“Attenzione: ci vogliono nervi saldi” e “il governo deve parlare con una voce sola”. Arriva di microfoni di Sky Tg24 il monito di Graziano Delrio, capogruppo alla Camera del Partito democratico ed ex ministro dei Trasporti sulle vicende riguardanti l’ex Ilva su cui, in queste settimane, il governo stenta a trovare una voce unica. Mentre, infatti, il Pd chiede nervi saldi per bocca di Delrio, da parte del Movimento 5 Stelle continuano le voci discordanti sulla possibile reintroduzione dello scudo penale, misura che avrebbe, secondo Mittal, portato alla decisione di rescindere il contratto per l’acciaieria.
Questa mattina il premier Giuseppe Conte ha incontrato i parlamentari pugliesi del Movimento 5 Stelle contrari allo scudo per cercare un compromesso all’interno della prima forza di maggioranza. L’incontro, però, pare non essere andato nella direzione auspicata. “È andato malissimo”, hanno riportato fonti di agenzia, secondo cui la pattuglia capeggiata dall’ex ministro Barbara Lezzi non ha ceduto sull’ipotesi di varare un decreto per introdurre uno scudo, magari in versione “soft”, che “tolga ogni alibi” ad Arcelor Mittal. Posizione che ribadisce quanto già detto dall’ex ministra per il Sud questa mattina su La Verità: “Non voterò nessuno scudo”, ha detto in una lunga conversazione con Luca Telese.
E la questione Ilva arriva anche a Bruxelles, portata dai 5 Stelle. “Germania e Polonia vogliono un fondo europeo per la transizione ecologica e la decarbonizzazione? Bene, questo fondo deve riguardare anche l’ex Ilva”, ha detto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Rosa D’Amato. “Il Just Transition Fund, che la nuova Commissione europea ha inserito fra le sue priorità, non deve riguardare solo il carbone ma anche l’acciaio. La Commissione europea non può voltarsi dall’altra parte dinanzi alla scelta di Arcelor Mittal di ritirarsi da Taranto. Quello dall’ex Ilva è un caso emblematico su cui, come Movimento 5 Stelle, misureremo il reale rispetto della nuova Commissione Von der Leyen delle sue promesse in tema ambientale. Il Green New Deal annunciato da Bruxelles non può non affrontare il tema dell’acciaio, settore che rappresenta il 24% delle emissioni globali”, aggiunge D’Amato. “La Commissione europea deve sostenere il governo italiano in un progetto che preveda la chiusura dell’area a caldo e il consolidamento delle lavorazioni a freddo. A Taranto si gioca una partita centrale per il futuro dell’Europa, una partita in cui dobbiamo dimostrare che una nuova economia, pulita e sostenibile sotto tutti i punti di vista, è possibile. Ecco perché Bruxelles non può voltarsi dall’altra parte”, conclude D’Amato.
Intanto Mittal sempre questa mattina ha depositato l’atto di citazione con cui ha richiesto il recesso del contratto di affitto dell’ex Ilva, che verrà affidato domani dal presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi, il procedimento a una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.
Si attende allora il consiglio dei ministri di giovedì 14 novembre, in cui i ministri sono stati invitati dal premier Conte a portare “proposte, progetti, soluzioni normative o misure specifiche, sui quali avviare, in quella sede, un primo scambio di idee” su cui basare il “Cantiere Taranto”, “all’interno del quale definire un piano strategico, che offra ristoro alla comunità ferita e che, per il rilancio del territorio, ponga in essere tutti gli strumenti utili per attrarre investimenti, favorire l’occupazione e avviare la riconversione ambientale”.