appena sentenziato l’obbligo di presentarsi, con soli due mesi di campagna elettorale, alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Mentre Beppe Grillo incontra i vertici a Roma, Pellegrini, in viaggio verso la sua Puglia, calma le acque, e pensa al vero tagliando per il governo, l’Ilva. È lui uno dei parlamentari pugliesi “rigoristi” ad aver firmato l’emendamento Lezzi contro lo scudo penale, e non se ne pente: “Anche i pm ci hanno dato ragione”.

Pellegrini, prova di democrazia o schiaffo alla leadership?

La prima, senza dubbio.

Deve ammettere che in molti non volevano questo voto.

Non c’era una linea univoca. Io ho votato no, e con me tanti altri. Sono convinto si possa riorganizzare il Movimento e affrontare senza paura le regionali allo stesso tempo.

Il Movimento è diviso, Grillo è a Roma. Si può far finta di niente?

Nessuno di noi nasconde che questo è un momento di passaggio per il Movimento. In Umbria abbiamo preso un sonoro ceffone dagli elettori, che hanno bocciato un esperimento comunicandolo nel migliore dei modi: alle urne.

Bonaccini dice che è un regalo alle destre.

Se Bonaccini vuole vincere deve farlo con le proprie forze, non può sperare in un nostro regalo. Noi correremo per prendere il massimo.

Parliamo di Ilva. Conte è con Arcelor-Mittal a palazzo Chigi. Ci sono i presupposti per un negoziato?

Se Arcelor-Mittal verrà incontro al governo sì. Su alcune variabili esogene, come i dazi americani, si può trovare un compromesso. Non sulle scuse.

Come lo scudo penale che lei e i suoi colleghi nel Movimento avete proposto di togliere?

Certo, anche i pm di Milano lo hanno riconosciuto. Sfido chiunque a leggersi le carte, a cominciare dal contratto, e a trovare in quelle pagine un solo comma in cui sia scritto che Mittal ha facoltà di recedere nel caso in cui lo scudo sia abrogato.

E l’articolo 27 del contratto?

Attenzione, l’articolo 27 parla di facoltà di recesso in caso di una modifica del piano ambientale che renda impossibile l’attività industriale. Nel nostro emendamento il piano ambientale non viene toccato.

Un dirigente di Mittal ha denunciato l’assenza di materie prime.

È quello che abbiamo già denunciato noi. Fin dal giorno dopo il loro ingresso è stata data loro la possibilità di produrre e vendere, così come di ereditare il “pacchetto” di clienti. Da quel momento non hanno fatto attività, hanno smesso di fare manutenzione, mettendo a repentaglio la sicurezza degli impianti, diminuito l’acquisto di materie prime e interrotto il pagamento ai fornitori. Le opzioni sono due. O volevano andarsene entro qualche anno, oppure volevano danneggiare un concorrente per poi lasciare entro qualche mese.

Alitalia vede nero quanto Ilva. Con Delta c’è stato qualche passo avanti, ma rimane il nodo Atlantia, che non vuole entrare in una cordata con la minaccia del governo di toglierle le concessioni autostradali.

È ben strana la posizione di Atlantia. Se vuole entrare in Alitalia evidentemente ha visto un investimento profittevole nel medio-lungo periodo. Se invece vuole barattare questa partita con la vicenda del ponte Morandi sappia che troverà nel governo e nel Movimento Cinque Stelle un muro invalicabile.

Un’ultima battuta sulla manovra. È stata concepita per evitare l’aumento dell’Iva ma è piena di tasse. Saranno anche “micro”, ma aumentano ogni settimana…

Il Parlamento è sovrano, e ha presentato degli emendamenti per migliorarla. Detto questo, credo che il paragone non stia in piedi. La riduzione di Iva, cuneo fiscale, l’abolizione del ticket e il ritorno di Ace valgono insieme più di 26 miliardi di euro. Le cosiddette “microtasse” come quelle su zucchero, web, auto aziendali e sigarette elettroniche ammontano a meno di due miliardi. Il saldo positivo è di circa 25 miliardi, sfido qualsiasi altro governo a fare altrettanto.

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