Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Libia, regionali e manovra. I nodi del governo secondo Sereni (Pd)

“Se il governo fallisce c’è solo il voto”. È un appello accorato quello che Marina Sereni, viceministro agli Affari Esteri del Pd, lancia ai suoi colleghi della maggioranza al termine di un ottobre di stalli e non poche stilettate reciproche fra gli inquilini di palazzo Chigi. Complice la sconfitta in Umbria che, precisa la dem, non è però una lezione per la tenuta dell’alleanza a livello nazionale. Cinque Stelle avvisati: “Se non stiamo insieme non batteremo questa destra”.

Sereni, nessun rimorso sull’accordo per la Libia?

Abbiamo fatto una scelta pragmatica. Stracciare l’accordo avrebbe significato inviare alla Libia un messaggio di abbandono. Lasciarlo invariato sarebbe stato ugualmente un errore.

Perché?

Ciò che organizzazioni internazionali e media riportano da tempo sulle condizioni di vita nei campi libici è inaccettabile. Ai sensi dell’articolo 7 del memorandum, invitiamo invece le autorità libiche a sedersi a un tavolo per apportare alcune modifiche. Chiederemo una maggiore presenza di Onu, Oim, Unhcr, e rilanceremo la proposta dei corridoi umanitari.

Per il momento i corridoi umanitari sono rimasti alla fase sperimentale.

È vero, ma non dobbiamo dimenticare che anche il numero di persone trattenute nei campi libici è relativamente contenuto rispetto ai flussi. Durante la prima fase dell’intesa sono stati fatti molti rimpatri assistiti verso i Paesi di provenienza, ci sono strumenti come il Fondo per l’Africa che hanno funzionato bene.

Sarà, ma intanto la Commissione Ue ha chiarito: un piano europeo non esiste.

Credo che la portavoce commentasse le notizie di stampa. Noi non abbiamo mai parlato di hot-spot europei in Libia. Ciò detto l’Italia non può essere lasciata da sola. Senza la cooperazione degli altri Stati Ue non solo non riuscirà a occuparsi della crisi migratoria ma non sarà neanche in grado di vigilare sulla stabilizzazione e pacificazione del Paese.

Il caso libico non è l’unico a dividere la maggioranza. Il governo ha digerito la sconfitta umbra?

In Umbria abbiamo registrato una sconfitta cocente, anche se non del tutto inattesa. Credo che trarne conclusioni per l’assetto nazionale sia sbagliato. I fattori locali, come le vicende giudiziarie e un certo personalismo, hanno fatto la differenza.

Nessuna lezione per l’alleanza organica con i Cinque Stelle?

Mi sembra chiaro che dobbiamo prendere atto dei tempi. Le modalità dell’accordo in Umbria non hanno funzionato, i numeri lasciano pochi dubbi.

In Emilia ci riproverete?

Ripeto, sarebbe superficiale trarre dal caso umbro una lezione per tutte le altre regioni. Credo sia sbagliato calare il sipario sulle alleanze fra Pd e M5S. Se non uniamo le forze non possiamo costruire un’alternativa a una destra unita e aggressiva.

Zingaretti non ha usato mezzi termini: se si continua con gli ultimatum meglio il voto.

Concordo, se questo governo fallisce si torna alle urne. Sarebbe un peccato, perché stiamo lavorando per dare risposte ai problemi economici e sociali del Paese, creare un clima di fiducia fra pubblica amministrazione, imprese, comunità locali e famiglie. Per farlo dobbiamo evitare che qualsiasi dibattito interno alla coalizione si trasformi in una puntura di spillo. È giusto confrontarsi e fare sintesi, possibilmente nelle sedi opportune.

Italia Viva di Matteo Renzi ha detto che non farà sconti alla manovra. Faceva sul serio…

L’approccio di IV mi sembra molto poco costruttivo. Hanno approvato la manovra e poi sono andati a riferire alle agenzie che non è sufficiente. Un dejavu. Ho già vissuto questa esperienza con governi di centrosinistra ampi e litigiosi. Alcuni ministri uscivano dal Cdm e partecipavano alle manifestazioni contro il governo.

Quanto può andare avanti così?

Non so, sicuramente al nostro elettorato non piace. È un atteggiamento che logora il rapporto fra governo e Paese. Gli italiani chiedono fiducia, tranquillità, una classe dirigente che passi meno tempo a parlare e più a lavorare.

×

Iscriviti alla newsletter