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La strada per Roma della sindacalista Daniela Piras

“Torno nella mia terra appena possibile. Qui mantengo tuttora gli affetti personali, le mie radici familiari, il ricordo dell’azione sindacale nella provincia del Sulcis Iglesiente, come le lotte per la difesa dei lavoratori del sito Alcoa. Ed è questo robusto retroterra che mi sostiene nell’impegno quotidiano in ambito nazionale”. Così ha esordito questa mattina a Cagliari, Daniela Piras, classe 1977, nata ad Iglesias, diploma di perito minerario, segretaria nazionale della Uiltec (il sindacato che rappresenta i lavoratori dei settori tessile, dell’energia e del chimico) aprendo la rassegna Argonauti dell’Altrove dedicata a I sardi nel mondo.

IL PROGRAMMA DELLA RASSEGNA

I sardi nel mondo. Oltre a lei, all’evento culturale hanno preso parte il costumista Alessandro Lai intervistato da Anna Trebbi, la designer Carolina Melis intervistata da Paolo Di Giannantonio, il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara intervistato da Nicoletta Cottone. Nel pomeriggio sul palco: il direttore del Padiglione Italia, Biennale Architettura 2020, Alessandro Melis a confronto con la succitata Trebbi, il regista Antonello Grimaldi con Enrica Anedda Endrich, il giornalista Mario Sechi con Maria Dolores Picciau, la curatrice dell’evento. La sindacalista Daniela Piras ha dialogato, invece, con Cristiano Ardau. La kermesse di “Argonauti dell’Altrove” è una vera e propria rassegna che si basa sul rapporto tra arti e società e su come questo risultato è rappresentato dai sardi nel mondo.

L’IMPEGNO NEL SULCIS IGLESIENTE

“All’età di vent’anni, tra studi universitari e lavori di ogni genere – ha raccontato Piras – ebbi l’opportunità di entrare a lavorare in fabbrica. Un sito che produceva estrusi in alluminio direttamente legato al gruppo Alcoa, ma ceduto in seguito a personaggi poco raccomandabili che in breve tempo fecero fallimento. Da delegata sindacale mi occupai proprio della procedura fallimentare e partecipai attivamente al presidio permanente che venne tenuto per più di sei mesi davanti ai cancelli della fabbrica. Era l’estate del 2014 e contemporaneamente entrai a far parte della struttura della Uilm territoriale del Sulcis Iglesiente. In pochi anni, durante i quali ebbi a che fare con tante vertenze del territorio, divenni prima segretario organizzativo, poi segretario generale dell’intera struttura sindacale dei metalmeccanici a livello provinciale Furono gli anni della terribile crisi che ci portarono al raggiungimento del poco ambito titolo di provincia più povera d’Italia Un polo industriale, quello di Portovesme, che poteva considerarsi un gioiello nello scenario Europeo, distrutto da una crisi alla quale la politica non è riuscita a rispondere in maniera adeguata”.

LE LOTTE SINDACALI

Fare sindacato in una fase così difficile ha significato essere al centro di lotte dure: “Le iniziative messe in campo sono state innumerevoli – ha raccontato – a partire dai blocchi stradali, le interruzioni dei treni, le invasioni in aeroporto, l’impedimento, stando in acqua, dell’attracco alle navi; le occupazioni degli assessorati, gli scontri con le forze dell’ordine, in una dei quali ho preso il volo per una pedate da parte di un poliziotto più nervoso del solito. Alcune di queste lotte sociali mi sono costate sei mesi di servizi sociali per interruzione di pubblico servizio. Tutto sommato una grande opportunità di fare del volontariato… Ma l’esperienza di lotta più importante, credo sia stata l’occupazione della torre della pece all’interno dello stabilimento Alcoa insieme ai due colleghi di Cgil e Cisl. Un’occupazione durata cinque giorni nella quale ho dovuto dare fondo a tutta la mia forza di volontà. Era marzo del 2015”.

LA STRADA PER ROMA

Infine, l’approdo nella Capitale in un grande sindacato nazionale: “Nel pieno di quel periodo burrascoso, Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec nazionale – ha proseguito la dirigente sindacale- mi ha proposto di andare a lavorare per il sindacato da lui guidato a Roma. Un’occasione irripetibile. Prima funzionaria e oggi segretaria nazionale di questa grande e importante categoria. In questo ruolo mi trovo a seguire settori come il comparto moda, composto da tessile e abbigliamento, calzature, pelli e cuoio, occhialeria; il settore della concia; quelli del vetro, lampade, ceramica; gomma plastica. Praticamente il manifatturiero italiano. Si tratta di un ‘azione sindacale che mi da la possibilità di conoscere le varie realtà del nostro paese cercando di dare un contributo per i lavoratori che mi onoro di rappresentare”.

L’INDUSTRIA DELL’ECONOMIA

Memoria e futuro si intrecciano: “Ho nostalgia per gli anni dell’impegno giovanili – ha concluso Piras – ma la percezione della crisi avvertita in Sardegna l’ho poi ritrovata in tante vicende aziendali che fanno difficoltà a trovare soluzione. L’economia italiana si regge sull’industria e sul manifatturiero in particolare. Se cede questa struttura portante per la crescita del Paese sarà difficile per l’Italia uscire dal guado e resistere alla concorrenza internazionale. Occorre investire in questi settori strategici facendo oculate scelte di politica industriale. Ecco, perché mi sento di appartenere ad una realtà sindacale che ha a cuore i lavoratori ed il destino delle imprese. Senza un posto dove poter lavorare non possono esserci diritti. Ci penso ogni mattina, quando mi alzo, prima di incontrare lavoratori ed imprenditori, persone che hanno un volto, una storia, una prospettiva sempre diversa l’una dall’altra. Credo che proprio in questo pensiero siano racchiusi il senso di libertà e giustizia di chi svolge un lavoro come il mio”.

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