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Quella volta che Trump ha fermato la Marina Usa per non far dispetto a Putin

Con il processo di impeachment contro Donald Trump formalmente avviato dalla Camera Usa (oggi comincia la fase pubblica), proseguono le audizioni nelle aule delle commissioni che si stanno occupando di portare avanti la messa in stato di accusa del presidente. I Democratici gli contestano di aver abusato del suo potere nel tentativo di scambiare favori politici a uso interno con affari internazionali. Qualcosa che minerebbe la strategia Usa. Trump viene accusato di aver chiesto al presidente ucraino di far indagare sul conto del suo più diretto rivale democratico, Joe Biden, passando dal foglio. Aspettando la risposta dell’ucraino, avrebbe bloccato l’assistenza militare nel Donbass (dove le truppe di Kiev combattono i separatisti aiutati dalla Russia: dal 2014, 13mila morti).

L’Ucraina, almeno come dimensione geografica, è anche protagonista di una delle notizie del momento, che esce dalla pubblicazione della trascrizione della testimonianza congressuale di Christopher Anderson, collaboratore dell’ex inviato speciale per l’Ucraina, Kurt Volker, dimessosi dall’incarico che Trump gli aveva affidato in contemporanea dell’uscita delle notizie sul do ut des offerto dal presidente americano a quello ucraino.

Anderson, secondo la trascrizione pubblicata l’altro ieri (ma la deposizione è avvenuta il 30 ottobre) dice che a gennaio è stato cancellato il passaggio di una nave da guerra americana nel Mar Nero dopo che Trump aveva mostrato alcune preoccupazioni all’allora consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton. Dopo aver visto un servizio della Cnn nel quale si diceva che la presenza di un cacciatorpediniere americano nel bacino d’influenza russa sarebbe stata un atto ostile, o meglio non gradito, per Vladimir Putin, Trump si era lamentato di certe attività militari.

“Ci siamo incontrati con l’ambasciatore Bolton e ne abbiamo discusso, e [lui ci] ha chiarito che il presidente lo aveva chiamato per lamentarsi del servizio [della Cnn]”, ha detto Anderson. “Non posso speculare sul perché, ma quell’operazione è stata annullata, ma poi siamo riusciti a ottenerne una seconda per più tardi a febbraio. E abbiamo fatto arrivare un cacciatorpediniere di Classe Arleigh-Burke a Odessa nel quinto anniversario dell’invasione della Crimea”.

Quello che dice Anderson trova un riscontro cronologico. A inizio dicembre 2018 in effetti la US Navy aveva annunciato che avrebbe subito iniziato attività di libera navigazione nel Mar Nero. Di queste Fonop (Freedom of navigation operation) era stata già avvisata la Turchia, che nella regione ha potere talassocratico controllando il Bosforo. Si tratta di attività che hanno un solo scopo: far segnare la presenza fisica statunitense in un quadrante specifico in modo da costituire deterrenza.

In quel caso avevano una ragione esatta, legata a un fatto di cronaca. A fine novembre 2018, il 25, alcune imbarcazioni russe con a bordo unità d’élite della Marina avevano abbordato, speronato, e sequestrato tre navi militari ucraine e l’intero equipaggio (24 membri). Tutto era avvenuto nel Mar d’Azov, strozzatura nordorientale del Mar Nero, zona che stava diventando (e in parte tutt’ora lo è) molto tesa. Un altro punto di sfogo della diatriba geopolitica-militare tra Mosca e Kiev, dove si segnava un’eccezione: i militari russi avevano operato alla luce del sole, non con le insegne coperte come hanno sempre fatto in Ucraina. Era praticamente un atto di guerra, controllato solo grazie a meccanismi internazionali.

Le attività nel Mar Nero, eccezione di quella pianificata per gennaio, in realtà poi sono continuate. Navi americane e alleate si muovono con regolarità in quel quadrante, oggetto anche di esercitazioni Nato in cui gli Usa sono chiaramente protagonisti con i partner (anche extra-alleanza) locali. L’informazione di Anderson, arrivata in uno dei tanti interrogatori sull’impeachment, è completamente off-topic dal caso specifico. Però aggiunge un altro spaccato allo scontro interno all’amministrazione americana.

Il tema Russia è un ottimo paradigma: alla Casa Bianca c’è un presidente che vorrebbe un avvicinamento; al Congresso, al Pentagono, al dipartimento di Stato, ci sono funzionari di vario livello che non si fidano ancora di Mosca e trattano i russi come rivali. Un ottimo esempio di come le visioni rivoluzionarie di Trump si scontrino con l’ortodossia degli apparati.

Se il caso impeachment monta – al di là della debolezza fiutata dai Democratici – è anche perché mettere in discussione per interessi personali una fornitura di armi all’Ucraina per combattere i filorussi del Donbass è considerata dagli apparati qualcosa di impossibile. E questo anche perché ci rientra direttamente la Russia, che supporta i ribelli ucraini. Trump ha una visione diversa sulla Russia, forse legata alla fascinazione che Putin esercita su di lui, forse a una strategia più ampia, con cui evitare troppo avvicinamento tra Russia e Cina.



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