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Ilva, suggerimenti per il nuovo piano industriale di Mittal. Firmato Clini

A quanto sembra, è stato finalmente avviato un dialogo “costruttivo”, come hanno messo in evidenza sia Conte sia Arcelor Mittal.

Il dialogo avrà un esito positivo se ci sarà convergenza sulle priorità e sugli obiettivi.

Se la priorità è la riqualificazione ambientale e produttiva di Ilva, assicurando la continuità della produzione e la competitività, è necessario garantire all’azienda condizioni “normali” per la gestione degli impianti, ovvero la protezione legale sia rispetto agli eventuali reati ambientali delle gestioni passate sia in relazione alle attività previste e necessarie per dare attuazione al piano di risanamento ambientale.

La protezione legale è la garanzia dello Stato a fronte della quale Arcelor Mittal deve garantire la realizzazione del piano industriale con due obiettivi principali:

  • livelli di produzione in grado di garantire competitività e occupazione;
  • introduzione di tecnologie innovative per migliorare nello stesso tempo la sicurezza dei lavoratori, la qualità dei prodotti e la protezione dell’ambiente.

La protezione legale deve essere necessariamente stabilita dal Parlamento con una norma chiara e non interpretabile, possibilmente sostenuta da una larga adesione in considerazione degli interessi nazionali in gioco.

Il piano industriale deve essere aperto all’introduzione di tecnologie innovative.

In particolare l’obiettivo della progressiva “decarbonizzazione” dovrebbe essere incluso nel piano industriale a partire dall’impiego di due soluzioni già sperimentate con successo nell’industria mondiale dell’acciaio, sia da Arcelor che da altri produttori:

  1. L’impiego progressivo delle plastiche come agente riducente in sostituzione del carbone, ovvero del coke: l’esperienza ormai decennale nell’accieria “green” di Voestapline mette in evidenza che l’impiego di 100mila tonnellate/anno  di coke comporta emissioni di CO2 pari a 288mila tonnellate mentre l’impiego di 100mila tonnellate di plastiche produce emissioni di CO2 per 48.900 tonnellate. L’impiego delle plastiche avrebbe anche l’effetto di “chiudere” il ciclo della plastica coerentemente con i criteri e i principi dell’economia circolare. Questa soluzione non richiede complesse trasformazioni impiantistiche, e potrebbe essere realizzata in tempi brevi senza costi aggiuntivi.
  1. L’utilizzazione progressiva del gas naturale in sostituzione del carbone, con la tecnologia del “preridotto”. Anche in questo caso i vantaggi ambientali sono rilevanti. Tuttavia i tempi per la trasformazione degli impianti sono più lunghi rispetto a quelli necessari per l’impiego della plastica, e dunque il piano industriale dovrebbe prevedere l’impiego progressivo del gas in tempi medi. Inoltre l’impiego del gas comporta un costo più elevato rispetto al carbone, e sarebbe pertanto necessaria una misura incentivante per la fornitura di gas a costi competitivi con il carbone. A questo fine l’intervento pubblico potrebbe assicurare la riduzione delle accise e contratti di fornitura di lungo periodo a prezzo stabile. Si tratta di una misura non assoggettata ai vincoli degli aiuti di Stato, perché rientra nella autonomia impositiva nazionale.

Inoltre, il piano industriale dovrebbe includere anche un progetto pilota, finanziabile da risorse pubbliche nazionali ed europee, per la sperimentazione dell’impiego dell’idrogeno, come già avviene in altri siti siderurgici europei.

Infine, mi permetto di ricordare che nel luglio del 2012, prima di rilasciare l’Autorizzazione Integrata Ambientale, avevamo individuato e finanziato – congiuntamente con la Regione Puglia – il piano degli interventi ambientali per il risanamento di Taranto convinti che la priorità delle priorità era la riqualificazione del territorio.

Credo che questa sia ancora oggi la priorità delle priorità, perché questo è il modo concreto per creare la necessaria convergenza e armonia tra industria e ambiente.

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