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Quel doppio errore che ha portato l’Ilva nel baratro. La versione di Lucaselli (FdI)

C’è un peccato originale a monte della vicenda Ilva. Qualcosa di profondamente sbagliato che ha provocato nel tempo, uno dei peggiori disastri industriali degli ultimi anni in Italia. Non è certo tenera l’analisi di Ylenja Lucaselli, deputata tarantina di Fratelli d’Italia, membro della commissione Bilancio quando le si chiede come è stato possibile arrivare a tutto questo.

Lucaselli, a Taranto si mette male e Conte non ha una soluzione, per ora. 

Facciamo un’operazione di verità storica. Forse ci aiuterebbe a capire come siamo arrivati a questo. Se capiamo gli errori del passato magari si impara qualcosina. Quanto Mittal si aggiudicò la gara per l’Ilva, io fui tra le prime e forse tra le uniche a dire che Mittal veniva in Italia per chiudere lo stabilimento, visto che era il suo primo competitor. E dunque o l’acciaeria andava subito bene oppure la chiudevano. E questo è stato un primo errore di valutazione.

Ce ne è un secondo? 

Sì, la questione dello scudo penale. Una norma che non fu fatta su misura per Mittal ma risalente al 2015 e dunque destinata a tutti gli acquirenti. E questa norma serviva ad evitare che i nuovi, chiunque essi fossero, non pagassero gli errori dei Riva. Quando ci fu il bando, nel 2017, partecipò anche Jindal che aveva come capofila la Cdp. Credo che la cosa più normale fosse dare l’Ilva a Jindal e Cdp, che avevano un ottimo piano industriale oltre a una buona offerta. E poi Cdp rappresentava lo Stato Italiano. Ma Calenda (all’epoca ministro dello Sviluppo, ndr) non era d’accordo e Di Maio quando arrivò mise in discussione l’aggiudicazione.

Dunque era meglio scegliere un altro acquirente? 

Esattamente. Con Mittal non tornavano tante cose ma nonostante tutto la gara è stata aggiudicata a loro. In quel contratto c’erano delle cose, per esempio il mantenimento dell’occupazione e la bonifica ambientale. Detto questo il punto è che quando Mittal ha preso l’Ilva c’era uno scudo che sollevava il gruppo da responsabilità pregresse. Ora questo non c’è più e sa cosa significa? Che è stato dato a Mittal un alibi mostruoso su cui loro hanno fatto leva. Ed ecco il risultato.

Allora è colpa del governo due volte. Sulla scelta dell’acquirente e sullo scudo…

Certo, perché al netto dei dubbi su Mittal ai tempi della gara, adesso con questo scudo fatto saltare è stato fornito al gruppo un assist pazzesco. E loro oggi, se ci fosse ancora quela norma-alibi, avrebbero dovuto risponderne dinnanzi all’autorità giudiziaria. E invece non lo faranno.

Va bene, ma ora che la frittata è fatta. Che si fa?

Senza una soluzione pagheremo l’acciaio il doppio, perché non ce lo produciamo più noi. Un grosso problema per tutte le altre aziende, che dovranno comprare acciaio, si ritroveranno sul groppone.

Soluzioni per il futuro però al momento non ce ne sono…

Ammesso che si faccia una nuova gara e che ci siano aziende interessate ci vorrà almeno un anno o forse più. Quindi penso proprio che nell’immediato l’Ilva passerà ai sindacati. Il problema è che lo Stato ora i soldi per entrare nell’Ilva e portare avanti le opere, non ce li ha. Quindi o tolgono il reddito di cittadinanza e mettono i soldi sull’Ilva che ricordo essere un impianto decadente e obsoleto, oppure non so da dove possano metterci i soldi, no davvero. Ci sarebbe una terza via, andare in Europa a chiedere i soldi per mettere a norma l’Ilva, che comunque è un problema europeo mica solo italiano. Intanto si mette a norma l’impianto e poi si fa una nuova gara.

Conte ieri è andato a Taranto…

Sì, e senza una soluzione. Come il manager che chiede aiuto alla segretaria.

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