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Ecco come Guaidó cerca di sfruttare in Venezuela la svolta boliviana

La svolta politica in Bolivia dopo le dimissioni del presidente Evo Morales – ora in esilio in Messico – ha fatto sorgere parallelismi con la lunga crisi del Venezuela.

Il presidente ad interim Juan Guaidó, riconosciuto a livello internazionale da una cinquantina di Paesi, ha subito incontrato rappresentanti della società civile e altri politici dell’opposizione venezuelana per mettere a punto la protesta organizzata per sabato 16 novembre, sfruttando la situazione della Bolivia per esemplificare a che cosa dovrebbe tendere anche il Venezuela.

Guaidó ha dichiarato che il più grande successo dell’opposizione venezuelana quest’anno è stata l’unione di tutti i settori e la voglia di scendere in piazza per resistere al regime di Nicolás Maduro: “Sento una brezza di libertà e di giustizia […] Aspettiamo allora che questi venti arrivino al nord con tutta la forza di libertà e democrazia […] La scelta prediletta del Libertador (Simón Bolívar, ndr) ha detto basta”, in riferimento alla pressione esercitata da venti giorni di proteste in Bolivia.

Il presidente dell’Assemblea Nazionale ha anche confermato di essersi sentito con il candidato presidente boliviano, Carlos Mesa, e l’ex presidente Jorge ‘Tuto’ Quiroga.

“Oggi la soluzione di cui ha bisogno il Venezuela passa da noi – ha dichiarato Guaidó – perché tutti dobbiamo esercitare il nostro diritto di protestare”. Il leader dell’opposizione ha convocato una protesta in diverse città del Venezuela e in altre città del mondo. “Non possiamo dire che in Bolivia c’è stato un colpo di Stato. Lì c’è un popolo chiedendo cose simili a quelle che chiede il Venezuela […] Le dimissioni di Evo Morales sono una lezione per noi”, ha aggiunto.

In Italia, a non condividere questo pensiero è il Movimento 5 Stelle. In una nota congiunta, i senatori pentastellati della Commissione Esteri hanno condannato con forza quello che considerano un colpo di Stato compiuto dall’opposizione di destra e dai militari in Bolivia: “Uno sviluppo inatteso, poiché il presidente Evo Morales aveva annunciato nuove elezioni per placare le proteste contro i brogli elettorali e scongiurare spargimenti di sangue. Ma soprattutto una svolta molto preoccupante per il particolare contesto boliviano, dove la contrapposizione politica ha un carattere profondamente razziale e classista”.

“Il nuovo leader emergente dell’opposizione, il Guaidó boliviano Luis Fernando Camacho – si legge nel comunicato del M5S – è un noto esponente dell’estrema destra razzista espressione della ricca élite bianca di Santa Cruz, visceralmente ostile al socialismo indigenista di Morales. Ci auguriamo che in Bolivia venga al più presto ristabilito l’ordine costituzionale con nuove elezioni trasparenti e rappresentative di tutte le forze politiche del Paese”.

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